intervento alla Direzione Nazionale del Prc – 29 marzo 2013
Ho ascoltato con molta attenzione la relazione del Segretario. Voglio dire con grande rispetto e anche con grande franchezza che mi è parsa del tutto inadeguata. Noi continuiamo a discutere tra noi come se non fosse successo nulla in queste settimane. Soprattutto, come se le colpe fossero sempre e soltanto degli altri.
Lo dimostra il fatto che il Segretario ha sostenuto, tra le altre cose, che la migliore soluzione a questa ingessatura parlamentare coinciderebbe esattamente con la nostra linea politica, e cioè con una ipotetica alleanza tra Pd e Movimento Cinque Stelle sui nostri punti programmatici. Non capisco perché, se avevamo così ragione, abbiamo preso il 2% dei voti.
Ma la nostra inadeguatezza e il carattere surreale di molte delle nostre argomentazioni si dimostra anche nelle bordate critiche che riserviamo a chiunque, anche nella relazione di Ferrero di quest’oggi. Si è detto che Bersani, Grillo, Monti e Alfano sono egualmente responsabili dello stesso pastrocchio, che Hollande è morto, che i socialisti europei non esistono.
Continuiamo a metterci sul pulpito a giudicare il mondo. Ma noi? Noi che fine abbiamo fatto?
Al posto che additare e criticare gli altri, dovremmo cominciare a riflettere sui nostri limiti, sulle nostre debolezze, su ciò che ormai – in radice – non funziona più.
Ferrero ha giustamente ricordato che in politica è fondamentale “fare pesare la propria forza” in relazione con il Paese, con la società, con gli altri soggetti politici e sociali.
Ecco, è proprio questo il punto: il momento della nostra forza politica è ormai praticamente nullo.
Siamo logorati, provati, sfiniti da anni di sconfitte, di errori, di autoreferenzialità, di settarismi.
E temo che la reazione alle sconfitte ripetute sia in queste settimane un ulteriore rinculo, una ulteriore chiusura a riccio. Se questa reazione è emotivamente comprensibile, sul piano politico è del tutto irrazionale. Ci si illude che mettendosi l’elmetto per difendere il fortino assediato si trovi una risposta positiva alla nostra crisi. Ma la crisi, così facendo, non la si supera, la si aggrava, generando tra l’altro ad ogni battaglia nuovi nemici e nuovi fantasmi.
Dobbiamo fare altro, radicalmente. Cambiare modo di ragionare. Dovremmo avere il coraggio di indicare e praticare una prospettiva nuova. Tentando, in primo luogo, di fare quello che abbiamo scritto e votato nel documento conclusivo dell’ultimo comitato politico nazionale: collocare la questione comunista, la nostra identità e la nostra azione dentro l’impresa di costruire una nuova soggettività unitaria della sinistra. Ma non per rivolgerci ancora una volta ai gruppi dirigenti dei micro-partiti sconfitti della sinistra, ma facendo finalmente un bagno di vera e umile immersione nella società, nei movimenti, nelle associazioni, tra i giovani e tra le intelligenze che animano in ogni territorio – con sofferenza ma anche con grande passione – un’idea di opposizione sociale credibile alle politiche del neoliberismo e dell’austerità.
Oltre a questo, dovremmo avere la capacità e l’intelligenza di ammettere a noi stessi che Rifondazione Comunista in quanto tale e il suo gruppo dirigente in quanto tale non hanno più la credibilità e l’autorevolezza per avanzare proposte, quand’anche fossero giuste, all’esterno e alle altre forze politiche e sociali. Abbiamo perso credibilità e autorevolezza.
Per questo la maggioranza della Segreteria non può continuare ad avanzare proposte che nessuno accoglierà, ma deve al contrario mettersi davvero e finalmente a disposizione di un processo costituente.
Invece rilevo che la maggioranza del gruppo dirigente si chiude a riccio, si auto-assolve; avvia una fase congressuale tutta interna di nove mesi (un tempo infinito, mentre il mondo fuori è in continua evoluzione e la crisi morde e fa male sulla carne viva di milioni di persone) e soprattutto – è questa la cosa più grave – arriva a teorizzare come strategica e normale l’irrilevanza delle istituzioni e come strategica e normale (anzi: feconda) la nostra collocazione extra-parlamentare ed extra-istituzionale.
Qui temo proprio che abbiamo perso la bussola. Non era questa l’intenzione e la vocazione con cui vent’anni fa un nucleo di compagne e compagni straordinari decise di avviare l’impresa della rifondazione comunista. Rifondare un soggetto comunista di massa, non dare vita ad un gruppo irrilevante e addirittura disinteressato al consenso e alla rappresentanza istituzionale.
Per questi motivi e molti altri temo che la strada intrapresa sia sbagliata e mi permetto di esprimere, con grande pacatezza, il mio disagio, la mia preoccupazione e il mio dissenso.
A questo punto, siamo di nuovo ad un bivio: chi vuole rilanciare la questione comunista, rilanciando la Rifondazione Comunista, quella vera, forse mai declinata sul serio…e chi vuole traghettare Rifondazione Comunista dentro un ennesimo contenitore, dove i comunisti potranno creare un’area piu’ o meno organizzata, di nicchia. Io sono per la prima ipotesi, Simone per la seconda: almeno, pero’, c’e’ chiarezza, non ci sono infingimenti…posizioni ben distinte che si devono confrontare, nella speranza che chi “perde”, pero’, non se ne vada…
Da dove iniziare?
C’e’ molta carne al fuoco e quindi si rischia di non seguire nemmeno un filo cronologico.
Quindi provo a fare qualche riflessioni .. domandando.
Iniziamo dal Prc
In che stato versa?Eh si’ perche’ partire da qui’ e’ importante.
Nel 2008,dopo la sconfitta(e il congresso con la sua scelta di andare avanti come Prc)si poteva affermare che il Prc c’era!
