Rimane un mistero capire come si pretenda non dico di convincere, non dico di appassionare, ma anche solo di interessare qualche cittadino italiano al nostro progetto politico continuando così.
Continuando a passare il nostro tempo a commentare gli abbracci, i baci, le chiacchiere del Transatlantico. Politicismo e vouyerismo allo stato puro.
Nel frattempo c’è un Paese che soffre, che non si riprende, con undici milioni di italiani che rischiano di dovere rinunciare definitivamente alle cure mediche. E una destra che torna a crescere perché ha radici profonde, anche popolari.
Propongo sommessamente di fare un po’ di chiarezza, partendo da dieci concetti che a me paiono talmente banali da essere – forse – di semplice buon senso.
- Tra noi e Renzi, tra noi e il renzismo si è scavato un solco. Non nell’iperuranio ma nella quotidianità dei gesti, delle parole, dei fatti. Non è vero che sono più le cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono. Rispetto a Renzi, sono di più, molte di più quelle che ci dividono. A partire da quella dirigente nazionale Pd che dice che bisogna aiutare le mamme italiane per “continuare la nostra razza”. A proposito di “aiutiamoli a casa loro” e aiutiamoci a casa nostra. Se il sistema elettorale – come è oggi e come sembra rimarrà – sarà proporzionale, ognuno per la propria strada. Ciò che serve non è la fotocopia sbiadita e piccola del Pd, ma una forza coraggiosa, pragmaticamente radicale, credibile. Non te la cavi con il Jobs Act 2.0 o con la Buona Scuola a metà. Metti un punto e vai a capo, interrogandoti sul significato delle esperienze di Sanders, Corbyn e tanti altri.
- Dell’ennesimo cartello elettorale della sinistra estrema o dell’ennesimo partitino del 3% nessuno sente la nostalgia e il bisogno. La sinistra che vive soltanto in funzione delle sconfitte degli altri è la malattia di questi ultimi dieci anni, non è la cura. Non si confonda radicalità con velleitarismo e coraggio con solipsismo. Quindi, l’obiettivo di questa sinistra autonoma da questo Pd e da Renzi è ricostruire – dal giorno dopo le elezioni – un campo di governo, di centro-sinistra, progressista che impedisca un governo delle destre e qualsiasi ipotesi di larghe intese Pd-Forza Italia. Un campo progressista completamente rinnovato, autocritico rispetto al passato, in discontinuità. Ma in cui la nostra cultura di governo si misura fino in fondo nelle scelte da compiere.
- Proprio per questo, il nostro rapporto con il governo Gentiloni è a pochi metri da un bivio. Senza un cambio di rotta importante nella legge di bilancio che contenga un piano di investimenti, che rilanci la dinamica occupazionale, la produzione e i consumi, noi dobbiamo staccare la spina, dividere le nostre responsabilità dalle loro. Dopo lo scandalo dei voucher e il rinvio dell’approvazione dello ius soli, non c’è altro tempo da perdere. Il nostro senso di responsabilità non può trasformarsi in corresponsabilità nei confronti di scelte che non abbiamo condiviso e che non condividiamo.
- Per queste ragioni (la prospettiva e la contingenza) non ha alcun senso né spingere per una legge elettorale che contempli le coalizioni, né chiedere a Renzi primarie per la leadership di una coalizione che non esiste e che non ci sono le condizioni programmatiche perché esista. Per queste ragioni, chi crede davvero (come Giuliano Pisapia e tutti noi) in un nuovo campo democratico e progressista in grado di battere le destre e i Cinque Stelle e di governare deve lavorare per rafforzare dentro il Pd l’opposizione a Renzi (chi sta nel Pd) e fuori dal Pd (chi non sta nel Pd) per costruire una sinistra sempre più forte, più competitiva e più radicata.
- Un nuovo centro-sinistra si costruisce domani solo se nasce oggi una sinistra forte. Abbandonare questo obiettivo per lavorare invece a un piccolo partito di centrosinistra simile al Pd, raccogliendo al suo interno alcuni dei protagonisti della politica di vent’anni fa o chi allora era in terza o quarta fila, sommando sigle sconosciute al novantacinque per cento dell’elettorato italiano, è non meno illogico che rifare la Sinistra l’Arcobaleno.
