Pubblichiamo di seguito il testo del documento (approvato all’unanimità dall’assemblea) con cui Giovani comunisti e Fgci hanno concluso a Frassanito il loro terzo campeggio nazionale unitario.
Il contesto nel quale svolgiamo questa assemblea non è ordinario. Una delle più pesanti manovre finanziarie degli ultimi vent’anni si è aggiunta alla penultima di analoga gravità, varata non più tardi di un mese fa. Il nostro Paese, dunque, non fa eccezione e subisce e a sua volta alimenta – da perfetto ingranaggio del capitalismo occidentale – i caratteri di una crisi con pochissimi precedenti nella storia contemporanea.
L’esplosione dei mercati finanziari è l’altra faccia della medaglia della depressione economica di un sistema sempre più incapace di sopravvivere a se stesso.
In Italia il governo delle destre ha scelto di essere parte integrante di questa ulteriore compressione dei diritti e di questo ulteriore impoverimento di larghe masse di lavoratori.
A ciò si possono dare due risposte. Da una parte si può percorrere la strada della concertazione, delle compatibilità con il sistema monetario europeo, facendosi assorbire nello stesso blocco sociale costituito in questi mesi dall’alleanza tra le destre, Confindustria, i sindacati gialli, e settori moderati delle opposizioni. Dentro questa scelta si può persino, come dimostrano alcune prese di posizione interne al Partito democratico, avanzare critiche alla manovra economica del governo, ipotizzare un governo diverso da quello di Berlusconi (di larghe intese, di transizione, di rinnovamento costituzionale). Ma dentro questa scelta si interrompe qualsiasi connessione politica e sentimentale con le necessità delle classi lavoratrici italiane.
La seconda risposta che si può dare è antitetica: investire duramente sul conflitto sociale, acuire le contraddizioni di un sistema di potere putrescente, lavorare con tutte le proprie forze per costruire un’alleanza sociale e politica la più vasta ed estesa possibile che imponga, con le lotte e con un programma di fase coerente e organico, le condizioni per l’alternativa.
Il movimento studentesco quest’autunno dovrà vivere in funzione di questa necessità.
Al contrario che negli anni passati, nei quali la grande parte delle nostre energie erano finalizzate alla contestazione dei provvedimenti legislativi in materia di istruzione, quest’anno il movimento può e deve liberare le sue energie dentro il mare del conflitto sociale e politico che, in Italia, tenterà di contrastare la crisi, l’azione del governo e l’offensiva senza freni di Confindustria.
Agitando i temi classici del diritto allo studio e ai saperi, ad una didattica critica e di qualità, di un’idea di formazione pubblica, laica, gratuita e di massa, dalla scuola dell’obbligo alla ricerca universitaria.
E al contempo, ed è questa la sfida più importante, contribuendo a definire le parole d’ordine del movimento dentro le scadenze che già sono in campo (dallo sciopero generale del 6 settembre convocato con grande tempismo dalla Cgil, al percorso che sarà individuato dalla riunione convocata dalla Fiom il 30 agosto, alla mobilitazione internazionale del 15 ottobre) e quelle che ci saranno.
Il contributo programmatico che l’assemblea di Alternativa Ribelle propone è il seguente:
– lotta per un piano straordinario per l’occupazione e contro il lavoro nero, per il recupero reale dell’evasione fiscale e per la definizione di un sistema di tassazione equo e progressivo (introduzione della patrimoniale, aumento della tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie);
– lotta per la reintroduzione di un meccanismo automatico di adeguamento dei salari e degli stipendi all’inflazione reale, per il recupero del potere d’acquisto dei lavoratori e delle loro famiglie;
– lotta per un salario sociale garantito di 1000 euro al mese per i disoccupati, per i giovani in cerca della prima occupazione e (a carico delle imprese) per tutti i lavoratori precari, indipendentemente dalla mansione e dalla tipologia di contratto, con caratteristiche progressive e redistributive;
– lotta per la pace e contro le vecchie e nuove aggressioni imperialistiche e coloniali, sostenuta dalla proposta radicale dell’abolizione delle spese militari, dell’annullamento di tutti i programmi militari e della chiusura delle basi Nato e statunitensi situate nel nostro territorio nazionale.
