Finalmente siamo in campo. Antonio Ingroia, uomo autorevole e con la schiena dritta, che in questi anni e negli ultimi mesi ha avuto il coraggio di assumersi la responsabilità di battaglie importanti e difficili, è il nostro candidato premier.
Le sue battaglie per la legalità costituzionale, per la democrazia, contro le mafie e contro gli intrecci perversi tra queste e la politica, tra queste e lo Stato sono le nostre battaglie. Quelle della parte migliore del Paese, delle sue forze vive e dinamiche. I dieci punti programmatici che sorreggono la candidatura di Ingroia e la lista Rivoluzione Civile sono la base di una proposta di governo alternativo del Paese. Incompatibile con il berlusconismo e con il montismo, alternativa alle alleanze che – direttamente o indirettamente – propongono una continuità con i disastri delle politiche degli ultimi vent’anni, in sintonia con le lotte sociali e civili di chi resiste.
In particolare sono due, tra i tanti, i motivi che ci spingono a credere che sia possibile, con Ingroia, aprire il libro dei sogni.
Il primo è che con questo percorso si realizza una parte importante del progetto messo in campo da molti di noi con la campagna referendaria in difesa del lavoro: un progetto unitario della sinistra italiana che mira a ricostruire per il presente e il futuro del Paese una rappresentanza unitaria del mondo del lavoro, dei movimenti, della società civile progressista, esattamente ciò che è mancato – drammaticamente – in questi anni.
Per noi il lavoro è il mondo dell’economia reale, il lavoro dipendente, subordinato e parasubordinato, nonché quelle piccole realtà autonome strangolate dalle tasse, dalle mafie e dall’assenza di politiche industriali lungimiranti che pongano finalmente il tema fondamentale di cosa, come e per chi produrre.
Anche per questo serve molto coraggio e lavorare per gettare le basi affinché questo progetto si strutturi, rafforzi progressivamente, anche dopo le elezioni, il suo corpo e la sua anima.
Il secondo motivo è che vediamo in questa nuova aggregazione uno strumento straordinario di rinnovamento e di cambiamento nella sinistra italiana, che tenga uniti diritti sociali e civili, equità, lavoro, laicità. Sul piano delle forme organizzative e dei linguaggi e anche sul piano generazionale.
La nostra generazione vive il peggiore dei paradossi: subisce sulla propria pelle il massimo della sofferenza e della precarietà e al contempo esprime il massimo della distanza dalla partecipazione e dalla lotta politica. Qui si colloca quella che in molti chiamano passività ed anti-politica. Ma è un paradosso apparente perché a produrre sofferenza e precarietà è proprio questa politica prodotta da queste classi dirigenti. Si tratta di mettere in campo un’altra politica, una nuova politica, una politica nuova, fatta per le nuove generazioni dalle nuove generazioni.
Una politica che ponga al centro l’obiettivo della piena e buona occupazione – innanzitutto giovanile – e l’esigibilità di forme di salario e reddito garantito nell’ambito di un altro modello di sviluppo, sostenibile e democratico, basato sulla riconversione ecologica del sistema economico. Crediamo fermamente in un’economia verde ed ecosostenibile, capace di ridare dignità alla ricerca pubblica, fondata sulla salvaguardia del territorio, sulla valorizzazione dell’agricoltura di qualità, sull’aumento della quantità e della qualità del trasporto pubblico, su di una politica per l’abitazione non invasiva dal punto di vista dell’impatto ambientale.
Questi impegni programmatici non devono poggiare – come altrove si è fatto in questi anni – sull’affidamento al leader carismatico, alla figura salvifica che risolve con la propria presenza i limiti e i problemi del corpo collettivo. Si tratta di investire in un progetto di cui tutti noi dobbiamo – con le nostre storie e soprattutto con il nostro sguardo rivolto al futuro – farci soggetto protagonista e determinante.