- Se l’obiettivo è impegnarsi a ricostruire la sinistra, lo si faccia sul serio, ma con l’umiltà che in questi anni ai gruppi dirigenti è mancata. La sinistra in Italia non è la somma di segretari, portavoce o coordinatori che si convocano in tavoli che talvolta, a furia di evocare fantasmi, si trasformano in sedute spiritiche. La sinistra esiste solo se è un processo democratico in cui il maggior numero possibile di militanti, simpatizzanti, elettori, cittadini partecipa e decide. Decide che cosa? Tutto. A partire da chi sono i dirigenti e da qual è il programma.
- Oggi a sinistra esistono tanti soggetti, mediamente piccoli e rissosi, con l’aggravante di qualche paradosso divertentissimo legato a doppie tessere e persino a dirigenti che dirigono contemporaneamente due movimenti. Tra questi soggetti esiste Articolo Uno, che oltre a essere il meno piccolo, il più radicato e il meglio strutturato, si colloca nella posizione di baricentro rispetto agli altri. Per questo ha una responsabilità in più: fungere da catalizzatore e da motore di un processo che coinvolga chi ci sta intorno. Perché se non facciamo questo e non lo facciamo fino in fondo, nasceranno a sinistra due progetti alternativi, uno in competizione con l’altro. Il primo subalterno a Renzi (ed è ciò a cui lavora non Giuliano Pisapia, che è persona straordinaria e soprattutto coerente, ma molti che intorno a lui lo tirano per la giacca per guadagnare terreno dentro il campetto delle relazioni tra i pezzi del nostro ceto politico) e il secondo inevitabilmente minoritario e votato alla testimonianza. E sarebbe la fine, un po’ per tutti.
- Siamo allora in condizione di fare, subito, un partito? Penso di no. Penso che si sia in grado di dare vita a una lista elettorale, a uno spazio politico, che vuole perdurare nel tempo, che si presenta alle elezioni, che può ottenere un risultato importante, utile al Paese prima che a noi stessi, e che poi, dopo le elezioni, può pensare a forme ulteriori di convergenza e di strutturazione.
- Ma un partito serve. Altro che conservatori contro innovatori, antiquari contro iper-moderni. Senza una forza politica democratica, popolare, radicata, strutturata in tutto il Paese la politica si riduce a comitato elettorale, a staff del capo (che quando il capo, mediamente non Enrico Berlinguer, cade in disgrazia trascina con sé nel burrone tutta la baracca). In nome del nuovismo abbiamo via via disarmato la nostra gente e sciolto ogni forza sociale, persino ogni legame all’interno del nostro popolo. Altro che video su youtube, altro che sondaggi on-line. Sezioni, sedi fisiche, luoghi di elaborazione, confronto e crescita. Studio e pedagogia collettiva.
- E un leader non serve? Serve, ovviamente. Ma non si può partire dal fondo. Si deve partire dai programmi e prima ancora dalla visione del mondo. Dal punto uno, insomma, non dal punto dieci. E tu, tu che hai letto sin qui, che magari non condividi quasi niente di quello che c’è scritto, perché non partecipi attivamente e dici la tua? Oppure ti accontenti che a decidere per te siano sempre i soliti?
Siamo tutti convinti che abbiamo diritto al lavoro al’istruzione alle cure mediche all’assistenza alla legalità a preservare il territorio….ma non sappiamo che prima di tutto si deve sradicare la mafia riciclaggio questo potere deleterio che blocca tutto! Meditiamo per far si che nei quartieri nelle citta nei posti di lavoro venga recepito il messaggio di unione contro qualsisai tipo di abuso! Diventando una famiglia a celo aperto ….utopia?
Cosa altro deve fare questo PD per smarcarsi definitivamente? Partire dalle povertà vecchie e nuove, dai bisogni e dai diritti. Programmi chiari e non ambigui come quelli che hanno ucciso l’Altra Europa. Il resto verrà da se.
Non capisco cosa deva fare ancora questo PD per dissociarsi definitivamente. Partire dai bisogni, dalle povertà vecchie e nuove, dai diritti. Programma chiaro (non come le posizioni ambigue che hanno ucciso l’Altra Europa, il resto verrà da se.
Ho 78 anni mi sono sempre interessato alla politica ma mai in modo attivo.