Allo stesso tempo, lavoreremo affinché il movimento studentesco – il cui collegamento organico con le lotte dei lavoratori e, in senso lato, con il conflitto sociale assume come detto un rilievo strategico – intrecci e attraversi le altre forme di conflitto e di mobilitazione che si determineranno.
La questione determinante, oggi, è porre l’obiettivo di costruire un’ampia convergenza di tutte le soggettività dell’alternativa e di unire, con una piattaforma politica, le diverse forze della sinistra ad oggi deboli e divise.
Corrispondendo, anche in questo, all’urgenza di cambiamento e rinnovamento che è l’altra faccia della questione giovanile in un Paese sempre più vecchio e incancrenito in tutti gli ambiti della vita quotidiana.
Siamo sensibili e vi seguiamo nelle vostre proposte politiche, ma sarebbe importante ricevere una vostra delegazione all’evento che stiamo organizzando per il nostro 25mo anniversario della fondazione della nostra Associazione la Villetta per Cuba.
Tale evento si terrà presso la nostra sede i giorni 14 – 15 – 16 ottobre 2011 in Via degli Armatori, 3 – Roma.
L’apertura di tale evento con la presenza di tutta la Sinistra e di tutti i Dirigenti cubani in Italia sarà il giorno Venerdì 14 ottobre alle ore 18.00; in tale data lanceremo una campagna di solidarietà per i cinque eroi.
Vi aspettiamo!
Un caro saluto.
La Presidenza della Villetta
Ma voi Giovani Comunisti ci sarete?
INDIGNATI E VIOLA – OGGI IN SCIOPERO SABATO 10 IN CORTEO E ASSEMBLEA
INVITO ALLA STAMPA: DOMANI ORE 19 PIAZZA DI PORTA SAN GIOVANNI
“Oggi abbiamo aderito alla sciopero della CGIL e partecipato con
entusiasmo alle manifestazioni che si sono tenute in tutta Italia –
spiegano i Viola che stanno organizzando, insieme agli indignati di
Roma, la due giorni chiamata “Piazza Pulita” che si terrà sabato 10 e
domenica 11 a Roma”
“Ma sabato aspettiamo tutti i cittadini indignati al corteo (che
abbiamo chiamato “Camminata verso l’Assemblea”) che partirà da piazza
della Repubblica alle 14 e – proseguoni i promotori – arriverà a P.zza
San Giovanni dove inizierà l’Assemblea Popolare che, partendo dalle
modalità di inclusione, ascolto e autorganizzazione proprie degli
Indignados spagnoli, discuterà di democrazia reale e partecipata e poi
si dividerà in gruppi più piccoli per capire come sia possibile un
modo diverso di affrontare questa crisi”
“Le manifestazioni del 10 e 11 – partite da un appello firmato, tra
gli altri, da Dario Fo e Franca Rame, Andrea Camilleri e Daniele
Silvestri, Paolo Flores d’Arcais e Oliviero Beha – sono completamente
autofinanziate e autorganizzate. Per questo – spiegani i Viola e gli
Indignati – invitiamo tutta la stampa a partecipare alla prossima
assemblea organizzativa che si terrà domani 7 settembre dalle 19 a
Roma in Piazza di Porta San Giovanni (accanto alla statua di San
Francesco)”.
“Sarà un’ottima occasione per far conoscere le nostre modalità di
democrazia reale a tutti i cittadini che vorranno partecipare”.
Per legger el’appello: http://www.ilpopoloviola.it
Oggi sciopero. Nel senso che solidarizzo con chi non ha il lavoro e lo reclama; nel senso che solidarizzo con chi il lavoro ce l’ha e rischia di perderlo sotto l’esagerato uso degli ammortizzatori sociali e sotto la scure della crisi creata dal padronato e dalle speculazioni finanziarie che, di bolla in bolla, passano da continente a continente; nel senso che sto con chi il lavoro lo cerca da secoli e non lo trova perché i requisiti anagrafici, le capacità specifiche e mille altre esigenze dei “datori di lavoro” (più che del lavoro stesso…) gli impediscono di aderire ad un bando, di fare un concorso, di anche solo iscriversi nelle liste di collocamento ad una possibile, presunta, futura occupazione; nel senso che non posso non stare con chi non vede una prospettiva di vita garantita da uno straccio di salario e, lasciamo perdere…, da una pensione sicura.