Nel senso che aveva ancora un suo radicamento sia “territoriale” che istituzionale.E questo bastava per potere dire(SINTETIZZO) “Beh partendo
dal fatto che dobbiamo comunque cambiare e migliorare,perche’ non farlo
comunque partendo da una specie di “usato sicuro” che e’ il
marchioPrc”?
Ma oggi non e’ il 2008 e il Prc e’ tracollato come iscritti,dai 70.000 iscritti del 2008 ai,forse,nemmeno piu’ di 30.000 del 2012.
A livello istituzionale siamo fuori,gravissimo!,dai consigli regionali di tutto il sud(compreso il Lazio)e al nord non si riesce nemmeno a presentarsi in Friuli(nel 2008 a dicembre ci furono le elezioni regionali in Abruzzo e Prc e Pdci si presentarono divisi ma comunque riuscirono ad eleggere,forse questo e’ il migliore esempio).
A livello comunale,forse piu’ importante dei cons. reg.,il Prc(o Fds)e’ messo anche peggio,nel quadriennio 2009-2012 tra comuni capoluogo e comuni sopra i 15.000 abitanti siamo fuori da piu’del 50% delle assemblee.(basta consulare l’archivio dell’uff. elettorale Prc).
Insomma il confronto con il 2008 e’ devastante per questo credo che chiunque proponga la stessa ricetta del 2008 sia totalmente fuoristrada.
Quindi cosa fare?
Oggionni in una risposta fa’ questo elenco di cose/proposte
a. sia totalmente rinnovata dal punto di vista dei gruppi dirigenti e delle realtà che si attivano.
b. che nasca non dal centro ma dai territori (associazioni, movimenti, gruppi, giovani, realtà di base);
c. che sappia unire tutto quel che c’è oggi in Italia a sinistra del Pd;
d. che abbia un principio di organizzazione interna completamente democratico (non leaderistico, non pattizio, non burocratico);
e. dentro cui viva in forme organizzate la questione comunista e il patrimonio politico ed ideale di Rifondazione comunista.
I punti piu’ importanti mi paiono il punto C e quello E.
Tutto quello che c’e’ a sinistra del PD?
A sinistra del Pd esistono Sel,Prc,Pdci,Idv,Ingroia,De Magistris,Pcl,Sin. Critica e Pcml e altri.
Siccome credo che con Idv non si voglia piu’ nulla a che fare cosi’ come
non si guarda con molto entusiamo ai progetti di “Azione Civile” di Ingroia o agli arancioni di De Magistris rimangono o Sel o Pcl.
Quindi lo sguardo e’ rivolto anche a SEL immagino?
Ma come sappiamo anche SEL ha un suo progetto visto che hanno sempre
ribadito che SEL era un seme.Ha come progetto quello di aderire al PSE e
parla spesso di costruire una sinistra popolare.
Io credo che SEL e la parte piu’ responsabile del Prc(non parlo solo dell’area di E.C. ma anche di tanti altri singoli)non avrebbero nessun problema a vivere(e bene) nello stesso partito.
Ma ci sarebbe un ostacolo,quello dell’adesione al PSE.
Ma puo’ questo,che per il 90% di chi diciamo di volere rappresentare e’ un dettaglio,l’ostacolo per una riunione?(vale anche dal punto di vista di SEL ribaltando la domanda)
Ma forse la risposta e’ nel punto E.
Oggionni parla di un soggetto in cui la questione comunista possa vivere.
Ed e’ questo secondo me il punto decisivo,se si riuscira’ a trovare un accordo su questo credo che ci siano tutte le possibilita’ di costruire un nuovo Partito di Sinistra con SEL,chi ci sara’ del Prc,credo che anche un po’ di sinistraPD possa essere interessata e la tanta sinistra diffusa.
Karletto, questa volta hai fatto centro! Colpito e affondato! Questa è la direzione…
“il mio disagio, la mia preoccupazione e il mio dissenso”…. sono anche
miei.
Simone, condivido totalmente il tuo intervento.
Maruzza Battaglia
Grazie Maruzza! a presto
E` inutile stare a cercare le ragioni delle nostre continue sconfitte.
Il vero problema e` quello che noi non sappiamno piu` chi siamo, quale la nostra
identita`, il nostro ideale, la prospettiva politica per il futuro dei nostri
giovani ecc…
Insomma, le continue invenzioni sulle alleanze, la vendita del pane, la
Rifondazione della Rifondazione ecc.. non hanno mai dato certezza al nostro
elettorato.
Inoltre la questione vera e` che i nostri dirigenti si vergognano di definirsi
comunisti, facendo finta di esserlo quando gli conviene.
Basta non se ne puo` piu`, congresso unico dei comunisti, oppure tutti a spasso.
Antonio Pisa San Cesareo
E Simone Oggionni sarebbe il nuovo? Ma se è solo il replicante di Claudio Grassi, che è sempre stato determinante all’interno del Prc (meno quando si è alleato coi trotskisti nel 2005)!!!!
E tu chi sei, pagliaccio? Il replicante di un fallito?
Mi spieghi il concetto di “replicante”? Anche per te ci saranno compagni con cui condividi molto e con cui hai una cultura politica molto affine.
Oggionni
Condivido.
Grazie Marco, come sempre in sintonia!
Complimenti Simone. Un abbraccio.
Grazie Vito, come ti scrivevo privatamente: sono molto contento di questa convergenza. un abbraccio, Simone
Chi di voi conosce una matta invasata che si chiama Laura Jurevic? è una cretina patentata, ma la cosa più divertente è che non se ne accorge! pensa di essere una dirigente mondiale del comunismo terzinternazionalista!
ieri ho letto un bellissimo intervento di Simone Oggionni al cpn di Rifondazione..vi ho letto rabbia, passione e buone intuizioni di un giovane comunista che viaggia su lunghezze d’onda molto diverse da chi ha fallito e non vuole sgombrare il campo..ma cos’altro deve succedere perchè vi sia un passo indietro di chi non è più adeguato?”
caro Gianki, servirebbe un po’ di quel buon senso e di quel senso del limite (il proprio) che invece scarseggia. un abbraccio, Simone
L’intervento di Simone Oggionni segretario dei Giovani Comunisti alla direzione del Prc di ieri mi fa credere che davvero stavolta si possa ripartire per una soggettività unitaria della sinistra, radicata nel campo progressista, con una visione di massa, che ponga al centro l’unità democratica, la questione del socialismo e la rappresentanza e partecipazione di lavoratori e lavoratrici, avanti compagni e compagne!
