Da quando nel 2004 l’allora governo Berlusconi introdusse per legge il “Giorno del ricordo” ogni anno il 10 febbraio si ripete lo stesso rituale.
La pressoché totalità del mondo politico svolge la funzione che fino a pochi anni fa era appannaggio esclusivo della destra missina, irredentista e neofascista: organizza seminari, convegni, commemorazioni, non di rado manifestazioni di piazza e mobilitazioni vere e proprie. Buona parte del mondo accademico e di quella che con molta presunzione si ritiene l’élite intellettuale – basta sfogliare in questi giorni i più letti quotidiani nazionali – sale sul carro del vincitore e di tanto in tanto, all’approssimarsi della ricorrenza, dà in pasto all’opinione pubblica nuovi dettagli, nuove cifre, nuove ricostruzioni. Poco importa che si tratti in larga misura di vere e proprie mistificazioni.
Quel che rileva è che il rituale del 10 febbraio, con tutto ciò che muove, è tutt’altro che un rituale stanco e statico. Si tratta al contrario di un rituale dinamico, gravido di conseguenze e di capacità di costruire e a sua volta descrivere un “senso comune” che progressivamente, in questi anni, ha conquistato e conquista forza, valenza e significati che vanno ben oltre le stesse previsioni politiche ipotizzate dai promotori dell’iniziativa di legge.
E allora forse conviene fermarsi a riflettere, e provare a ragionare intorno a questi pochi elementi, che a me paiono di una qualche rilevanza.
Il primo: il “Giorno del ricordo” sceglie di fare i conti con una porzione di storia artificiosamente estrapolata dalle vicende precedenti la Liberazione di Gorizia del 1° maggio 1945. Affronta il tema delle foibe come se fossero un evento sconnesso dalla Storia. Quale storia? Vent’anni di regime fascista che, sul confine orientale, ha corrisposto alla persecuzione nazionalista e razzista di oltre mezzo milione di sloveni e croati che abitavano nei territori divenuti italiani dopo la fine della Prima Guerra Mondiale (divieto di parlare la propria lingua, soppressione delle associazioni slovene e croate, incarcerazione e condanna a morte dei resistenti), con il lugubre epilogo (1941-45) della guerra di aggressione nazifascista alla Jugoslavia e la deportazione nei campi di concentramento (Arbe/Rab, Gonars e molti altri) di migliaia di persone.
Il secondo: lo stesso utilizzo massiccio delle foibe, esattamente all’opposto di quello che si vuole fare credere, è storicamente riconducibile alle persecuzioni e alle esecuzioni di antifascisti (soprattutto slavi ma anche italiani) messe in atto a partire dal 1942 dal fascistissimo e italianissimo Ispettorato Speciale di Polizia per la Venezia Giulia.
Il terzo: quando nel 1943 sono anche i partigiani titini ad eseguire esecuzioni e ad utilizzare le foibe come luogo di sepoltura, le vittime sono nella stragrande maggioranza dei casi uomini compromessi con il fascismo (collaborazionisti a diverso titolo, come nella segnalazione di ebrei, allo scopo dei rastrellamenti, al “Centro per lo studio del problema ebraico” aperto nel giugno del 1942 a Trieste) quando non militari dell’esercito italiano prima e dell’esercito occupante tedesco poi. Questa è la realtà dei fatti. I documenti storiografici a disposizione di chi volesse studiare il fenomeno in maniera seria e rigorosa parlano di poche centinaia di persone uccise in Istria dopo l’insurrezione dell’8 settembre e la successiva rioccupazione da parte dei nazifascisti e di poche decine tra Trieste e Gorizia dopo il 1945.
Una gigantesca operazione di mistificazione storica, dunque. Che passa attraverso l’utilizzo di fatti specifici e circostanziati, collocati all’interno di quello scenario di guerra e di resistenza, allo scopo di riscrivere a proprio uso e consumo la storia nazionale, legittimandone le pagine peggiori e, di conseguenza, una presunta memoria condivisa che, nei fatti, è l’apologia del peggiore nazionalismo.