Mi decido a esprimere la mia opinione perché ho perso la speranza di un’evoluzione positiva della società, ma condivido i concetti dell’articolo.
Apprezzo finalmente lo sforzo di Pisapia di coalizzare le diverse forze di sinistra per affrontare i numerosi problemi contingenti in una prossima legislatura.
Però questo sia solo l’inizio, occorre poi coagularle nel condividere i principi fondamentali e irrinunciabili del pensiero di sinistra per arrivare ad un unico partito. Perché come è scritto al punto 9 occorrono sezioni, luogo fisico di confronto, crescita e, aggiungo, di controllo per garantire che all’interno del partito tutti ne condividano lo statuto ed evitare infiltrazioni e derive.
Vorrei poi ricordare che se un partito ha ambizioni di governo deve accettare che parte degli italiani abbiano principi diversi. La sinistra deve saper convincere non spaventare chi onestamente la pensa diversamente, come sapeva fare Berlinguer.
“Uguali diritti per tutti” non è inconciliabile con “valore al merito”.
Lotta all’evasione, tassazione più chiara, progressiva e uguale per tutti, e un limite alla ricchezza penso che siano principi che tutti gli onesti possano accettare.
sacccheggio del territorio
progresso che deve servire l’uomo e non interessi di parte
Stili di vita che vanno ripensati (il ns immaginario è stato colonizzato … ma non tutto …)
lavoro e capitali delocalizzati devono tornare (nelle calzature, nel tessile nell’alimentazione ecc- eravamo i primi)
L’elenco continua … ma ho dato la precedenza a questi 4 perchè sono citati nella Laudato sii di Papa Francesco
chi non l’ha ancora letta si affretti. Ritengo sia un valido contributo
Cari compagni, sono parecchio d’accordo con Oggionni, ma anche coi commenti di Mazzoni e Bellardini
In questo momento la Sinistra, in Italia ed in Europa, non esiste più. Si è persa nel bosco, come cappuccetto rosso, che cercava la nonna ed ha trovato il lupo, quando ha smesso di credere che si dovesse superare il capitalismo, la globalizzazione, la privatizzazione dell’economia, ma che invece bisognava “adattarsi”al nuovo che avanza. E non parlo di Renzi, parlo di Bersani, “il privatizzatore”, che ha spianato la strada alle varie Lanzillotta, ai vari Treu, Bassanini, alla distruzione delle tutele del lavoro, parlo di Dalema a cui interessa solo il proprio tornaconto ed ha salvato Berlusconi, parlo di quella vecchia mutanda di Pisapia che ha votato SI al referendum di Renzi che avrebbe trasformato il nostro Paese, assieme all’Italicum, nel Paese che volevano Licio Gelli e la CIA americana, ed ai vari Speranza & C. che hanno avvallato la politica renziana di distruzione di salari e diritti. Parlo anche di quei ritardati mentali dei partitucoli a sinistra, che sono solo capaci di insultarsi e litigare tra loro.
Invece che indignarsi per i 7 milioni all’anno di stipendio a Marchionne, ai 7 milioni di buonuscita a Cimoli, ai 9 milioni di buonuscita dell’AD delle F.S., ai mega stipendi dei manager – anche di Stato – hanno lasciato che si togliessero le ultime tutele al lavoro dipendente. Hanno assecondato centristi e destra che affermavano che la globalizzazione avrebbe reso più libero il consumatore, mentre ha ridotto in schiavitù il cittadino produttore e costringe lo stesso cittadino, consumatore, a comprare le schifezze che arrivano dalla Cina e dall’India perchè non ha i soldi per comprare roba di qualità italiana.
Dovrebbero fare autocritica, chiedere scusa e dire come e perchè hanno sbagliato, se vogliono rappresentare il popolo umiliato, impoverito, deriso. Altrimenti che si seppelliscano in un letamaio (sempre che i vermi non ne abbiano a ridire).
E intanto, qui, noi, non facciamo che parlare di persone, invece che di idee e programmi. Questi signori –
NON SONO COMPAGNI – hanno votato tutte le schifezze renziane dall’abolizione dell’art. 18, alla precarietà, ai voucher, e noi parliamo ancora se è possibile o no allearci con questo o con quello. E c’è chi se ne va da SEL e da PRC perchè vuole continuare ad accomodare il proprio grasso culo su una poltrona paragovernativa. A questa gente bisogna rovesciare in faccia o sull’auto blu – ma davvero, non per chiacchiera- il sacchetto dell’umido, meglio se di 3 giorni.
