Intervento al Comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista, 15 gennaio 2012
Registro anche io un clima nuovo nel partito, positivo e da valorizzare, frutto di un congresso che ci ha reso più uniti, tanto nel gruppo dirigente centrale quanto – sia pure con qualche eccezione – nei territori.
Ora il rischio che dobbiamo evitare – ed è questo a mio avviso il tema centrale che dovremmo affrontare – è ricompattare il partito ma in una condizione di debolezza ormai normalizzata e assodata. Non dobbiamo cioè abituarci alla nostra attuale inadeguatezza, perché quando si è piccoli e deboli si rischia di perdere per sempre l’ambizione egemonica, la capacità di creare consenso e si finisce con l’acquisire anche senza volerlo una struttura mentale e una vocazione minoritaria.
Per questo le scelte che compiamo in queste settimane sono determinanti, ancora di più perché il quadro è aperto a mille variabili. Non sappiamo con quale legge elettorale voteremo, non sappiamo quando voteremo, non sappiamo se il Pd sarà risucchiato definitivamente in un’ipotesi neocentrista (scegliendo di costruire una cosa che in Italia compiutamente non c’è mai stata, e cioè il partito organico della borghesia), non sappiamo se il centro-destra candiderà ancora Berlusconi o Alfano, non conosciamo il grado di conflittualità sociale che si svilupperà nei prossimi mesi in reazione ai provvedimenti del governo Monti e alle provocazioni protofasciste messe in campo da alcuni settori del padronato italiano (e di cui l’espulsione della Fiom dalle fabbriche Fiat è soltanto la punta dell’iceberg).
Non è quindi il tempo della discussione sulle alleanze, ma è il tempo di scegliere modalità di azione e iniziativa adeguate alla fase a cui conformare i nostri comportamenti.
Penso esistano due bussole.
La prima è l’intransigenza nella nostra opposizione al governo Monti, che ha rappresentato l’uscita da destra dal ciclo berlusconiano. La dobbiamo concretizzare contestando giorno per giorno le scelte socialmente criminali del governo sulle pensioni, sul lavoro, sui contratti, sui diritti e di cui l’idea di inserire in Costituzione il pareggio di bilancio è forse il segno più regressivo e violento. Da questo punto di vista la contestazione di ieri mattina dei nostri compagni alla visita di Casini a Catania (che ha avuto un grande e meritato rilievo mediatico) va estesa e replicata, a partire dal 20 gennaio quando a Roma daremo il benvenuto a Monti, Merkel e Sarkozy.
La seconda bussola è l’atteggiamento unitario, sempre e comunque. L’opposizione deve essere intransigente e allo stesso tempo intelligente. Dobbiamo avanzare proposte concrete, alternative a quelle del governo, e non urlare slogan. Dobbiamo comunicarle in maniera semplice e comprensibile a tutti. E dobbiamo ricercare fino allo spasimo le relazioni e i rapporti con le forze democratiche e della sinistra dentro le cui ambiguità e dentro i cui errori e le cui contraddizioni c’è uno spazio di azione e iniziativa politica enorme. Penso all’Idv, a Sel, ma anche a quella parte del Pd che ha espresso posizioni alternative a quelle di Letta e Ichino. Penso alla Cgil, che pure nei limiti della sua linea politica è il più grande sindacato del Paese e quindi potenzialmente uno dei soggetti più importanti dell’opposizione a Confindustria e al governo di queste destre. E non, come qui ho sentito, per fare stalking ai moderati, ma per rimanere in contatto con una sinistra politica e sociale che soltanto così possiamo provare a spingere su una posizione di alternativa.
Ma per essere credibili dobbiamo affrontare di petto alcuni temi che io ritengo essere problemi strutturali di Rifondazione Comunista.
