Ci sono le analisi, le discussioni e i dibattiti infiniti, l’arzigogolare della logica intorno alle parole, alle formule e ai concetti.
E poi ci sono i sentimenti che connotano una comunità e un campo di valori e che muovono, motivano, giustificano scelte di vita.
Sui primi la sinistra è maestra nel dividersi, nel litigare, nel farsi la guerra. Rispetto ai secondi un popolo si riconosce, si riscopre unito.
La commozione di ciascuno di noi di fronte alla morte di don Andrea Gallo allude in qualche modo alla compassione verso una scelta di vita che sentiamo nostra, intimamente.
Una vita da combattente, dalla parte di chi soffre, di chi lotta, di chi non perde la speranza.
Partigiano nella Resistenza contro i nazifascisti, e poi militante rivoluzionario tra gli studenti e gli operai negli anni delle rivolte e delle conquiste. Insieme a noi a Genova nel 2001, mischiato tra le nostre tute bianche, insegnandoci ad osare, a non arrenderci, neppure dopo la morte di Carlo.
In tutte le lotte, sempre, ostinatamente dalla parte del torto. Come il suo Gesù Cristo, fratello di chi soffre, dalla parte degli ultimi, degli afflitti, degli emarginati. Con le prostitute, le sfruttate. Disobbediente ad una Chiesa troppo ricca e troppo bigotta, servitore di un’ideale di riscatto, di fraternità e di uguaglianza.
Non è un caso, non può essere un caso, che questo nostro popolo di sinistra, angosciato e sofferente, trovi in don Gallo un punto di riferimento vero. Quello che non trova più altrove, nelle sedi di partito, nelle interminabili discussioni intorno al nulla.
Le lacrime che versiamo oggi, tra rabbia e silenzio, non servono a molto. Ma ci fanno capire il senso profondo di una parola che don Gallo apprezzava molto: la parola “compagni”.
Quelli che condividono il pane, ovviamente il vino e – come diceva lui – osano la speranza.
Di fronte alla morte e alla passione di un prete comunista, eretico e disobbediente, questa eucaristia laica – per una volta – la riceviamo tutti.
Grazie, Simone, per questo che scrivi. Se ci sono ancora dei giovani che osano
sperare, allora forse non tutto è perduto in questo paese. Per chi è vecchio, e
aveva osato sperare ben altro, ora la speranza è un filo sottile che si annoda a
quello ben più robusto della rabbia, per restare in vita e al combattimento. Con
giovani come te, quel filo sottile si rafforza e fa pensare che forse questo paese
uscirà dal fango in cui si trova immerso.
Grazie ancora e un abbraccio
Nunzia Augeri
Nunzia carissima, grazie e scusami se leggo solo adesso questo tuo messaggio. Mi commuovi, spero di vederti presto: un abbraccio forte
Ho trovato questo blog su google, sto leggendo con gusto tutti i post che riesco… il blog e’ semplicemente fantastico, complimenti.
Onore eterno al compagno Andrea, fulgido esempio di cattocomunismo. Rimarrà per sempre nei nostri cuori per averci insegnato che essere comunisti non significa esibire un vuoto “status simbol” di nicchia, quanto piuttosto rompere gli schemi da qualsiasi posizione si parta, impegnarsi con tutto il proprio essere, agire con amore e non con odio anche quando si rischia in prima persona per cambiare lo stato attuale delle cose…
Che belle parole. Grazie Simone