Sciopero, io, che lavoro non ne ho, che l’ho conosciuto come si conosce una tenera amante per pochi mesi, per tempi fuggevoli, senza doversi troppo innamorare perché altrimenti si rischia la depressione dopo la fuga dell’amata (o dell’amato). Sciopero perché vorrei che molti capissero che a pagare non possono essere sempre i più deboli, quelli che sono tanti e che, come diceva Rosa Luxemburg “del cui lavoro vive l’intera società”. Sciopero come atto politico, come atto d’amore sì. Un concetto “vendoliano”, poetico? No, è semmai quel tocco di romanticismo che manca a tutte e tutti noi quando intraprendiamo una lotta e la vediamo soltanto come una forma di avanzamento di un nostro diritto; ed invece dovremmo anche vederla, percerpirla e sentirla pienamente come una lotta sociale, fatta nell’interesse di tutti proprio per difendere l’interesse anche singolo.
Dal generale al particolare e viceversa. Questo è essere sociali, questo è tornare ad essere di sinistra.
Sciopero perché, se proprio non ne fossi ancora stato convinto, ebbene… le ultime dichiarazioni di Raffaele Bonanni avrebbero convinto anche i sassi a non lavorare e a scendere in una delle piazze italiane per dare man forte alla protesta.
Sciopero, dunque, ma un giorno non basta. Lo so che le buste paghe sono già così esili da impietosire chi il lavoro lo vuole difendere e da mostrare, come è nella migliore arte padronale, lo sciopero come un nemico del lavoratore. E so anche che si dirà dalle parti di Palazzo Chigi che è uno sciopero politico, una ennesima manifestazione contro Berlusconi.
La stella si è offuscata e non splende più su Arcore. Certo che lo sciopero è anche contro questo governo: contro una finanziaria che umilia la Costituzione e che rilancia la libertà di licenziamento in spregio ai più elementari diritti protetti dalla Carta del 1948 per quanto concerne i rapporti di fabbrica (e non solo…).
E’ uno sciopero contro il governo della crisi e per la crisi di questo governo che ha allargato le maglie della debolezza economica e ha favorito i peggiori risultati negativi del tracollo economico provando a favorire le imprese e non riuscendo nemmeno in questo e mettendo sotto torchio sempre e solo le classi sociali più disagiate e provate da trent’anni di destrutturazione dei diritti sociali.
Ecco i motivi per cui sciopero: lo faccio anche stupendomi un poco della decisione assunta dalla CGIL. Solo pochi mesi fa condivideva con CISL e UIL un percorso completamente opposto a quello di oggi. Dobbiamo ringraziare la FIOM se l’intera Confederazione ha virato di bordo e ha cambiato rotta. Dobbiamo ringraziare quei tanti lavoratori e quelle tante lavoratrici che non hanno mai ceduto alle pressioni ricevute, alle minacce e ai ricatti e che hanno continuato importantissime lotte: dalla Innse a Pomigliano d’Arco.
Non è vero che il lavoro non c’è. Ce ne sarebbe per tutte e tutti. Certamente ce ne sarebbe per la stragrande maggioranza della popolazione in età da lavoro. Ammesso che questo capitalismo spericolato e straccione non intenda tornare a reclutare i ragazzini per sfruttare meglio la mano d’opera e pagare sempre meno i salari sotto pesanti turni di orari impossibili da sostenere.
Le ricette di Marchionne non arrivano a questo, ma disegnano una retrodatazione dei diritti sino a quando non esisteva ancora la Legge 300, quello Statuto dei Lavoratori così violentato e vilipeso proprio come la Costituzione repubblicana.
Venite nelle piazze oggi. Veniteci per riprendervi e per riprenderci il futuro. Per davvero. Senza enfasi. Con la semplicità di chi prende coscienza di fare un atto sociale, politico ed economico. Un atto di difesa di diritti che non potranno più essere cancellati, ma che andranno sempre costantemente difesi.
MARCO SFERINI
6 Settembre 2011
IMPORTANTE !
SVEGLITEVI ! DESTATEVI !
è nuovamente attiva una cellula di ordine nuovo in italia comprensiva di elementi
delle altre cellule italiane note come terza posizione fdg fuan forza nuova questa nuova
cellula opera in convivenza con la ‘ndrangheta calabrese con piccole aree della camorra
napoletana e con i loro referenti in scandinavia russia germania inghilterra spagna ed america
hanno inoltre rapporti con are considerate etniche come alcune aree native americane
degli indiani cherokee della caroline stato usa .