Il primo è la Federazione della Sinistra. Su questo bisogna uscire dalle ambiguità e superare i ritardi. Perché se la Fds rimane un cartello elettorale il rischio che già stiamo correndo è che nei territori, senza un’unità e una omogeneità (tra i comunisti, innanzitutto) che si decide politicamente di costruire a livello centrale, crolla pure questo, e prevalgono i piccoli egoismi elettorali, e si approfondiscono irreversibilmente le differenze, a partire da quelle di collocazione istituzionale.
Il secondo tema riguarda i giovani. Non voglio apparire un disco rotto, ma penso davvero che ci sia un problema di dialogo tra il partito e la giovanile. E continuo a ritenere che questo sia un errore potenzialmente letale sul quale il Segretario in prima persona dovrebbe a mio avviso proporre un cambio di passo.
Il terzo riguarda il rapporto con gli intellettuali, che va ripreso e ricostruito, perché solo così si può ridare al partito fiato, prospettiva e ci si può collocare al livello di cui abbiamo bisogno, interagendo con il nostro orizzonte e le nostre aspettative strategiche.
Il quarto, infine, riguarda il regime correntizio interno al partito. Io condivido il fatto che vada superato, eliminando questa fastidiosa distonia tra ciò che enunciamo e ciò che pratichiamo. Ma non condivido – e voglio dirlo chiaramente – che attraverso questo si tenti di superare e di abolire l’idea e la pratica delle componenti politico-culturali, che invece sono e devono essere una realtà viva e utile per il dibattito interno e l’analisi culturale e teorica ad oggi quasi del tutto assente nel partito.
Commercialista
pubblicato qui: http://bellaciao.org/it/spip.php?article30564
La destra è – tecnicamente – il PD
E certo , in questi 150 anni parte della classe lavoratrice ( non tutta ) ha anche mangiato , avuto una casa , comprato la lavatrice , guardato la TV … tutto funzionale agli interessi esclusi della borghesia .
E per quanto riguarda la “semplificazione” ( certamente questo non è l’ambito più adatto per fare analisi profonde ) tu non scherzi .
Comunque , se vuoi approfondire l’argomento , caro “docente di storia contemporanea” , ( se non ti basta osservare la realtà ) ti posso consigliare un paio di saggi ( gli autori sono Valerio Romitelli , Gianfranco Borrielli , Maurizio Zanardi , Rino Genovese , Bruno Moroncini , Mario Pezzella ) che trattano proprio questo argomento : la funzione filoborghese di destra del PD , a partire ( duole ammetterlo ) da quando si chiamava PCI sotto la gestione Berlinguer .
PS : da quando ha iniziato a chiamarsi PDS , DS , e ora PD non ne discutiamo nemmeno ovviamente .
Se la destra è il Pd il Pdl, la Lega e le organizzazioni neofasciste cosa sono? Semplicemente un’altra destra?
E dove sarebbero le mie semplificazioni?
Il problema è che con chi pensa che pure il Pci con Berlinguer ha fatto politiche di destra c’è poco da discutere…
Quello che voglio fare capire è che possiamo anche contestare le scelte fatte dal Pci, dal Pds, dai Ds, dal Pd… ma dovremmo mantenere una capacità di analisi politologica minimamente credibile e oggettiva. Ma tant’è!
Cordiali saluti, e mi saluti l’amico Romitelli, che tutto dice e scrive fuorché che il Pci fosse un partito di destra!
Non ho potuto leggere l’intero articolo , mi sono fermata quasi subito . Non per colpa mia , ma perchè dopo qualche riga sono stata investita da questo TIR :
“non sappiamo se il Pd sarà risucchiato definitivamente in un’ipotesi neocentrista (scegliendo di costruire una cosa che in Italia compiutamente non c’è mai stata, e cioè il partito organico della borghesia)”
Ci tengo comunque a informare Simone Oggionni che il PD è oltre “un’ipotesi centrista” , è un partito di destra da sempre , anche da quando si chiamava PDS ; e “il partito organico della borghesia” è sempre esistito in Italia e l’ha sempre governata .