Qual è la relazione tra questo revisionismo storico e l’Italia di questi mesi? Ve ne sono molte, perché la cultura storiografica delle classi dominanti è parte della cultura complessiva delle classi dominanti. E questo, come sappiamo, accompagna e in una certa misura motiva e legittima le stesse classi dominanti e le loro scelte.
Nel nostro caso, l’operazione-foibe è funzionale alla costruzione di una narrazione utile a sdoganare protagonisti altrimenti impresentabili e, insieme ad essi, una vocazione interventista ed espansionistica e un abnorme orgoglio nazionale, cresciuto ancor più in corrispondenza delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Non stupiamoci se tra qualche mese, se non tra qualche settimana, questi ingredienti verranno utilizzati per sorreggere una nuova operazione di guerra, questa volta molto probabilmente contro la Siria.
Un motivo in più per ricordare e ricordare a noi stessi il senso di questo 10 febbraio. Per ricordare tutto.
Estrapolare un fatto dal contesto storico e darlo in pasto ad un popolo ignorante è da sconsiderati. Il 10 febbraio è la giornata che serve a tutti quei corvi neri destroidi per vendicare la giornata del ricordo in memoria delle vittime della shoah e sputtanare la resistenza.
Noi ricordiamo tutto. W il Maresciallo Tito! W la resistenza partigiana! W la Jugoslavia unita e socialista!
Sono stati bravissimi lor signori nel renderci incapaci ed imbavagliarci, nella nostra impotenza incoscia capital-consumista globalizzata.Uniti vigili per la lotta di classe infinita.
io non dimentico le vittime dei crimini fascisti in Jugoslavia
Alla festa di Liberazione del mio paese, in collaborazione con compagni di origine slava, abbiamo organizzato una mostra sulle atrocità dei fascisti contro gli sloveni, distruzione di cimiteri, italianizzazione dei cognomi, stragi…Napolitano non parla mai di questo, pronuncia la parola “patria” e si commuove
Bisogna contestare queste mistificazioni, ma non giustificare l’uso delle foibe da parte dei comunisti. Tu qui giustifichi tutto!
Bravo! http://inscenaonline.altervista.org/index.php?option=com_content&task=view&id=6506&Itemid=54
L’abbiamo pubblicato anche qui: http://franca-bassani.blogspot.com/2012/02/quale-ricordo.html
L’abbiamo pubblicato qui:
http://ilmalpaese.wordpress.com/2012/02/15/contro-il-revisionismo-storico-noi-ricordiamo-tutto/
questo articolo (e relativi commenti) dimostrano solo faziosità e soprattutti scarsissima conoscenza della storia della Venezia Giulia. In che modo le celebrazioni del 10 febbraio potrebbero sorreggere odierne operazioni tipo contro la Siria? Non ha senso!
Gli storici seri che commemorano il giorno del ricordo (e sono la maggior parte checché voi ne diciate) contestualizzano eccome il fenomeno delle foibe: lo scontro nazionale tra Italiani e Slavi sorge nell’Ottocento, durante la dominazione austriaca, quando si diffonde il senso di appartenenza nazionale da parte italiana e da parte slovena e croata. In quel momento si sviluppano scontri e contrapposizioni violentissimi….che poi verranno raccolti ed amplificati dal fascismo… Ma voi, che usate la storia di noi giuliani a vostro uso e consumo, queste realtà storiche non le volete neanche sentire!
io vivo in questa terra di confine che è Trieste. Facilmente si dimenticano le violenze e le stragi italiane/fasciste ai danni delle popolazione autoctona di lingua slovena e croata. Fino al 1920 qui convivevano in armonia triestini di lingua slovena, triestina, croata, italiana, tedesca, greca e ungherese. Poi la borghesia mai contenta ha preferito l’italia. Un mito e un’utopia dissanguatrice.