Come ci hanno insegnato le pagine più belle della nostra Storia, come ci ha insegnato Peppino Impastato e tutti coloro che hanno saputo unire l’impegno militante per la legalità e la democrazia con l’impegno intransigente per la giustizia e l’eguaglianza. Giovani dalla parte del cambiamento. Per una vera rivoluzione civile.
prime adesioni:
Veronica Albertini
Claudia Bellano
Danilo Borrelli
Irene Bregola
Alfonso Cetera
Rosario Coco
Alessia Colantoni
Rocco Di Filippo
Marco Gaudini
Giuliano Girlando
Francesco d’Agresta
Roberto Foderà
Manuela Grano
Matteo Iannitti
Alessandro Lombardi
Massimiliano Mazzola
Simone Oggionni
Claudia Nigro
Luciano Pisanello
Matteo Pucciarelli
Elisa Scarano
Marco Severa
Emanuele Toscano
Nicola Pissas
Luciano Pisanello
Pasquale Videtta
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per aderire scrivi a [email protected]
Ci siamo, non sono un giovane Comunista, ma ci sono da quando è nata e prima ero con il Partito di Peppino Impastato, non so se Ingroia apre il libro dei nostri sogni ma sicuramente ci apre la possibilità di sognare, E’ vero ci sono tante contraddizioni in Rivoluzione Civile ma chi è Comunista perchè vuole cambiare lo stato delle cose presenti, deve esserne consapevole e non farne una retorica pseudopolitica. Dobbiamo essere consapevoli che veniamo da una frammentazione dilaniante che non ha risparmiato neppure i comunisti, solo Rifondazione ha partorito 4 partiti comunisti ed altre 3 formazioni di sinistra. Questo significa che i processi storici hanno i loro tempi e sono lunghi. Io penso che dobbiamo divulgare e valorizzare i punti del programma, il lavoro, la dignità del lavoro ( ma dobbiamo anche dire quale lavoro per il fututro, cosa, come e per chi produrrre), la pace la guerra infinita che la dittatura del libero mercato ha messo in atto dopo la caduta del muro di Berlino, deve essere uno dei capisaldi del nostro agire politico, i beni comuni, il welfare, la libertà, questi stanno mettendo in galera due generazioni con leggi aberranti, legge Maroni, Bossi Fini, Turco Napolitano, Giovanardi etc..), il sistema democratico liberale ormai è obsoleto, e c’è un paradosso la classe politica più inetta, immorale e delinquente ha promulgato le leggi più liberticide e fasciste, in nome della libertà. L’Uguaglianza, la solidarietà, i beni comuni, e dobbiamo raccontare alla gente quale mondo vogliamo nel futuro, non possiamo continuare a dire slogan senza coniugare qualche prospettiva, basta solo un abbozzo.
Ieri è morto Prospero Gallinari, un compagno che ha sbagliato e che io non ho mai condiviso quelle scelte, ma va ricordato come un compagno che ha avuto il coraggio di combattere contro quel tanto fascismo che ancora oggi alberga, insieme alla mafia, nelle istituzioni e nei poteri fortoi dello Stato. Pertanto cordoglio e onore al compagno Gallinari. Mi diceva sempre la mia generazione è finita in galera con la lotta armata, morta L’AIDS o finita nella droga, oggi sono le leggi dello stato che li mette in galera.
Avanti con la Rivoluzione civile
di Claudio Seda
Restituire la politica al servizio del bene comune, da qui bisogna ripartire.
In un momento di crisi della società e della politica c’è bisogno di un decisivo rinnovamento che riporti la politica ad essere servizio al bene comune con la sobrietà e lo spirito di sacrificio che questo richiede.
La gran parte dei cittadini sente distante il dibattito politico, non concentrato sui problemi reali delle famiglie quali: lavoro,casa, giovani, istruzione, sanità, anziani e sociale.
Gran parte del popolo adesso per ovvie ragioni, è palesemente contrario al governo Monti, contro i tecnici e il loro operato.
Un governo non eletto democraticamente dai cittadini non può rispecchiare il volere popolare è non può nascere da interessi bancari e strettamente economici.
Ma dov’erano i partiti in questi mesi, dov’erano i segretari A,B,C della Politica? Perché nessun schieramento politico ha espresso con forza l’esigenza di andare ad elezioni democratiche e prendere le redini del Paese.