Ti ringrazio Antonino, è quello che dobbiamo costruire. Esattamente quello.
Sto seguendo la discussione politica del nostro partito e con profonda amarezza sto constatando che siamo alla solita la resa dei conti; una resa dei conti incentrata sulle responsabilità del gruppo dirigente come se quello sia il male dei mali. Non una parola sulla situazione interna al nostro partito, che come sai si trascina da anni facendo fatica a trovare una sua identità. Non una parola sui nostri tesserati: sul loro morale, sulla loro quantità e qualità, pochissimi quadri organici, collegamenti quasi a zero, collegamenti reali con le punte più avanzate del movimento operaio in maniera organica zero.
Noi siamo un piccolo partito. Un piccolo partito che dopo la scissione del 2008 in piena crisi neoliberista è entrato in uno stato di necessità che ci ha posto crudamente in maniera esasperata di fronte al dilemma : continuare o scomparire. (La discussione Vendola si Vendola no, si sviluppò in maniera manichea, nessuno o perlomeno in pochi hanno sottolineato il fatto che quella scissione è avvenuta nel momento in cui il neoliberismo ha iniziato l’attacco più profondo al mondo del lavoro.) E questo fattore invece a mio avviso avrebbe dovuto essere trattato in maniera più approfondita.
Abbiamo deciso di continuare, di resistere, ma abbiamo dovuto limitare la nostra attività, e far fronte al pessimismo, e alla frustrazione tra noi . Pessimismo frustrazione legato alla situazione generale del nostro paese, entrato in crisi; una crisi che come vediamo non è un fenomeno superficiale, e che ci vedeva impotenti di fronte a quell’avanzare in una spaventosa confusione di idee.
Avevamo pochissimi quadri, come tuttora, i collegamenti ridotti al minimo, e visibilità ridotta a zero, e una situazione interna in cui si discuteva molto ma si risolveva poco, per poi finire a discutere di nulla.
E’ in questa situazione che quello strumento di “estrema precisione” per esplorare il futuro, che ci serviva per prevedere gli avvenimenti è venuto a meno.
E noi cosa facciamo processi, formule, , arretramenti, che tristezza.
Bravo.
caro Giuliano, credimi che nessuno propone rese dei conti. Avrei dovute allora definirle così quando, sistematicamente e da tre anni a questa parte, ad ogni coordinamento nazionale della nostra organizzazione giovanile una parte (collegata ad alcuni influenti dirigenti del partito) chiedeva con qualsiasi motivazione e su qualsiasi tema le mie dimissioni? Mi hai mai visto sbraitare, urlare scomposto? Ho mandato giù, sapendo che ciò che si fa è oggetto del giudizio dei compagni.
Ora però mi sia consentito dissentire, e farlo insieme ad un numero importante di compagni (la rete è pubblica, il consenso è facilmente quantificabile da ciascuno). Ora: ora che siamo – come tu stesso riconosci – praticamente a zero. Per precisa responsabilità di un gruppo dirigente e in primis del suo segretario. E ora: ora che una forza praticamente a zero non serve a nessuno. Nessuno dei soggetti che vorremmo rappresentare. Ecco, io sono stanco di parlare soltanto a militanti o politici di professione. Voglio parlare alle persone vere, quelle che soffrono questa crisi e hanno BISOGNO di una Sinistra forte. Una sinistra che con tutta evidenza questo gruppo dirigente non è nemmeno lontanamente capace di immaginare (figuriamoci di costruire).
con rispetto
Simone Oggionni
Dopo aver perso su tutti i fronti. Dopo aver smarrito l’identità ed i simboli, finalmente, si scopre che la questione comunista è quella che darà speranza e futuro alle nuove generazioni… Alleluia! (visto che siamo a Pasqua) Vi invito di vedere le analisi di chi scriveva tempo fa in merito a questo sul sito http://www.iskrae.eu/?p=848, http://www.iskrae.eu/?p=1309 e molti altri su questo tema… Chiaroveggente? Non credo penso solo che abbia adottato l’analisi marxiana per arrivare ad avere ragione. Tutto lì!
Se ci fosse una sola incontrovertibile verità, caro compagno, sarebbe tutto più semplice. La sfida è tornare ad essere davvero comunisti in un contesto politico in cui tutti i nostri sforzi abbiano un senso, producano un effetto.