Violenze e scherno QUOTIDIANE DAL 1921 AL 1941 finchè sono tornati gli austriaci ( ricordiamo che le divisioni Wermacht arrivate in città erano austriache volutamente ) al loro arrivo sono state FESTEGGIATE dalla popolazione che rivedeva tornare la MADREPATRIA naturale, della convivenza e del progresso . Leggetevi ” Nemici per la pelle” di M.Coslovich . Testimonianze REALI e non revisionismo di triestini sloveni, fascisti, comunisti, partigiani ecc ognuno da la propria testimonianza.
Bene : i violenti , almeno qui a Trieste, sono stati solo i fascisti, la popolazaione e i partigiani hanno fatto qualcosa d orrendo indescrivibile, ma ha un perchè. Non è violenza gratuita, ma violenza e umiliazione di 20 ANNI che sfocia in vendetta.
I Massacri di San Daniele del Carso, di Postumia ecc ? Popolazioni STERMINATE e arse vive nelle loro case dopo violenza inaudita sulle donne e altro che non oso immaginare.
Smettiamola con la favola di “italiani brava gente”, ricordando che nessun gerarca è mai stato processato in italia.
Non è mai stata celebrata una “Norimberga” italiana come avvenuto per Germania e Giappone.
Qui siamo dell’ idea che stavamo meglio quando eravamo Austriaci (il motto triestno ” Viva l’ A ” significa proprio questo ).
Purtoppo l’iatalia nel 1921 ha portato il nazionalismo a TRieste
Il Trattato di Rapallo è stato firmato il 19 novembre 1920, pertanto fino a quella data eravamo Austria e non nel1918 come Vi insegnano in Italia):
Qu parliamo varie lingue ( triestino, tedesco, sloveno, italiano e croato ) e conviviamo perfettamente come una volta.
Qui in tanti siamo dell’idea che o si ricorda TUTTO o è meglio DIMENTICARE e convivere per prosperità e felicità. Lo dimostrano le ricorrenze vuote del 27 gennaio e del 10 febbraio e del 25 aprile.
PS : Trieste e la sua provincia ( privata del 70 % della provincia per dare sbocco al mare a quella di Gorizia ) in virtù del Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947 è AMMINISTRATA dall’ Italia e NON territorio italiano. Il trattato bilaterale di Osimo ( Ita-Yu) è ILLEGALE in virtù del Diritto internazionale ( Un trattato multilaterale NON può essere sciolto da Paesi diversi da quelli firmatori e cmq NON da un numero inferiore ai firmatari originali ( 25).
per approfondimenti visitate quasto sito : http://triestelibera.org/it/
PS : qqui si celebrano molto gli istriani , senza però ricordare che gran parte di loro, prima del 1920 non era residente in Istria o Dalmazia.
da Wiki :
Secondo il contestato censimento austriaco del 1910, su un totale di 229.510 abitanti del Comune di Trieste (comprendente anche una serie di località limitrofe al centro e dell’altopiano) si ebbe, a seguito di revisione, la seguente ripartizione sulla base della lingua d’uso:
118.959 (51,8%) parlavano italiano
56.916 (24,8%) parlavano sloveno
11.856 (5,2%) parlavano tedesco
2.403 (1,0%) parlavano serbocroato
779 (0,3%) parlavano altre lingue
38.597 (16,8%) erano cittadini stranieri a cui non era stato chiesta la lingua d’uso, tra i quali:
29.639 (12,9%) erano cittadini italiani
3.773 (1,6%) erano cittadini magiari.
al seguente collegamento invece, i dati per tutte le aree, come vedrete, gli italiani eranmo STRANIERI e in minoranza. Strano che dopoo solo 10 anni siano la maggioranza se nn forzata dal governo italiano del tempo.. non trovate ?
http://bora.la/2009/02/11/luoghi-e-numeri-il-censimento-austriaco-del-1910/
Ci si dmentica pure volentieri dei 100.000 triestini e più che hanno LASCIATO Trieste nel 1954 PUR DI NON TORNARE a essere ITALIANI.
così un tanto per essere obiettivi a Trieste siamo precisi, retaggio Asburgico.