Nessuno voleva prendersi la responsabilità di guidare il Paese, nessuno ha avuto il coraggio di voler cambiare le cose.
Come si può aver fiducia in questa classe politica antiquata ed opportunista.
Questi mesi di governo tecnico hanno fatto comodo a tutti, perché con il tempo gli schieramenti hanno potuto stringere le loro alleanze.
L’aumento delle tasse, dell’iva, del costo della vita, i mancati tagli ai privilegi, alle provincie, hanno avuto il via libera da tutto il mondo politico ma soprattutto i partiti hanno lasciato che la colpa andasse dritta al governo Monti, prima appoggiandolo palesemente, ora che l’ombra delle elezioni si avvicina remano tutti contro.
La situazione politica nazionale è caratterizzata da un alto livello d’instabilità,causata dalla profonda crisi economica,morale e politica in cui il paese sta vivendo.
La crisi economica non ha trovato risposta nei numerosi provvedimenti economici tanto decantati dal governo Monti. Questi provvedimenti non toccano né i grandi capitali e né le rendite finanziarie, i tagli agli sprechi risultano ancora non adeguati; queste manovre così come sono state concepite, scaricano il peso della crisi sui ceti medi e sui lavoratori.
Una crisi morale profonda, provocata da quella cultura berlusconiana che in questi anni ha imperversato e impoverito il tessuto civile dell’Italia.
E’ necessario che le forze politiche e sociali che si riconoscono nei valori della legalità e dello sviluppo diano il via ad una nuova stagione politica per dare credibilità alle istituzioni e riconquistare la fiducia dei cittadini.
La situazione politica nella quale ci troviamo necessita di un grande senso di responsabilità.
Una crisi politica, accentuata in questi ultimi anni, da un modo spesso poco democratico di fare politica.
In un paese democratico, con un governo capace di affrontare le problematiche dei cittadini, la parola “riforma” acquista un significato di sviluppo e di investimento, in Italia quando si tratta di riformare si parla di tagli e di riduzioni.
Ci troviamo in un Paese con un’allarmante pressione fiscale,un Paese privo di sviluppo economico e sociale.
In questo scenario il governo tecnico con l’appoggio delle camere,decide di tagliare i finanziamenti gli incentivi e le opere di risanamento per la pubblica istruzione e la ricerca.
In nessun altro Paese Europeo sono messe in ginocchio le istituzioni che dovrebbero creare sviluppo e impresa che dovrebbero diffondere sapere e cultura.
La lotta contro la precarietà e gli incidenti sul lavoro non deve perdere la sua incisività, e’ il momento di ridare la centralità al problema del lavoro, l’attuale governo pensa prima alla ripresa e poi al lavoro,bisognerebbe invece creare la ripresa con il lavoro.
Nel nostro Paese il lavoro viene tassato con criteri sproporzionati,abbiamo il tasso di occupazione delle donne al momento il più basso in Europa, giovani che lavorano con iniqui contratti Co. Co. Co,Co.Co. Pro o a partita iva pur trovandosi in una evidente condizione di lavoro dipendente.
È una vera e propria anomalia così come i costi dei contributi che il datore di lavoro deve versare nel nostro Paese, sono nettamente più alti rispetto a quelli che si versano negli altri Paesi europei.
E ‘grave e preoccupante l’attacco costante e incessante contro la magistratura.
La legge non si fa ad Arcore, ma va applicata secondo i principi della costituzione;delegittimare una istituzione cosi importante per il Paese, mina seriamente all’integrità democratica dello stato.
In un Paese civile e democratico ci si assume le proprie responsabilità è soprattutto si accettano le conseguenze giuridiche nel pieno rispetto delle regole e par la tutela dei principi democratici.
Il manifesto presentato da Antonio Ingroia, presenta proposte validi e condivisibili. Non più una politica basata sugli interessi e sul clientelismo, ma una politica al servizio del cittadino e del bene comune.