Mi sembra di tutta evidenza come non si possa andare subito ad un congresso straordinario, senza aver prima articolato una riflessione, che, partendo dai circoli, ci indichi il percorso. Lontano da me è ogni intendimento di voler accollare ad altri ogni responsabilità per i continui tracolli, tuttavia, ritengo che sia necessario un forte segnale di discontinuità nella conduzione del partito. A mio avviso, la necessaria riflessione dovrebbe essere preceduta da un passo coraggioso: il commissariamento dell’intera segreteria nazionale. Ritengo necessario, che tutti facciano un bagno di umiltà e si proceda alla necessaria ridiscussione della politica del nostro partito. Un punto focale riguarda la dovuta immersione nei movimenti e nelle varie realtà sociali, che, ritengo, debba essere fatta nel rispetto dei ruoli: i movimenti facciano i movimenti, i partiti facciano i partiti. I movimenti facciano emergere i bisogni e, successivamente, decidano a quale partito demandarne la soluzione. Non può avvenire il contrario. Abbiamo partecipato all’ultima consultazione elettorale in posizione defilata, anche avallando il convincimento generale della impresentabilità dei partiti, anche del nostro. È stato un errore, atteso che, ritengo, non tutti coloro che facessero riferimento ad un singolo movimento vicino a Rivoluzione Civile, la abbiano poi votata od invitato a votarla. Ciascun componente i singoli movimenti ha deciso di demandare la soluzione dei problemi sollevati al partito che più ritenesse in grado di poterlo fare. Ma è anche giusto chiedersi il perché i movimenti e, più in generale, gli italiani, non abbiano scelto il Movimento di Ingroia. Anche i movimenti sono figli di un determinato momento storico-politico. Rivoluzione Civile ha fallito per più ordini di motivi: 1) abbiamo basato la campagna elettorale sulla legalità, anche se problema importantissimo, trascurando di mettere in evidenza, con grande forza, la volontà di voler dare soluzione al principale problema della gente: il lavoro, problema indissolubilmente legato alla ridiscussione dei patti europei, fattore che abbiamo sempre più sollevato, nel corso della campagna elettorale, con sempre maggiore timidezza;ma abbiamo trascurato anche l’invito alla riflessione su quale partito fosse impresentabile e quale no, al fine di non fare dei partiti un sol fascio, bensì, a fare degli utili e dovuti distinguo; su questo punto siamo stati addirittura ondivaghi, anche per quelle pressioni, che spingevano, per determinare aperture verso il PD; 2) la visibiltà: il M5S, pur racchiudendo in se verticismo ed elementi di qualunquismo, è riuscito ad attrarre il dissenso, perché ha mostrato con forza e chiarezza di volersi opporre a questo sistema dei partiti, corrotto e legato ai poteri forti, mentre noi non siamo riusciti a veicolare l’idea, che pur essendo Rifondazione un partito, avesse le mani pulite ed appoggiasse un programma avente anche molti punti di convergenza con quello di Grillo; ci è mancata anche la visibilità; vero è che le risorse economiche fossero scarse, per essere presenti pesantemente mediante l’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa; però, mi domando perché non siamo neppure scesi nelle piazze con i nostri tradizionali mezzi di comunicazione, ovvero i comizi che costano poco ed il porta a porta? Abbiamo deciso, invece, di nasconderci dietro i movimenti, avallando il convincimento della impresentabilità anche di Rifondazione. È probabile una vicina nuova consultazione elettorale, non faremmo in tempo a fare un congresso straordinario. Ecco perché necessita commissariare la segreteria nazionale con un gruppo ristretto, che dia nuovo impulso al nostro partito, che operi, senza voglie di egemonie, per l’unità della gente di sinistra, in particolare dei comunisti, che, sulla base di un programma condiviso, si faccia coartefice di una campagna elettorale intensa e chiarificatrice, che risulti convincente relativamente alle nostre proposte. Inoltre vorrei che la base venisse ascoltata con più attenzione. È necessario che negli organismi non vengano ascoltati, da pochi compagni, solo gli interventi di pochi compagni. Qui voglio solo ricordare come da anni io stia proponendo, senza che nessuno mi prestasse ascolto, la modifica parziale dell’art. 67 della Costituzione. Grillo, invece, proponendola, ha fatto si che fosse un punto programmatico, capace di dare un notevole contributo al successo fatto registrare da questo movimento. Oggi Grillo ci ha regalato il Governo Monti, che, come ha sottolineato Napolitano, è in carica, anche perché non è stato mai sfiduciato(non che mi dispiacesse mandare a casa Monti, ma, viene da chiedersi perché siano state sciolte le camere). Dobbiamo rilanciare Rifondazione per agire nella prateria del dissenso, sottraendola all’egemonia del M5S.
Condivido molte cose, non tutte. Ma lo spirito è quello giusto, dal mio punto di vista!
Non sono mai stato un vostro elettore. Ho sempre votato per i Verdi, quindi alle ultime elezioni per la prima volta avrei dovuto darvi il voto, se non che, come tanti, ho preferito appoggiare il M5S, per ovvi motivi (ha saputo divenire il vero fattore agregante della protesta e della speranza di cambiamento). Eppure da sempre nutro un grande rispetto e simpatia per il vostro partito. Mi è dispiaciuto immensamente che non siate riusciti, nemmeno dopo questa consultazione, ad entrare in Parlamento. Condivido molte vostre opinioni e idee ma purtroppo di belle parole e ideali non si campa, soprattutto in questi anni. Secondo me dovete fare una scelta di fondo: o rimanere ciò che siete, accettando di rimanere una piccola voce di riferimento, un po’ come i radicali, anche se di tutt’altro spessore, sperando magari nel tempo di raggiungere il fatidico 4% e dire la vostra in Parlamento (cosa secondo me possibile), oppure snaturarvi e fare delle scelte in linea con l’attuale situazione italiana, rischiando di divenire una copia del M5S.
caro Claudio, mi interessa moltissimo il tuo punto di vista. Ma se ci fosse un soggetto politico di Sinistra capace di prendere il 10% di voti (e forse anche di più), coerente e capace di fare proposte concrete e serie, con grandi ideali e passioni alle spalle e facce nuove, giovani, proprio come quelli che incontri nelle lotte e nelle vertenze della tua città… tu non ti iscriveresti? Non lo voteresti? Simone
Ottimo intervento Simone! Dai voce al nostro dissenso, che è incontenibile.
Io sto con i giovani. Il partito ha bisogno urgente di un ricambio generazionale. Chi é segnato da un passato di sconfitte deve farsi da parte, a cominciare dal segretario nazionale, a cui va detto grazie per la generosità e l’impegno che ha profuso nei 5 anni che ha guidato il partito. Ora peró é tempo di cambiare. Nessun progetto credibile puó essere avanzato da chi si é rivelato incapace di praticare gli obiettivi che ci siamo dati. Non é solo il contesto politico particolarmente complesso ad aver affossato la Federazione della Sinistra. C’é stato un problema nel manico.
Condivido anch’io questo disagio. E sono d’accordo alla lettura dell’attuale situazione che si sta manifestando dentro quel che resta del nostro partito. Ma voglio fare un passo in avanti: che si fa? come si costruisce un nuovo soggetto comunista e/o di sinistra? Con chi? Con quali modalità?