Un articolo rispettabilissimo… anche se non condivido del tutto…
Ci tengo però a precisare che un titolo del genere “Contro il revisionismo storico…” cozza con quanto espresso dall’autore…
Il revisionismo è una forma di ricerca che intende accertare la verità storica, studiando documenti e fonti vari…
Quindi, consiglio una modifica del titolo… ovviamente è un mio umilissimo consiglio…
“Una gigantesca operazione di mistificazione storica, dunque. Che passa attraverso l’utilizzo di fatti specifici e circostanziati, collocati all’interno di quello scenario di guerra e di resistenza, allo scopo di riscrivere a proprio uso e consumo la storia nazionale, legittimandone le pagine peggiori e, di conseguenza, una presunta memoria condivisa che, nei fatti, è l’apologia del peggiore nazionalismo.” SIMONE OGGIONI (DALL’ARTICOLO)
Mi sembra che il pensiero dell’autore dell’articolo sia chiaro.Lui considera “revisionismo” non la ricerca che accerta la verità storica e studia i documenti ma queste operazioni di mistificazione della storia ad uso e consumo della politica.
appunto il termine “revisionismo” è sbagliato… io avrei usato il “rovescismo” (almeno secondo me)…
comunque vabbè… era solo una mia considerazione…
Comunque credo che sia la tua una considerazione che riprende un dibattito che leggo spesso tra chi appunto sostiene che la storiografia sia revisionismo per definizione e chi invece utilizza questo termine per definire chi invece come dici te effettua il rovescismo.
Fino a che punto possiamo parlare di seria storiografia per quanto riguarda le foibe? tra giornate della memoria,manifestazioni, insulti ? mi sembra che sia speculare all’esaltazione apologetica della resistenza che si faceva magari negli anni 60. O da un lato o dall’altro si specula sulla Storia o sulla versione che fà + comodo a seconda della parte politica a cui si appartiene.
grazie per la precisazione.
infatti non era oggetto di fraintendimento, solo un accorgimento retorico che avrei suggerito all’autore.
“italiani brava gente” è stato lo slogan che abbiamo meglio coltivato dalla fine della guerra: siamo riusciti a nascondere le nostre responsabilità (senza neppure bisogno di coltivare un modello positivo come la francia gaullista con la resistenza e Vichy): niente processi, niente elaborazione della colpa…. come se i campi da noi non fossero mai esistiti
questa è la vergogna più grande e la colpa originaria dell’italia del dopoguerra.
grazie del post.
ho sempre un grandissimo fastidio quando è “il giorno del ricordo”: questa giornata strumentale solo alla politica della nostra destra senza memoria storica.
e gli argomenti che porti sono preziosi per riordinare il dialogo (se mai vi sarà dialogo….).
io aggiungerei all’argomentazione anche il sopporto fornito agli Ustacia croati dal fascismo, Ustacia che si resero colpevoli di crimini di guerra, osteggiati dai Cetnici e dai comunisti di Tito (in prevalenza serbi).
Tuttavia, eviterei il terzo argomento: immagino vi siano dati storici che effettivamente dimostrano un gran numero di vittime implicate col fascimo, ma pensare che fossero la maggioranza mi lascia qualche dubbio. e per puro scrupolo preferirei evitare di scoprire il contrario….
L’articolo e’ di Simone Oggionni. E’ sua l’opinione per cui la maggioranza delle vittime erano implicate con il fascismo. Onestamente qualche dubbio su questa affermazione l’avrei anch’io anche se lui sostiene che ci sono documenti storiografici che confermerebbero questa tesi. Comunque penso che il senso del post tu l’abbia capito. Nessuno vuole negare stragi. Ma vorrei che si parlasse di tutte le stragi anche se a commetterle sono stati italiani. Italiani brava gente e mai colpevole di nulla?