La democrazia nei luoghi di lavoro, una nuova politica anti mafia, uno sviluppo economico che rispetti l’ambiente, una scuola pubblica che valorizzi gli insegnanti e gli studenti, una pratica comune sulla questione morale, uno Stato Laico che assuma i diritti della persona.
Cambiare si può! Bisogna avere il coraggio di rivoluzionare l’intero logoro sistema, pensare al bene comune e perseguire l’obiettivo di avvicinare i cittadini alle istituzioni che devono lavorare in modo onesto e trasparente. Dando il buon esempio si può cambiare il volto del nostro Paese, restituendo la fiducia all’elettorato è il rispetto che la politica svolta con passione, ideali e concretezza, merita.
IO CI STO! “
Ricevo e volentieri pubblico:
Cari Compagni, Care Compagne
Con la presente mail intendo sottoscrivere l’appello NOI CI STIAMO! lanciato
dai “Giovani per la Rivoluzione Civile”.
Credo che in questo momento storico per costruire l’Alternativa sia necessario
ripartire da due paradigmi fondamentali: i diritti del lavoro e la legalità. E’
infatti impossibile pensare una via di uscita dalla crisi senza una radicale
inversione di tendenza rispetto alle politiche economiche attuate ormai da
oltre vent’anni e che hanno portato allo smantellamento progressivo della
civiltà europea del lavoro: e’ evidente che in tutta europa i governi, che
sempre più agiscono da proconsolati della BCE, hanno progressivamente
ridimensionato in maniera sempre più pesante i sistemi di welfare. In Italia
penso innanzitutto al tentativo di distruggere il CCNL, ma anche e soprattutto
all’offensiva che da anni, nel silenzio-assenso di buona parte del
centrosinistra, si è portata avanti contro l’ART. 18 della L.300/1970 (Statuto
dei lavoratori), facendo si che oggi sia di fatto superata la cd. tutela reale
rispetto al licenziamento senza giusta causa. Occorre ripartire dai luoghi del
lavoro, ricominciare a parlare di lavoro, lavoro come diritto e come fondamento
della nostra Repubblica.
Davanti al malcostume diffuso, alle dinamiche corruttive e di malaffare che
emergono quasi quotidianamente dalle cronache nazionali, occorre ripartire
dall’idea che la questione morale, come sosteneva Berlinguer già pù di 30 anni
fa, è la grande questione politica di questo paese. Una politica nuova non può
fare a meno di scegliere la cultura della Legalità come fondamento
irrinunciabile e paradigmatico, e una politica nuova è soprattutto una politica
che conosca e pratichi la responsabilità politica. In italia spesso sentiamo
dire che la magistratura è politicamente schierata, che le toghe rosse
perseguitano i rappresentanti del popolo democraticamente eletti, che in altri
paesi europei queste cose non succedono. E’ fisiologico che la responsabilità
penale, in un contesto di malcostume imperante, sia chiamata a svolgere una
funzione ulteriore. Questo perchè in Italia non esiste responsabilità politica:
è il ceto politico che dovrebbe in primis vigilare sulle dinamiche illecite e
stigmatizzarle, invece ancora ci ritroviamo Dell’Utri, Fiorito, Cosentino e lo
stesso Berlusconi in prima linea in questa campagna elettorale. In qualunque
altro paese europeo personaggi implicati in procedimenti giudiziari così
delicati sarebbero stati messi da parte ad opera dei loro stessi partiti di
appartenenza, appunto al fine di tutelare la credibilità del ceto politico: qui
in italia la prassi è, all’opposto, fare quadrato davanti all’azione dei
magistrati facendo passare il messaggio che l’anomalia e la patologia del
sistema non stanno in una politica sempre più corrotta e ripiegata su se
stessa, ma nell’azione di coloro che sono chiamati ad esercitare l’azione
penale reprimendo i comportamenti illeciti. Occorre una rifondazione dell’etica
pubblica.
La candidatura di Antonio Ingroia è una grande occasione per la Sinistra, una
speranza di riaprire la partita ma anche una chance di rinnovamento. Bisogna
affermare l’idea che la politica non è degli stati o dei partiti, non è di
coloro che hanno il potere di decidere, ma è di tutti coloro che hanno a cuore
le sorti della società e coltivano un’idea di cambiamento.