Il Pd è un partito di destra? Ma allora davvero sono saltate anche nelle nostre teste tutte le categorie! Il Pd è un partito moderato da sempre, ma che oscilla tra il centro e la sinistra, in Italia come in Europa (tra il gruppo dei socialisti e qualcuno che lo vorrebbe con i popolari). Dire questo, cioè raccontare la verità, non significa fare sconti sulla sua linea politica e mettere in evidenza i suoi errori e i suoi fallimenti…
Quanto al partito organico della borghesia… mi è sfuggito, da docente di storia contemporanea, qualche passaggio. Quale sarebbe? La Democrazia Cristiana, forse?
Tutti i partiti che hanno governato l’Italia sono stati “organici alla borghesia” : dalla Destra Storica , da Crispi e poi da Giolitti , dal fascista servo dei padroni di Predappio .. passando poi per la DC , per Craxi , per i governi tecnici , per i governi di CentroSx di fine anni 90 ( che hanno sposto in toto il credo neoliberista ) , arrivando ai governi Berlusconi e all’attuale governo Monti . Tutti .
E quanto il PD sia un partito di destra è palese non solo dal sostegno al governo Monti , ma da almeno 12/15 anni ( o forse più )quando nel suo vecchio nome compariva ancora ( con malcelato imbarazzo ) la parola “sinistra” : ma senza dubbio alcuno da quando il governo D’Alema si rese complice del bombardamento atlantista alla Jugoslavia ; da quando regalò interi settori pubblici ai “capitani coraggiosi” ; da quando sposò in toto il sogno neocapitalista anti-sociale dell’essere “imprenditori di se stessi” introducendo leggi come la Treu e , soprattutto , sposando con entusiasmo l’Europa neoliberista e reazionaria di Maastricht ( nei primi anni ’90 )e del Trattato di Lisbona ( 3 anni fa ) ; oppure quando pensò bene di contrastare gli “effetti collaterali” del capitalismo inventando le prigioni per migranti ( senza il bisogno di chiamarsi Himmler o Borghezio ) ecc..ecc… Le prove di quanto il PD sia un partito di destra sono infinite da ( almeno ) 15 anni .
Ma che semplificazione! Essere “partiti organici alla borghesia” significa rappresentarne gli interessi esclusivi. Dal fascismo in poi nessun partito o coalizione politica al potere è stata tecnicamente organica alla borghesia (ammesso che in Italia si possa parlare di un blocco sociale borghese omogeneo: e sarebbe questa la novità semmai che il Pd potrebbe introdurre). Quanto alle scelte politiche dell’ex Pci negli ultimi vent’anni: come già dicevo tutte sbagliate e tutte gravemente compromissorie di dinamiche sociali progressive, ma la destra è – tecnicamente – sempre un’altra cosa.
Fermare i preparativi di guerra! Mettere fine all’embargo!
Solidarietà con il popolo iraniano e siriano!
Decine di migliaia di morti, una popolazione traumatizzata, un’infrastruttura largamente distrutta e uno Stato disintegrato: questo il risultato della guerra condotta dagli Usa e dalla Nato per poter saccheggiare la ricchezza della Libia e ricolonizzare questo paese. Ora preparano apertamente la guerra contro l’Iran e la Siria, due paesi strategicamente importanti e ricchi di materie prime che perseguono una politica indipendente, senza sottomettersi al loro diktat. Un attacco della Nato contro la Siria o l’Iran potrebbe provocare un diretto confronto con la Russia e la Cina – con conseguenze inimmaginabili.