Ottimo Simone.
v
labbiamo pubblicato qui:
http://inscenaonline.altervista.org/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=34&Itemid=54
Coro Simone,
Ottimo intervento, l’Ho usato in aula dell X Municipalità di Napoli
Giovanni Secondulfo
PRC-Federazione della Sinistra X Municipalità
Capogruppo
Fai molto bene a intervenire su tale questione e che lo fai anche con ottimi argomenti!
Bravo Simone!
molto condivisibile, bravo
Bruno
Grazie Simone,
lo stesso meccanismo viene riprodotto ai livelli “più bassi” della società civile:
scuole, parrocchie, municipi, biblioteche, centri anziani, reti televisive e radiofoniche
locali di bassissimo profilo…
Per radicare una nuova verità, costruita su una profonda bugia, bisogna
sempre emulare uno dei peggiori nazisti di Hitler e ripeterla, ripeterla,
ripeterla e… ripeterla ancora.
Buona Re-Esistenza. 🙂
La Lotta Continua
cla
Grazie Claudio, condivido la tua riflessione.
un abbraccio e alla prossima occasione,
Simone
Nell’ordine:
1) 20 anni di persecuzione fascista contro gli slavi non possono giustificare il ricorso alle foibe da parte degli antifascisti;
2) anche il fatto che le foibe fossero state usate, prima, dai fascisti non toglie che, dopo, siano state usate dai titini e non è che sono orribili nel primo caso e carine nel secondo;
3) il fatto che nelle foibe fossero gettati per lo più fascisti non è un bell’argomento per giustificarle. Del resto Togliatti firmò l’amnistia proprio nella logica: noi non siamo come loro.
Attenzione dunque con questo storicismo giustificazionista, perché con esso si possono coprire le peggiori nefandezze. E nella storia comunista è stato spesso così: per esempio il Terrore di Stalin era giustificato con l’accerchiamento, la necessità di battere la contro-rivoluzione, ecc.
Da ultimo: certo che i fascisti strumentalizzano! Ma a questo si risponde con un contro-revisionismo giustificazionista? Del resto se le cose sono così semplici come dice il nostro “giovane comunista”, perché per 40 anni c’è stato, da parte della sinistra, il silenzio più assoluto sulle foibe?
Caro Fabio,
non credo che Simone voglia giustificare nella sua globalità quanto avvenne in Istria,Croazia e Slovenia. Il punto, oltre alla strumentalizzazione da parte della destra, è anche l’uso di frasi tipo”uccisi (, per i profughi istriani del dopoguerra) cacciati dalle loro terre solo perchè italiani!” Su questo ti racconto un episodio vissuto in prima persona:nle 1989, con una coppia di amici passai un paiuo di settimana in Croazia. Adesso non ricordo la cittadina esattamente, mi sembra Portrose, ma incontrammo una coppia di vecchiette, oltre ottantenni, che ci raccontarono (in italiano) che loro avevano avuto 3 cittadinanze: nate sotto l’impero austro-ungarico, passate all’Italia dopo il trattato di Rapallo, ora cittadine Jugoslave (ancora non era scoppiato il casino…) ci hanno mostrato la “Casa d’Italia” per la minoranza italiana e se ricordo bene, ci dissero cha a scuola si insegnava l’italiano. Tranquille e serene. Quello che intendo dire e che, di norma, quelli che furono “infoibati” nella maggior parte non erano “solo” italiani ma, come fa notare Simone, persone compromesse con il regime. Per quanto riguarda gli italiani espulsi nel dopoguerra, sopratutto dall’istria e non solo, ho appena riportato la testimonianza delle due italiane! Probabilmente la maggior parte erano italiani mandati li durante il fascismo a “colonizzare” le terre, espellendo in Serbia centinaia di migliia di autoctoni. Sul tentativo di “deslavizzazione” di quei territori consiglio 2 libri: uno, classico, è “italiani brava gente?” di Del Boca, l’altro “si ammazza troppo poco” di Gianni Oliva, quest’ultimo NON tenero, in altri libri, con la Resistena e il regime Titino. Vi saranno state, sicuramente, ingiustizie, vendette personali e violenze ingiustificate, ma sono cose che, purtroppo, avvengono in guerra (quanto si parla di quel che avviene nella Libia “liberata” da Gheddafi?) come avvennero dal 20 aprile in poi anche in Italia (cfr “il sangue dei vinti” di Pansa et alt) va va tutto contestualizzato. Comprendere NON vuol dire giustificare, ne’ si può accettare l’equiparazione fra aggerditi ed aggressori.