Ecco per me cosa vuol dire Rivoluziona Civile: una rivoluzione che parta dai
diritti del lavoro, dai diritti sociali, e dalla promozione delle “virtù
civiche” solennemente enunciate dalla Costituzione Repubblicana. Vuol dire
rompere il recinto delle politiche di austerity, vuol dire, per la sinistra,
ribadire con forza che le ragioni del lavoro e della trasformazione della
società non possono ridursi ad un anelito minoritario perennemente frustrato
dall’indisponibilità della maggioranza.
IO CI STO.
Roberto Nappi; studente universitario
Consigliere degli Studenti presso Consiglio degli Studenti dell’Università
degli Studi di Macerata
PROGRAMMA “RIVOLUZIONE CIVILE INGROIA”
1) no al fiscal compact Ue;
2) abbattere il tasso di interesse sul debito pubblico;
3) una nuova politica antimafia;
4) contrastare l’omofobia e riconoscere i diritti civili;
5) contrastare il razzismo;
6) cittadinanza per tutti i nati in Italia;
7) stop al precariato;
8) ripristino dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori;
9) detassazione delle tredicesime;
10) reddito minimo per i disoccupati;
11) premiare le imprese che investono in ricerca e creano occupazione a tempo indeterminato;
12) archiviare progetti come la Tav in Val di Susa e il ponte di Messina;
13) impedire la privatizzazione dei beni comuni a partire dall’acqua.
14) valorizzare l’agricoltura di qualità libera da Ogm;
15) eliminare l’Imu sulla prima casa ed estenderla agli immobili commerciali della Chiesa e delle fondazioni bancarie;
16) istituire una patrimoniale sulle grandi ricchezze, colpire l’evasione e alleggerire la pressione fiscale nei confronti dei redditi medio-bassi;
17) tetto massimo per le pensioni d’oro;
18) abrogare la controriforma pensionistica della Fornero;
19) una legge sul conflitto di interessi;
20) libero accesso a internet;
21) ritiro delle truppe italiane impegnate nei teatri di guerra;
22) taglio delle spese militari a partire dall’acquisto dei caccia bombardieri F-35;
23) limite di due mandati per parlamentari e consiglieri regionali.
carissimi compagni, finché non vi fate largo nelle liste e vi candidate anche voi e invece lasciate i vecchi geronti a fare da padrona questi appelli non servono ad un beato ca..o!!
La cosa più divertente è che nessuno si è accorto che mancano le firme dei giovani del Pdci. Piccoli burocrati crescono (e politicamente muoiono).
Ingroia continua a cercare un “dialogo” col PD.
Il PD che candida Giampaolo Galli di CONFINDUSTRIA e che in Parlamento ha per lo più imprenditori, affaristi E POLITICANTI.
Adesso si cerca l’accordo nel Lazio col centrosinistra ( e l’odore di pelle delle poltrone è fortissimo in questo caso).
PRC sta diventando, o è già diventata, SOCIALDEMOCRATICA senza accorgersene.
Mi dite come mai potremo incidere sul governo futuro quando non ci riuscivamo neanche col 10% ai tempi di Prodi?
Quello sì, un governo che vada da Fini a Vendola passando per Casini e Bersani, il tutto sotto l’egida di Monti, sarebbe proprio un “bello” spettacolo. Con quale fine dialettica l’ineffabile Nichi spiegherà ai suoi piccoli fans che bisogna “fare sacrifici per il bene del paese” (e giù mazzate sui lavoratori, pensionati, disoccupati etc.), che si deve “modernizzare il paese liberandolo dai retaggi del passato” (e giù privatizzare e svendere il poco che è rimasto, dalla sanità all’acqua e magari pure l’aria), e naturalmente che “il governo va sostenuto come atto di responsabilità” (e giù bombe su Siria e Iran)?