Con continue minacce di guerra, con lo schieramento di forze militari ai confini dell’Iran e della Siria, nonché con azioni terroristiche e di sabotaggio da parte di “unità speciali” infiltrate, gli Usa e altri Stati della Nato impongono uno stato d’eccezione ai due paesi al fine di fiaccarli. Gli USA e l’UE cercano in modo cinico e disumano di paralizzare puntualmente con l’embargo il commercio estero e le transazioni finanziarie di questi paesi. In modo deliberato vogliono precipitare l’economia dell’Iran e della Siria in una grave crisi, aumentare il numero dei disoccupati e peggiorare drasticamente la situazione degli approvvigionamenti della loro popolazione. Al fine di procurarsi un pretesto per l’intervento militare da tempo pianificato cercano di acutizzare i conflitti etnici e sociali interni e di provocare una guerra civile. A questa politica dell’embargo e delle minacce di guerra contro l’Iran e la Siria collaborano in misura notevole l’Unione europea e il governo italiano
Facciamo appello a tutti i cittadini, alle chiese, ai partiti, ai sindacati, al movimento pacifista perché si oppongano energicamente a questa politica di guerra.
Chiediamo al governo italiano:
– di revocare senza condizioni e immediatamente le misure di embargo contro l’Iran e la Siria
– di chiarire che non parteciperà in nessun modo a una guerra contro questi Stati e che non consentirà l’uso di siti italiani per un’aggressione da parte degli Usa e della Nato
– di impegnarsi a livello internazionale per porre fine alla politica dei ricatti e delle minacce di guerra contro l’Iran e la Siria.
Il popolo iraniano e siriano hanno il diritto a decidere da soli e in modo sovrano l’organizzazione del loro ordinamento politico e sociale. Il mantenimento della pace richiede che venga rispettato rigorosamente il principio della non-ingerenza negli affari interni di altri Stati.
Domenico Losurdo
Gianni Vattimo
Margherita Hack
Giulietto Chiesa
Oliviero Diliberto
Manlio Dinucci
Vladimiro Giacché
Federico Martino
Sergio Ricaldone
Costanzo Preve, Guido Oldrini, Andrea Fioretti, Stefano G. Azzarà, Fabio Frosini, Renato Caputo, Cristina Carpinelli, Maurizio Musolino, Andrea Catone, Fausto Sorini, Luigi Alberto Sanchi, Mauro Gemma…
Per sottoscrivere l’appello: [email protected]
cari compagni,
vorrei condividere con voi due riflessioni molto schematiche che mi inducono a non firmare l’appello e a ritenere sbagliata una sua sottoscrizione.
La premessa è che condivido completamente il merito dell’appello, che mi pare individui bene un rischio reale (le minacce di guerra alla Siria e all’Iran sono sempre più concrete e produrrebbero scenari disastrosi qualora si concretizzassero in attacchi militari). Da questo punto di vista non ci sono né possono essere ambiguità e fraintendimenti, perché l’opposizione alle guerre imperialiste è parte essenziale della nostra battaglia di comunisti.
Ciò che mi spinge a non aderire è il seguente ragionamento.
In primo luogo esiste sull’argomento un altro appello, che pure affronta il tema della repressione e della deriva autoritaria – in sé innegabili – del governo siriano di Assad, con il quale sarebbe stato opportuno provare a trovare una convergenza. A maggior ragione perché in calce all’uno e all’altro ci sono le firme di autorevoli dirigenti della Federazione della Sinistra, che anche su questi temi (la politica estera, le questioni internazionali) dovrebbe lavorare per trovare una sintesi e una posizione comune e non per accentuare ciascuno la propria parzialità.
In secondo luogo perché tra le firme dell’appello che sto commentando ci sono singoli e soggetti con i quali Rifondazione Comunista ha scelto, da tempo, di non avere rapporti. Mi riferisco alla galassia rosso-bruna e a coloro i quali non hanno dato né possono dare garanzie di intransigenza sul terreno dell’antifascismo.