… scusate i refusi…
Caro Marcello,
sempre per intenderci al meglio ed evitare deduzioni non del tutto limpide intellettualmente: 1) il fatto che ci sia chi “non voglia giustificare nella sua globalità” le foibe, significa che qualcuno le vuole giustificare ‘in parte’. Ti pare possibile? Attenzione che questo giochetto è già stato fatto con il fascismo, con la Shoah, con i crimini di Stalin, ecc. Con il totalitarismo del ‘900 non si scherza e l’ultima cosa da fare è cercare scuse; 2) l’esempio delle vecchiette “tranquille e serene” francamente è uno di quei casi di esempi non limpidi. Che c’entra? E’ chiaro che quelli che accettarono il regime di Tito poterono restare, a patto ovvimente di lasciarsi de-italianizzare e ghettizzare (come nel caso delle scuole di lingua italiana – per altro concesse dopo gli accordi con l’Italia -e con gli Alleati a Trieste- se no avrebbero fatto la fine di tutte le minoranze etniche nei ‘paesi socialisti’); 3) perché in verità bisogna parlare di quelli che non accettarono, quelli che furono denigrati, spogliati di tutto e scaricati in Italia. Dove per quarant’anni furono di nuovo denigrati, considerati, fascisti, assassini, ecc. Certo molti erano fascisti o lo divennnero; cosa vogliamo dire, che sarebbe stato meglio se fossero stati infoibati anche loro?; 4) e poi, che significa dire che gli infoibati “non erano ‘solo’ italiani”? Che essendo ‘anche’ fascisti è stato bene infoibarli? 5) dire che “purtroppo” certe cose succedono lascia senza parole (e se lo dicessero anche delle camere a gas?)
Torno a dire: per opporci ai fascisti non possiamo diventare come loro. La logica non può essere ‘occhio per occhio dente per dente’. E ancora: al revisionismo non ci si oppone con lo storicismo (per altro del tutto malinteso).
A proposito: il tuo riferimento al libro di Pansa è francamente sconcertante. Quello è un caso limite di revisionismo (neanche storico, ma giornalistico).
Quanto ai consigli anch’io ti suggerisco due libri: quello di Massimo Storchi, Il sangue dei vincitori, ed. Aliberti e, da ultimo, il mio: L’estetizzazione della politica. Il fascismo come anti-Italia (ed. Dedalo, 2001); una critica onesta intellettualmente del revisionismo storico.
Ciao,
Fabio Vander
Caro Simone, tutto vero quanto sostieni. Alle foibe presto Napolitano aggiungerà un altro monumento nazionale: Porzus .. Un altro cavallo della destra fascista e neo irredentista. Occorre assolutamente che il Partito si attivi subito con una campagna di informazione storica anche grazie a ricercatrici storiche friulane quali Claudia Cernigoi e Alessandra Kersevan che pubblicano tramite la nuova alabarda di Trieste e la Kappavu edizioni di Udine. Ciao e a presto