Non è un leader chi agisce senza confronto e non sa mediare x tenere unito il partito. Non mi interessano i politici puri che così facendo non cambiano niente ma sanno solo criticare. In realtà governare PREVEDE le mediazioni. Noi abbiamo 2 posizioni ambedue IRRESPONSABILI.
Sono sempre stata di sinistra,ma alle ultime regionali nel Veneto ho votato 5Stelle. Per essere alternativi a Renzi e a Berlusconi penso bisogna avere un programma chiaro e di pochi punti,ma che guardi lontano alla costruzione di un paese più giusto e equo,contro la corruzione e il clientelismo ancora molto presenti nel nostro tessuto sociale,con investimenti che partano dalle nostre risorse con piani di rispetto ambientale,controllando l’applicazione delle leggi che regolano il mondo del lavoro,sburocratizzando il sistema a tutti i livelli,abolendo e o rivedendo riforme recenti dannose : art.18,scuola(Gelmini e Buona Scuola),funzionamento della sanità,pensioni.Le forze di sinistra devono presentarsi con scelte coraggiose e radicali.
d’accordo, simone. specie sul punto 10. i programmi. speranza e pisapia non si incontrano. male forse. ma è peggio non proporre una legge per l’obbligo di pannelli solari su tutte le case da costruire e anche su tutte le vecchie in cui è possibile oppure rivedere l’età pensionabile secondo criteri umani o ancora rimodulare le tasse sul lavoro o trovare ogni possibile soluzione per proporre investimenti pubblici che facciano da traino a questa economia paludosa. programmi di sinistra, ma soprattutto indispensabili a salvarci da una prossima e brutta fine…
Io penso che il primo punto oggi più che mai debba essere la volontà di combattere seriamente la corruzione sulla quale oggi i partiti si fondano. Il primo obbiettivo di una sinistra vera dev’essere la lotta alla casta,alle lobby, agli amici degli amici, parenti e affini. Tanto per cominciare proponete di eliminare la prescrizione per i reati di corruzione. ,collusione e collegati. A seguire condannare per alto tradimento il politico che si è fatto corrompere. Sequestro dei beni ai familiari dei corrotti o dei manager che mandano in fallimento Aziende pubbliche senza una dimostrazione di reale titolo di provenienza/acquisizione. Ecco ragioniamo su questi punti se veramente vogliamo cambiare l’Italia.
Si, vero. Concordo. Il partito lo abbiamo. Che questo partito propagandi a chiare lettere il suo programma di governo per portare fuori il paese dal pantano . Programma che parli di: guerra agli strozzini (banche e finanzieri); sviluppo agro-alimentare; lavorare per il territorio; guerra alle caste; guerra alle liberalizzazioni; guerra alle lobby del cemento, del petrolio; guerra alle raccolte differenziate per tornare a Zero Rifiuti di plastica & Co.; ritorno a pensioni con 37 di contribuzione e 58 di età; ritorno al calcolo retributivo; reimpostare parametri di calcolo contributi per politici, affaristi, caste. Elucubrando suggestivi slogan, sulla base di tale programma, si incide su quella coscienza collettiva che oggi si lascia tentare dai vv. Salvini, m5s, Berlusconi e persino Renzi e suoi derivati. È ora che il solo partito che può chiamarsi di SX ovvero Rifondazione, s’esprima su tali temi d’interesse collettivo, con linguaggio semplice, elementare, diretto, tale da calamitare l’attenzione di coloro che pur volendo ciò, s’astengono dal voto e peggio, si lasciano incantare dai collaboratori. Poi può seguitare a proporre risoluzioni UMANE, pro immigrazione ed accoglienza.
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Il modo potrebbe essere di mettere in campo iun po di generosità e smetter di guardare al nostro ombelico …
Caro Simone , di questi tempi 10 idee sono anche troppe , il
tue è puro buonsenso ma non è di moda, mi spiace . Le persone vogliono lo scontro ed il sapore dell’adrenalina , comunque hai scritto tutte “cose di sinistra”, complimenti !’