Spero che sia questo l’argomento del tuo prossimo post, dove ogni singolo compagno possa fare la sua proposta (in realtà ciò avrebbe dovuto essere l’argomento del congresso, ma fra 9 mesi chissà in quanti avremo voglia di partecipare ad un dibattito ormai anacronistico)..
Gianluca Ricupati
caro Gianluca, in risposta a qualche altro commento ho iniziato ad avanzare proposte più concrete, ma penso anche che nel corso delle prossime settimane ciascuno – non solo io – debba spremersi le meningi per venire a capo della domanda delle domande, appunto, che è quella che tu poni.
Qui inizio a dirti che a mio avviso dovremmo lavorare su una proposta che:
a. sia totalmente rinnovata dal punto di vista dei gruppi dirigenti e delle realtà che si attivano;
b. che nasca non dal centro ma dai territori (associazioni, movimenti, gruppi, giovani, realtà di base);
c. che sappia unire tutto quel che c’è oggi in Italia a sinistra del Pd;
d. che abbia un principio di organizzazione interna completamente democratico (non leaderistico, non pattizio, non burocratico);
e. dentro cui viva in forme organizzate la questione comunista e il patrimonio politico ed ideale di Rifondazione comunista.
Sono solo alcuni spunti. un abbraccio e grazie per l’attenzione
Simone
Caro Simone, pur non da iscritto condivido tutto: fino all’ultima virgola!
Anzi, personalmente sarei stato anche più duro…
Dico questo perchè nelle analisi di Ferrero non ho trovato traccia alcuna del programma e della tensione ideale, storica e morale che dovrebbe avere una forza comunista.
Ripartiamo da lì, quindi: dal comunismo!
Anche a costo di passare per “identitari” o per manichei.
grazie Riccardo!
I volenterosi giovani desiderosi di intervenire nel processo di cambiamento della società devono trovare casa, le persone che utilizzano il cervello non devono arroccarsi in posizioni oltranziste e solitarie. Negli anni settanta erano giustificate le avanguardie in quanto esistevano le masse…ma ora? Il vento soffia ed è da stupidi mettersi contro vento ad attendere di essere travolti, cosa che è giá successa…siate il sale della terra ( antica citazione ) ed utilizzate la vostra intelligenza e la vostra passione per accelerare il cambiamento.
Grazie Lucio, hai scritto cose bellissime che terrò sempre presenti! un abbraccio, Simone
…. questi hanno la testa dura!
Ammiro la buona volontà dei compagni che cercano di fare qualcosa che possa servire nella costruzione di una nuova società.Ho letto tutti i commenti li ho trovati interessanti con credo un unico comune denominatore.Il tempo.Per fare tutto ciò che si propone occorre molto tempo ammesso che tutto si svolga in maniera decisa e concisa.Tempo a mio avviso che non abbiamo più a disposizione.Giustamente si cerca una via di dialogo e di concretezza politica per vie democratiche quando di democratico non è rimasto quasi nulla in questo paese.Credo abbiamo una visione un po miope di ciò che sta avvenendo non solo in Italia ma a livello internazionale.Ci sono due teorie a cui ispirarsi.Una è a livello globale cioè una politica gestita dall’alto e imposta ai vari paesi tra cui il nostro basata solo su interessi finanziari sottomettendo le popolazioni e a cui il nostro paese si ispira e che deve sottostare alle politiche europee dettate dalla Merkel attualmente rappresentante in un certo senso dell’ordine mondiale.L’altra è una contrapposizione a queste politiche che solo un partito di forte opposizione potrebbe incidere per un eventuale cambiamento.Non abbiamo una forte opposizione e nemmeno una opposizione per il cambiamento e ammesso che la avessimo le nostre forze sono e sarebbero ininfluenti rispetto alla forza e allo strapotere del nemico. Sarebbe come combattere una corazzata avendo una piccola barca a vela.Non credo in nessun cambiamento democratico.Credo che l’unica svolta possa essere una rivolta popolare che anche questa di difficile attuazione visto il grado di degrado dei cervelli italiani (vedi ultima manifestazioni organizzata da Berlusconi pochi giorni fa!).Quindi rimarrebbe solo una lotta armata che richiama vecchi scenari ma che dovrebbe avere caratteristiche diverse da quelle già vissute con obbiettivi ben mirati.So perfettamente che ciò che dico non sarà condiviso e so anche che qualcuno di voi potrà fami feroci critiche.Sono abituato ad ascoltare e parlare poco ma quando lo faccio non riesco a dire cose diverse da ciò che penso.Nonostante tutto e pur non credendo a nessuna forma risolutiva democratica il mio impegno per quel poco possa fare lo faccio.Lo ribadisco in maniera netta non credo ad una risoluzione democratica ciò nonostante fino alle scorse elezioni ho fatto volantinaggio mi sono impegnato per la propaganda elettorale. Partecipo a qualche manifestazione compatibilmente con le risorse economiche.Ho cominciato a manifestare nell’ontano 1974 e ancora non ho finito.E non credo finirò anche se come già detto non ci credo ma non ho alternative al momento.Ho scritto 3 anni fa un mio pensiero in merito alla situazione politica che nel frattempo si è aggravata e credo che all’interno di quel ragionamento ci siano degli spunti e delle cose che mancano e che sono a mio avviso di primaria importanza sempre per un cambiamento democratico.Chi è interessato posso inviarlo.Non è altro che esperienza di vita vissuta all’interno della fabbrica.Un saluto a pugno chiuso.
caro Alessandro, il tempo è quello che è ed hai completamente ragione. Ma la rivolta, quella che tu invochi, va organizzata e incanalata. Altrimenti diventa fine a se stessa. é quello che dobbiamo provare a fare tutti insieme! ps: sono molto interessato a quello che hai scritto e penso anche molti altri compagni che visitano questo blog. diffondi pure!!!
grande intervento! per noi è una liberazione
Non so che fine faremo, ma so con certezza che l’estremismo è mortale per Rifondazione comunista. Ferrero è la faccia di questa sconfitta. Cambiamo trovando altre facce e un’altra linea politica!