Per questi due motivi ritengo sbagliato firmare l’appello.
simone del tuo intervento condivido in modo particolare quanto dici sulla fds è verita pura,e allora mi domando sul perchè si è voluta farla in questo modo e il perchè duranteicongressi di circolo sono state presentetate mozioni sulla fds che dicevano che questo organismo andava rivisto e in specifico andava rifatto ripartendo dai congressi di base e 1eleggere delegati non dettati dal vertice ma espresione della base che avrebbero portato al nazionale le idee che venivano dal basso, questi documenti non sono passati e dove sono passati poi al nazionale non sono stati presi in considerazione,mi domando perche la tua componente è stata zitta,e non capisco perchè se ne parla solo in modo indiciduale e non la portate avanti come gruppo,troveste molti compagni disposti ad appogiarvi
caro Giuseppe, grazie innanzitutto per l’interlocuzione. Essere Comunisti – penso di interpretare l’opinione anche degli altri compagni – ha da sempre espresso una posizione molto chiara sulla Fds. Non è un caso che abbiamo espresso perplessità e criticità sulle modalità di svolgimento del congresso (che noi, se ti ricordi, avremmo voluto più “democratico” e rappresentativo dei territori e non delle componenti) e, purtroppo, anche sugli esiti più recenti. Infatti abbiamo ritenuto e riteniamo che l’unico modo per fare vivere davvero la Fds è investire su di essa come soggetto politico, a tutto tondo e non invece concepirlo come cartello elettorale utile solo per la sopravvivenza (e la speranza di eleggere qualche parlamentare!). Quanto al congresso del partito e ai documenti e odg che citi: onestamente nei congressi che ho fatto, a partire da quello del mio circolo, non ho visto e letto documenti simili. Tuttavia penso che sia un errore scaricare sul Prc problemi che riguardano tutta la Fds. Sarebbe molto più opportuno che la Fds, a partire dai luoghi deputati a farlo, affrontasse finalmente una discussione sui suoi limiti (moltissimi) e sulle sue potenzialità (che sono altrettante, a patto che si cambi marcia). a presto, Simone
COMUNICATO STAMPA
PISAPIA, FERRERO (PRC – Federazione della Sinistra): «NOSTRA SOLIDARIETà AL PRIMO CITTADINO DI MILANO PER LE VILI MINACCE RICEVUTE»
Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, dichiara:
«Esprimo la mia solidarietà e quella di tutto il partito al sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, destinatario di una busta contenente un bossolo e una lettera di minacce contro l’introduzione dell’Area C nel capoluogo lombardo. Atti vili di questo tipo sono sempre da condannare con fermezza e non devono essere mai sottovalutati».
Roma, 17 gennaio 2012
Ufficio stampa Prc:
Barbara Battaglia, cell. 366 6292992
caro Simone, grazie dell’articolo quello che dici è giusto purtroppo però il vero problema cronico di rifondazione sono state proprio le correnti che potevano essere sì un valore aggiunto e invece sono sempre state usate con il manuale cencelli mettendo spesso incompetenti a seguire questioni delicate con il risultato che chi si poteva e voleva avvicinare è scappato. Le correnti sono servite troppo spesso a far fuori chi credendo nel partito e basta non ha mai voluto aderire in modo organico ad alcuna corrente e così via via è invalso il principio del meno siamo meglio stiamo e così si è uccisa rifondazione che oggi non ha quasi più linfa se non quella di tanti bravi militanti ma dirigenti scelti col criterio di cui sopra e spesso senza idee
Completamente d’accordo: così come sono rischiano di trasformarsi in una serbatoio di utili idioti. Per questo bisogna lavorare per distinguere le aree culturali – che nascono ed esistono nella misura in cui c’è una condivisione politico-culturale di alto livello – dalle correnti e dalle cordate personali di questo o quel dirigente. E per fare evolvere le prime in maniera tale che questi fenomeni degenerativi non appartengano più neppure a queste. un abbraccio, Simone
Sabato 21 Gennaio la FGCI di Roma organizza un Dibattito in occasione del novantunesimo anniversario della fondazione del Partito Comunista d’Italia.
Ore 17.30 Sezione PdCI Cinecittà: Via Figliolini, 20/c.