Non so se questa cosa di “Rivoluzione Civile” riuscirà a prendere qualche deputato, ma spero davvero che almeno non faccia (ri-faccia) l’infamia di sostenere (di nuovo) schifezze come quelle dette. Perché se no, veramente, spero che NON riesca a prendere nessuno… almeno non si sarà (più) complici ipocriti e parolai, e lasceremo tale incarico al suddetto ineffabile Nichi.
Nel dubbio, mi sa proprio che contribuirò a che questo non accada…
Mi piace ricordare che Chavez che non era comunista, non lo è nemmeno adesso è diventato un simbolo del suo popolo ma anche per le masse di proletari e contadini poveri,oltre il proprio paese;una commozione sta percorrendo quel continente per le condizioni di salute del compagno Presidente.Ma bisogna saper cogliere che il vento di quel continente soffia cosi forte da lambire anche le coste del Nord.Mai negli USA un elezione di un presidente è stata chiaramente caratterizzata da una reazione di classe cosi inaspettata da mettere in fuga gli elicotteri con a bordo i magnati del capitale riunitosi per festeggiare la vittoria del loro Rommey.La Clinton è stata sostituita abilmente da Obama,cosi come potra venire alla luce una legge sia pur parziale sul controllo delle armi da secoli mai affrontata,ancor meglio una legge sulla liberalizzazione della immigrazione in particolare dal Messico,che infoltisce le minoranze di colore negli USA.Oppure se vogliamo parlare di Cuba che avvia una riforma economica senza precedenti per fronteggiare le difficoltà della propria crescita.Ecco un comunista vero sta attento a tutti questi piccoli segnali che scandiscono l’evoluzione degli uomini.Dentro questi processi essi devono cercare di assicurare la loro presenza ,ragionare ed invitare a ragionare per costruire quell’egemonia Gramsciana che è un fattore universale per qualunque vittoria.Come poteva vincere il piccolo Golia vietnamita contro la grandiosa potenza USA se non con la forza della politica che porto l’isolamento di quella potenza.Uomini come HO Ci Min o come Mao, Comunisti, che hanno nella Storia lo stesso ruolo del soldato dell’Armata Rossa che ha piantato la bandiera con la falce e martello sulle rovine del Reinchestang non potranno essere mai cancellati. I comunisti veri orgogliosi di tutto questo passato devono saper superare nel presente il proprio isolamento,rifiutando di chiudersi dentro passati celebrativi che non potranno mai tornare, invece dovranno di quel passato ereditare le capacità tattiche strategiche e organizzative per ricostruire l’egemonia, nel prprio tempo cercando di utilizzare al meglio gli strumenti inediti che il proprio tempo offre per cambiare lo stato delle cose.Intanto la lista Ingroia ci offre la possibilità di uscire dall’isolamento,senza dubbi bisogna sostenerla con entusiasmo e lealtà come i comunisti hanno sempre fatto.Dopo sarà un compito dei comunisti VERI saper tessere il filo per ricostruire nella propria autonomia anche l’unità e battere anche la stupida diaspora che li distingue. Avanti dunque mettetecela tutta,il futuro potra essere riconquistato Renato Sellitto
Dobbiamo tutti in blocco votare per questa lista per condizionare in parlamento in modo consistente le scelte politiche del governo Fini – Vendola.
Vi rendete conto che abominio? Forza compagni anche se non siete molto convinti votate per Rivoluzione Civile.
Cari Compagni,
Premier?
Saluti
Che chi dirige i Giovani Comunisti, compagno serio e che stimo, dica che a rompere la Fds è stato il Movimento per il Partito Del Lavoro, mi pare semplicemente una caduta di stile e di verità, dettata dal clima di campagna elettorale, soprattutto, a parte ciò che è passato, la mancanza di proposta della maggiore organizzazione giovanile che si richiama al comunismo per il domani e non solo per la contingenza elettorale mi rende assai perplesso. Rifletta il compagno Oggionni, sulla proposta di istituire un forum di tutte le realtà giovanili del centrosinistra, per elaborare insieme piattaforme di rinnovamento della politica a sinistra di pratiche e generazionale e perfezionare circuiti di formazione ed autoformazione di compagni e compagne… al posto che limitarsi all”invettiva sul contingente… che porta a poco…
Antonino Martino