Complimenti, è questa la direzione giusta. L’unica da percorrere!
Caro Simone, bravo, un po’ di vita, a me dispiace che rifondazione finisca come sta finendo …spero che senza settarismi, come tu dici, si possa ripartire per ricostruire quella forza di massa per il cambiamento sociale, quindi prima di tutto contro i padroni e poi contro la casta, che manca in Italia. Se non vogliamo morire grillini diamoci da fare. Spero si possa farlo assieme…Giorgio Cremaschi
caro Giorgio,
il tuo messaggio mi fa felice, perché è il segno che questa nuova Sinistra che dobbiamo costruire può nascere davvero senza steccati. La tua condivisione e il tuo consenso sono per me molto importanti. Ti abbraccio, Simone
Simone ho letto ora il tuo intervento alla direzione nazionale… Sottoscrivo in pieno!
Caro Simone
Sarà che qui in Valle d’ Aosta la situazione è particolare, ma anche i movimenti che si sono espressi con forza, vincendo il 18 novembre un importante referendum contro il progetto di inceneritore, fanno una fatica diabolica ad esprimere “un’idea di opposizione sociale credibile alle politiche del neoliberismo e dell’austerità.” ed hanno come loro riferimenti politici le forze “progressiste” (PD, ALPE,) che accettano come ineluttabile l’ idea dell’ austerità. Oppure facciamo i conti con la “Decrescita Felice” che sogna l’ arcadia….
In compenso alle elezioni politiche quelli di Grillo,senza radicamento sociale, senza aver mai fatto un cazzo tranne qualche denuncia all’ Autorità Giudiziaria su scandaletti locali, aver quasi sabotato il movimento referendario (salvo metterci il cappello al comizio finale con Grillo) e alla via così hanno preso più del 20%. Di altri movimenti, non c’ è traccia….
Sapessi quanto mi piacerebbe avere dei movimenti da cui, con grande umiltà, imparare qualcosa. Francesco Lucat, segretario regionale Rifo
caro Francesco, e allora si impara dal nostro popolo, che con ogni evidenza non ci vuole più, non ci vota più, non ci riconosce più. Possibile che noi non si sia mai sbagliato nulla? Che la colpa sia sempre degli altri? Simone
Complimenti per l’intervento in direzione, bravo
E’ una buona analisi. Rifondazione è defunta da molti anni, non ha nulla da offrire alla società in termini di proposta politica. Tale incapacità si protrae dai tempi del governo Prodi. Manca però, ancora, l’iniziativa: creare una aggregazione politica nuova non sotto forma di partito: mancano tesi innovative e un leader (purtroppo viviamo in un epoca di personalizzazione)che incarni il progetto. A.L.B.A. ci è andata vicino ma non basta.
caro Roberto, condivido ad eccezione dell’appunto sul leader. Io penso che il gruppo dirigente (più che IL leader) si costruisca sul campo. Se facciamo l’errore di affidarci a qualche “personaggio” dal mio punto di vista perderemo un’altra volta. Guarda alla vicenda di Ingroia! a presto, S Oggionni
Compagno OGGIONNI,DISSENTO ANK’IO e sono pienamente d’ accordo con la tua analisi.
Ottimo Intervento..,
Il comunismo è la gioventù del mondo. La gioventù è il futuro del PdCI.
29 Marzo 2013 16:35 Comunisti oggi – In Italia
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di Nicolò Monti, PdCI Roma
fgci giovaniIn una strada di campagna c’è un vecchio contadino con i suoi due nipoti e un mulo, dall’altra parte della strada ci sono due spettatori. All’inizio il nonno fa salire i nipoti sul mulo, e lui continua a camminare, i due spettatori vedendo la scena esclamano: “Che menefreghisti quei giovani, loro pieni di forze sono sul mulo, e il vecchio lo fanno camminare”. Udendo quelle critiche il gruppo cambia: il nonno sale sul mulo e i nipoti vanno a piedi. Gli spettatori esclamano di nuovo indispettiti: “Che menefreghista il vecchio, si è appropriato del mulo e lascia a piedi i suoi nipoti, che gente!”. Udendo di nuovo quelle critiche sprezzanti il gruppo cambia di nuovo: tutti a piedi. Gli spettatori esclamano di nuovo irrisori: “Che stupidi, quei tre hanno un mulo e non lo usano!”.
Ecco, noi siamo quel nonno e quei nipoti che in base alle critiche degli spettatori cambiavano posizione continuamente.
La sconfitta che abbiamo avuto con Rivoluzione Civile ci ha dimostrato che in questi 5 anni abbiamo pensato troppo alla tattica senza avere una strategia precisa, lasciata in balia degli umori delle persone e di potenziali alleati elettorali. Proprio questa volatilità e questa incertezza perenne non ci ha permesso di essere credibili e forti, ritrovandoci ad un mese dalle elezioni con una lista fatta di fretta e senza un vero profilo autonomo e alternativo. Ed è proprio da questo che dobbiamo ripartire. Dal nostro congresso deve uscire fuori una profilo politico forte, preciso che ci permetta di posizionarci nel panorama politico italiano prescindendo dagli umori generali, ma senza mai dare spazio a inutili settarismi che portano solo ad un isolamento politico che non ci porta da nessuna parte, se non alla sparizione. Il dialogo ci deve essere, e va attuato con tutta la sinistra, partitica e non, ma partendo comunque da un nostro profilo. Senza esso saremo sempre in balia degli eventi.
Nessuna ambiguità, nessuna incertezza fatale. Certamente questo profilo deve essere riempito di contenuti, ed essi vanno ricercati nella nostra storia e nel nostro ideale, che in questi tempi bui del capitalismo stanno diventando sempre più forti nel resto del mondo, senza aver timore di proclamarli al paese. Cultura, scuola, sanità, lavoro, economia, diritti. Sono le nostre parole d’ordine da sempre, ma troppe volte le abbiamo dette sotto voce o con tanti “ma”, per non farci etichettare, o per non troncare dei timidi e sottili rapporti con forze politiche troppo distanti da noi. Riappropriarci con forza di queste tematiche è il primo passo per ricostruire il partito.