Partecipano:
Fabrizio De Sanctis – Comunisti Italiani
Giuseppe Carroccia – Rifondazione Comunista
Considero un grave errore da parte del compagno Carroccia l’iniziativa con il Pdci… basta, ognuno per la sua strada… a loro la ricerca di poltrone, a noi la lotta e il movimento!
Intervento D’Agresta – CPN 14/01/2012
pubblicata da Francesco Suslov D’Agresta il giorno domenica 15 gennaio 2012 alle ore 12.32
In primis voglio spendere due parole rispetto alla questione pagare o non pagare il debito che può essere relativamente semplice: noi non possiamo assumere come parola d’ordine “non pagare il debito” perché in tal caso si riconoscerebbe che l’alternativa sta tra pagarlo o non pagarlo, per noi l’alternativa dev’essere di politica economica e quindi tra chi deve pagarlo ovvero chi l’ha generato. Senza parlare delle conseguenze economiche che un default avrebbe per le classi più povere.
Per rimanere all’economia oggi le agenzie di rating, in un generale attacco all’Europa, hanno retrocesso l’Italia di due gradini fino a BBB+. Questo lo dico non perché sia anch’io vittima della febbre da spread e consimili, ma per rilevare che questa retrocessione sarà un ulteriore alibi per il governo Monti per procedere nei suoi progetti scellerati. Progetti già nascosti, ma neanche tanto, dietro parole d’ordine come “crescita” e “liberalizzazioni” che poi si concretizzano per esempio nella privatizzazione dei trasporti pubblici locali o nella privatizzazione delle linee ferroviarie, privatizzazione ad ora tentata solo in Inghilterra e subito ritirata dalla destra .
Un’altra parola magica di questo governo è “migliorare la competitività” che poi vuol dire modificare l’art.18. Ma l’art.18 non rappresenta solo una deregolamentazione delle tutele dei lavoratori, diviene un vero e proprio strumento di lotta di classe nel momento in cui, innalzando a 50 il numero di lavoratori sotto il quale si va in deroga, si impedisce di fatto di fare sindacato, tant’è che anche la CISL se ne rende conto e si oppone.
A questo si aggiunge un attacco a livello europeo ai beni comuni che ci conferma che l’accumulazione primaria del capitale è e rimane un furto e questo lo dobbiamo dire chiaramente.
Parlavo degli alibi del governo Monti, qualora ne avesse bisogno. Monti si è recato in Europa dove si è fatto promotore, insieme alla Merkel e Sarkozy per l’approvazione del Patto Fiscale, che prevede tra l’altro l’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione. Tornato, nel riferire alle camere, Monti ha dichiarato che la BCE se si approverà il Patto Fiscale “sarà sicuramente più rilassata”. Ma chi lo paga? E qual è il prezzo del rilassamento della banca centrale europea?!
La risposta la conosciamo: è il massacro sociale, è l’impoverimento degli enti locali e pubblici, è l’offensiva al mondo del lavoro ben rappresentata dai delegati Fiom che lasciano Mirafiori con sottobraccio le foto di Berlinguer.
I partiti presenti in Parlamento, d’altro canto, hanno riconosciuto di fatto piena delega al Governo in materia economica e se c’è scontro è sulla legge elettorale che provano a riformare non partendo da un principio, ma esclusivamente valutando l’utilità che l’una o l’altra proposta ha per chi la scrive.
Va da sé che il ruolo del nostro partito diventa centrale. Un ruolo che mi sembra possa essere condiviso ed è quello di dare vita ad una guerra senza quartiere al governo liberista in carica. Sicuramente attraverso quelle che sono le straordinarie forze di Rifondazione Comunista, ma anche facendo di Rifondazione il perno di un’opposizione unitaria. Lo diceva il segretario a congresso: va cercata la più ampia massa critica anche oltre la FDS.
Se ora si assumesse un atteggiamento minoritario questo non potrebbe che essere sintomo di una sconfitta e del fatto che non ci siamo fatti capire. Al contrario dobbiamo avere l’ambizione politica di essere il fulcro di un’opposizione radicale che parli a chi ci sta, anche se su singoli aspetti. E ci sono.
Credo che questo impianto sia valido anche per i Giovani Comunisti. Siamo certi della necessità di una lotta, con i giovani studenti e lavoratori, radicale e chiaramente comunista. Consci che non basta urlare che siamo il 99%, ma che bisogna mettere in pratica le forme e gli strumenti per essere riconosciuti in quel 99% e magari condizionarne dei pezzi.
COMUNICATO STAMPA
SCUOLA, RIDUZIONE DEI PERCORSI SCOLASTICI, PRC: «NO AD UN ULTERIORE TAGLIO»
Irene Bregola, della Segreteria nazionale Prc, responsabile Dipartimento Conoscenza Prc e Vito Meloni, Responsabile nazionale Scuola Prc, dichiarano:
«Il Sottosegretario all’Istruzione Marco Rossi Doria ha annunciato sul suo blog l’intenzione di ridurre di un anno la durata dei percorsi scolastici, portando ai 18 anni d’età la loro (teorica) conclusione. Non sappiamo se queste idee siano condivise dal Ministro Profumo e dal Governo, né le modalità con cui questa riduzione sarebbe realizzata. Ci sembra però che questa proposta, se effettivamente venisse tradotta in provvedimenti concreti, non solo non risolverebbe i problemi che affliggono il sistema scolastico italiano ma addirittura li aggraverebbe. L’azione del precedente governo, infatti, si è caratterizzata esclusivamente per il segno “meno” davanti a tutte le voci che riguardano la scuola: meno ore di lezione, meno finanziamenti, meno docenti e ATA, meno investimento culturale e politico e, soprattutto, meno qualità. Ciò che serve alla scuola pubblica è proprio una radicale discontinuità con quelle politiche, dall’azzeramento delle sciagurate controriforme Gelmini al ripristino dei finanziamenti tagliati da Tremonti. Proprio quello che il ministro Profumo ha dichiarato di non voler fare. Il Sottosegretario Rossi Doria farebbe bene ad occuparsi di questo piuttosto che riesumare vecchie ricette che aggiungerebbero un altro “meno” davanti agli anni di scuola».
Roma, 13 gennaio 2012
Ufficio stampa Prc:
Primarie Lerici, Novelli (Prc): “Sel candida un ex An: stupiti da questa candidatura. Rifondazione unica forza credibile a sinistra del Pd con Veruschka Fedi sindaco”
“Nel panorama politico lericino l’unica forza politica di sinistra, coerente e credibile è Rifondazione Comunista”. Lo ha dichiarato lo scorso sabato pomeriggio a San Terenzo la segretaria Prc di Lerici Stefania Novelli nella presentazione ufficiale di Veruschka Fedi, assessore all’ambiente e candidata a sindaco per le primarie del centrosinistra che si terranno tra un mese circa.
“Mentre Sel candida un ex esponente di Alleanza nazionale, noi presentiamo il percorso personale e politico di Veruschka Fedi con un programma partecipato con associazioni, comitati e singoli con i quali condividere un idea di progetto nuovo per Lerici”. Al fianco della Fedi erano presenti l’esperto di diritto ambientale Marco Grondacci e l’esponente dei Gruppi di Acquisto Solidale Catia Loccori.
“Programma del buon vivere, rispetto per l’ambiente, rispetto tra cittadino e amministrazione locale, con il lavoro il primo pensiero delle fasce più giovani e che sta diventando il problema anche di chi giovane non è: questi sono tra i punti fermi da cui partire” ha affermato la candidata Fedi. “Un programma che dovrà essere partecipato, da decidere al di fuori delle grigie stanze dei partiti: la
politica è distante dai cittadini, è autoreferenziale e per questo si genera il fenomeno dell’antipolitica”.