In questi anni abbiamo perso il contatto con i lavoratori, evidenziando in tanti passaggi storici di questi ultimi 5 anni una carenza totale nella comunicazione. Non ci siamo fatti capire. Abbiamo parlato una lingua che i cittadini non hanno compreso, un po’ per colpa dei media, ma soprattutto per colpa nostra. Ripensare il modo di comunicare deve essere una priorità di questo partito; prendere atto dell’indifferenza della stampa tradizionale e usare altre vie di diffusione del nostro pensiero e delle nostre proposte. Il web è una soluzione, ma non quella definitiva, perché rappresenta solo una fetta del paese, un mondo virtuale pieno di potenzialità ma assai colmo di pericoli. Per questo la via del web deve essere accompagnata da altro, e questo altro lo abbiamo già in casa nostra, e sono le nostre sezioni. Le attività delle sezioni, nei territori e nei luoghi di lavoro, vanno ripensate e rilanciate adeguandole a questi tempi, mantenendo la tradizione e l’utilità dei volantini e dei manifesti aggiungendo l’utilizzo dei mezzi tecnologici che ci permettono di pubblicizzare in tempo reale le nostre attività coinvolgendo una parte di cittadini altrimenti irraggiungibile. Questa pratica nuova e coinvolgente la dobbiamo utilizzare soprattutto nei luoghi di lavoro, dove siamo stati poco presenti a causa di tanti fattori, tra cui la mancanza di risorse. E proprio per la mancanza di risorse dobbiamo utilizzare al massimo quello che abbiamo e che possiamo usare. In vari territori questo sta già accadendo e ha portato in tanti casi buoni risultati, bisogna “solo” ampliarlo e renderlo automatico. Già con queste piccole rivoluzioni comunicative il partito darà un forte segno di rinnovamento.
Un partito comunista che si vuole rinnovare deve anche ripensare la sua organizzazione, il rapporto tra dirigenza e base e la democrazia interna. Una riorganizzazione c’è già stata nell’ultimo congresso, dove si è ripresa la forma partito che aveva il vecchio PCI, ma non si è risolta la questione della comunicazione tra dirigenza e base, sembrata malconcia e poco funzionante in questi ultimi anni. Se dirigenza e base sono distanti e non riescono a dialogare e rapportarsi si rischia di dividere il partito formando più partiti in un unico partito, danneggiando fortemente la forza e la credibilità di esso. Introdurre delle consultazioni tra gli iscritti, che hanno l’obbiettivo di sondare passo per passo l’umore e i bisogni della base può essere una soluzione che permette di assottigliare la distanza che c’è tra essa e la dirigenza. Le consultazioni naturalmente non devono sostituire la forma partito, non siamo grillini. La dirigenza deve mantenere il suo potere decisionale e le sue responsabilità.
Per fare tutto questo il partito nel suo congresso deve attuare una scelta radicale che porti alla formazione di una dirigenza totalmente nuova. La FGCI si è dimostrata fondamentale per le attività di questi anni, il vero motore di questo partito. Tantissimi sono i compagni giovani, under 30 che hanno dimostrato di avere enormi qualità politiche, e sono pronti per prendere in mano questo partito. Un comitato centrale formato in larghissima parte da questi giovani competenti e di qualità, che non hanno vissuto scissioni e rancori, sono la vera e unica possibilità che abbiamo per rilanciare la nostra idea di comunismo e riunificare al più presto i tanti (troppi) partiti comunisti che esistono in Italia.
L’entusiasmo e la qualità dei nostri giovani (di noi giovani) va però accompagnata e guidata dall’esperienza dei nostri compagni più grandi, che hanno vissuto il partito fin dall’inizio e sono gli unici che sanno proteggere la nostra inesperienza dalle trappole di questa politica.
Tutto questo, tutte le proposte, tutte le innovazioni non dovranno restare limitate e riguardare solo il PdCI. Questo nuovo progetto deve essere finalizzato alla nascita di un unico partito comunista, passo fondamentale per la rinascita del comunismo in Italia. Il PdCI deve essere il mezzo per riuscire nell’impresa, non il fine.
Se c’è una qualità che noi comunisti abbiamo più degli altri, essa è la tenacia. E tenaci come sempre ripartiremo e torneremo grandi. Avanti PdCI! Avanti compagni!
Caro Simone, ho letto il tuo intervento di ieri. Lo condivido in pieno e soprattutto spero che lo facciano in tanti dentro quello che è stato il mio partito per tanti anni.
Antonio
grazie Antonio!
Sono uno dei vent’anni fa e che ha anticipato dieci anni fa la situazione cancellando la sua iscrizione pacatamente e nel 2006 (dopo il vergognoso ed ignobile confronto televisivo bertinotti-berlusconi) ho ricevuto conferma della correttezza del mio dissenso.
Bene Oggionni, e moh? Grillo ha occupato tutto l’occupabile, forse anche troppo, ma è presto per valutarne l’entità e la significatività.
il problema è:che fare? 100 anni sono passati ma la domanda non ha ricevuto corretta risposta
caro Antonio,
ho provato ad abbozzare qualche risposta in altri commenti. Ma bisogna pensarci tutti insieme. C’è ormai un popolo (della sinistra e prima ancora comunista) senza più partito. E un popolo (i compagni nella mia generazione) che non l’ha mai avuto. Vogliamo provare ad organizzarlo?
Simone
…di tutto il ragionamento, giustamente critico verso l’a-politica della “dirigenza” di un partito che non esiste più, l’unica cosa che non si capisce è il perché porre al centro ancora una volta l’aspetto istituzionale, quando la lezione di anni di entrismo istituzionale e subalternità al PD sono all’origine dell’attuale sfascio/suicidio politico della sinistra che fu.