Un appello, quello della Fedi, lanciato a tutto il mondo della sinistra: “Un percorso difficile che Rifondazione compie da anni, ma è necessario il dialogo con movimenti e comitati, che perdura nel tempo: unire le forze, le diverse capacità e i diversi ruoli sarà fondamentale”.
Rifondazione Comunista
circolo “Lucio Libertini” Lerici
L’assemblea nazionale di Napoli ha approvato nel primo pomeriggio di ieri i nuovi organismi dirigenti della FGCI: il coordinamento nazionale e l’esecutivo – che ha a sua volta individuato al suo interno una segreteria.
Confermato coordinatore nazionale il compagno Flavio Arzarello.
Nei prossimi giorni pubblicheremo tutti i documenti, le appendici tematiche e il documento nazionale emendato approvati dall’assemblea.
ESECUTIVO NAZIONALE FGCI E INCARICHI
1. Flavio Arzarello – Coordinatore nazionale
2. Gian Piero Cesario – Organizzazione, Portavoce dell’esecutivo
3. Michele Cosentino – Scuole di partito
4. Alessia Di Donato – Comunicazione, Diritti
5. Alessandro Dore – Difesa della Costituzione
6. Domenico Dursi – Formazione, Università
7. Francesco Interlenghi – Associazionismo
8. Daniela Labate – Mezzogiorno
9. Giulia Loche – Politiche metropolitane
10. Sara Milazzo – Cultura, migranti
11. Ivano Osella – Antifascismo, manifestazioni nazionali
12. Emanuele Pagano – Antimafia, ambiente
13. Gisberto Rondinella – Scuola, Iniziativa politica
14. Alessandro Squizzato – Lavoro
15. Franco Tomassoni – Esteri
16. Piergiacomo Tosti – Rapporti con EELL
17. Cristina Venti – Movimenti
SEGRETERIA
Flavio Arzarello
Gian Piero Cesario
Alessia Di Donato
Domenico Dursi
Ivano Osella
Emanuele Pagano
Gisberto Rondinella
Alessandro Squizzato
Franco Tomassoni
COORDINAMENTO NAZIONALE
Camillo Borghetta
Giovanni Cannavò
Enrico Capurso
Daniele Cardetta
Carlo A. Ciaralli
Andrea Coghene
Francesco Colelli
Sofia Corallo
Gabriella Di Giovanni
Nicola Fabrizio
Alessandro Fanetti
Mario Ferdinandi
Jacopo Gerini
Matteo Gigante
Francesco Grillo
Noemi Guzzo
Fabrizio Iannetti
Daniele Laguteta
Sara Latorre
Fulvio Lorefice
Massimiliano Lorenzo
Laura Meloni
Luca Mullanu
Marco Mura
Marco Nobili
Peppe Nusco
Emanuele Pagano
Paolo Piu
Alessandra Rizzo
Luca Rodilosso
Vincenzo Rosa
Giacomo Serini
Michele Testa
Antonio Uccelli
Andrea Vezzali
Andrea Vertolo
INVITATI PERMANENTI
Andrea Cardillicchio
Giuseppe Cocco
Nicolò Giacopuzzi
Coordinatore Lombardia (una volta eletto)
Sono ridicoli! Un esecutivo a 17 persone per una struttura che avrà sì e no 2000 iscritti in tutta Italia!!!! Ma non se ne può più di questi cialtroni!
Patetici!!! Fanno tanto gli stalinisti e poi devono creare organismi mastodontici per accontentare tutte le correntine e le sottocorrentine… Oggionni: con questi basta rapporti, siamo noi l’unica organizzazione comunista!
Caro Simone apprezzo molto ciò che dici e sono d’accordo e ti ringrazio di avermi inviato il testo ciao lidia
Grazie, cara Lidia, mi fa molto piacere questa sintonia: un abbraccio,
Simone