In fondo la deriva parlamentarista ed anche governista del PRC nata col bertinottismo non si è mai arrestata, evidenziando il miopismo di un ceto politico ormai desueto e privo di voce in capitolo, ed è proprio questo il punto: oggi dentro o fuori del parlamento questo ceto politico non ha più motivo di esistere! L’unico passaggio che avrebbe senso, ma ormai forse c’è poco di recuperabile in questo professionalismo strabico e miope ormai degenerato in cecità, sarebbe l’apertura di una stagione di lotte di massa, stare dentro e porsi come alfieri della mobilitazione e della sua autonomia.
L’obbiettivo politico della fase dovrebbe essere riportare la centro della scena politica la questione sociale, la guerra, la difesa dell’ambiente e la lotta alla repressione; aprire così contraddizioni anziché sognare di chiuderle al Pd-menoelle. Per altro verso favorire parimenti una chiarificazione prima di tutto sociale e di classe sul ruolo del 5* che, oggettivamente, è la principale novità politica degli utlimi trenta anni, stupidamente ed inutilmente demonizzata. Cogliere dunque da un lato la novità rilevante dell’ingresso di una componente dal basso nelle istituzioni e le contraddizioni che ciò apre nel palazzo, evidenziarne i limiti sociali e di classe ma cogliere pure gli aspetti programmatici positivi. Il movimento grillino ha rotto la cappa della governabilità e sparigliato gli equilibri politici che hanno permesso anni e anni di restaurazione imperialista, creando così una originale condizione. Oggi, oggettivamente, il quadro politico sociale è favorevole per lo sviluppo di una più grande mobilitazione di massa cosa che sola potrebbe ridare slancio sia alla costruzione di una sinistra nuova, sia ad un processo di aggregazione dei comunisti e dei soggeti rivoluzionari, sia infine evitare che questo movimento eterogeneo e contradditorio per natura vada invece a naufragare a destra.
Attardarsi invece nel piagnisteo istituzionalista, o post-istituzionalista poco cambia, non sarà altro che il triste, lento ma inesorabile proseguo del processo di logoramento-snaturamento in un nulla senza fine.
caro compagno,
hai ragione tu: non volevo “porre al centro” quel punto. Volevo solo fare notare come si sia prodotto in questi anni uno scivolamento culturale verso posizioni che non sono mai appartenute ai comunisti, men che meno a quelli italiani. Questa cosa mi impressiona e mi fa paura: il disinteresse verso il momento elettorale-istituzionale, come se la politica fosse soltanto questione sociale (accettando come normale il fatto che poi il conflitto non si traduce in consenso).
a presto
S.
Soprattutto vorrei dire, cari compagni, che se noi comunisti dovremmo essere quelli che vogliamo fare la rivoluzione e cambiare il mondo e ci deprimiamo così per delle elezioni delle gra rivoluzioni non le facciamo di sicuro, nemmeno quelle della coca cola.
La cosa più drammatica del periodo che stiamo vivendo è la mancanza di idee dalle quali costruire un progetto politico, penso che il gruppo dirigente almeno dovrebbe dirci dove pensano di andare e a fare che cosa. Anche in quello che tu scrivi Simone, ok il dissenso, ma le idee, i pensieri?????- sul congresso non lo so cosa sia giusto, di sicuro nel modo come siamo messi rischia di diventare una seduta psicoanalitica più che un confronto di idee. Pertanto se il tempo serve per mettere in campo la questione comunista con il suo progetto allora vale la pena avere un periodo di studio e riflessione, e quando abbiamo le idee chiare di cosa vogliamo fare allora si che possiamo confrontarci con chiunque e su quella base costruire l’unità dell’alternativa.
Esatto.
caro Mirco, mi conosci da tempo e sai quel che penso e scrivo da anni. Per ovvie ragioni non posso condensare il “che fare” in un intervento di 8 minuti alla direzione. Anzi, è strumentale imputarmi – per non averlo fatto – assenza di proposte alternative. Sono d’accordo che non è un dramma perdere una elezione. Perderne 4 in 5 anni, fragorosamente. Sì. Perdere il 70% degli iscritti in pochi anni, clamorosamente. Sì. E non fare un cazzo, anzi: arrabbiarsi con chi fa notare che o si cambia o si muore è da pazzi. Incoscienti.
un abbraccio
Simone
Noi ancora non ci rendiamo conto delle risorse che abbiamo in mano. Dobbiamo e possiamo costruire una forza della sinistra autonoma dal pd a grande, di massa, con una cristallinità finalmente egemonica. Basta inseguire le posizioni minoritarie, dobbiamo mettere la sinistra italiana nelle mani dei giovani e di chi ci crede. A partire da Simone Oggionni.
Oggionni segretario e basta, tutto il resto è noia. <3
Siamo alle comiche finali..
Avanti così ! Prendete in mano la situazione e portateci finalmente in un nuovo partito della sinistra guidato dai comunisti (giovani)…q ualcuno lo riferisca a Ferrero…. game over!
Condivido pienamente ! E spero che noi giovani riusciremo a cambiare questa linea suicida !!
E quindi? Abbiamo bisogo di un’altro congresso a tesi contrapposte che scinda l’atomo?
Ma quale congresso? Chi vuol farlo il congresso con questi matti? andiamo avanti per la nostra strada, ricostruiamo una sinistra degna di questo nome, con gente seria come Oggionni e tanti altri giovani e lasciamo quel che è rimasto di Rifondazione a quei morti viventi
Scusa?
E questo da dove esce? Oggionni è in Rifondazione da anni, ha quasi 30 anni di suo.
Che si presenti a segretario o si dimetta, insomma, faccia qualcosa. Altro che traghettare…
Yuri, dimettermi da cosa? Io ancora non riesco a capire, dopo anni che scrivi bordate e prese per i fondelli verso ogni cosa che non condividi, come ti chiami e cosa fai nella vita. E dovrei ascoltarti e darti credito? Come vedi provo a interloquire con tutti, a trovare del buono in tutte le osservazioni che mi si fanno, provo a riflettere e a migliorare ogni giorno. Ma da commenti come il tuo uno cosa deve ricavare?
Simone Oggionni