Vi sono forti collegamenti con la strage compiuta recentemente in norvegia dove vi è il coinvolgimento anche di forza nuova ,e di altre aree della destra, il cui dirigente potrebbe essere operante nei servizi segreti deviati inglesi inoltre colui che è ritenuto al momento il responsabile degli attentati in norvegia è proprio inglese e viveva in londra proprio come il dirigente di forza nuova questa cellula italiana della estrema destra criminale e terroristica oltre ad essere in convivenza con la ‘ndrangheta ed altre aree simili è anche all’interno del pdl come ex appartenenti del partito alleanza nazionale e nella rai dove già lavorava uno dei fratelli fioravanti ,terroristi della estrema destra, e sono attivi costantemente producendo programmi e avvolte come conduttori è possibile trovare traccia favendo varie ricerche risulta anche un carminati ….. .
oltre agli omicidi norvegesi sono responsabili o coresponsabili della uccisione per investimento di due ragazze irlandesi investimento avvenuto in roma di recenti stupri e sequestri avvenuti come mandanti e per azione diretta e provabilmente di un’altro investimento avvenuto nel salento pochi giorni scorsi .
è in atto una nuova strategia della tensione .
Cercate di analizzare i programmi RAI e mediaset perchè potrebbero aver demandato omicidi o azioni cruente da intraprendere utilizzando dei sistemi di comunicazione segreta ermetica attraverso propgrammi televisivi io o evidente prove di ciò .
è possibile che stiano utilizzando la televisione da anni per segnalare persone della cultura
di sinistra da perseguire o addirittura da attentare e potrebbero anche spiegare i metodi io ho ampio materiale che può testimoniare ciò materiale che ho raccolto negli ultimi anni .
Osservate quindi tra i canali rai storia rai 5 canale 5 tg5 rete 4 tg 4 e avvolte rai uno .
Segnalano anche avvolte le attività di intellettuali e il metodo per reprimere queste attività intellettuali atte alla verità .
Data la gravità dei fatti riflettete e pensate c’è al governo un primo ministro che potrebbe essere un boss della ‘ndrangheta come da me denunciato da anni ancor prima degli arresti dei suoi governatori e ministri per associazione mafiosa riflettete quindi perchè uno stato quando perde la sua dignità democratica giunge l’ora in cui l’uomo e la donna ricordano il proprio compito partigiano di liberazione un milione di persone dovrebbe entrare in paralamento muniti di giubetto anti proiettile come spesso ne erano muniti i partigiani scorsi e cacciare codesti che nuovamente e subdolamente hanno ricostituito il partito fascista chiamandolo PDL .Perchè questo è stato il piano segreto della P2.
Armatevi quindi di cultura e capacità di materia e caparbia decisione ! in modo democratico e unite tutte le forze democratiche che la nuova forza partigiana abbia inizio per la nuova liberazione e per la nuova vittoria ! .
NMLN
nuovo movimento di liberazione nazionale
GEN.Christian Binacci
Christian Binacci CONTACTS
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3668023661
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SVEGLITEVI ! DESTATEVI !
Importante
L’ultima verità .
i segreti ed misteri italiani sono oggi finiti .
Vi presenterò la mia ultima scoperta giornalistica un vero scoop da premio pulitzer
anche se alternativo ebbene molti sostengono o hanno sostenuto qualcosa di simile
ma mai nessumo prima aveva fatto il grande centro intendo il grande centro giornalistico
storico e la contempo di tragica cronaca contemporanea io ho fatto la scoperta delle scoperte
e in questo articolo vi narrerò i principi i fatti e l’odierno e così potrete scoprire la verità
delle verità quella che io ho chiamato l’ultima verità .
I fatti di questa incerdibile storia risalgono in origine proprio alla storia ovvero al 1967 hanno in cui secondo i giornali itlaliani e le radio e le tv il bravo cantante Luigi Tenco viene trovato morto
nella sua camera d’albergo le cronache la polizia di San Remo in Liguria dice che si tratta di suicidio ma attenzione viene ritrovata della sabbia nella macchina e nell’appartamennto e non vengono refertati i segni di una evidente colluttazione e non di uan caduta perchè prtesenti sia avanti che dietro la nuca quindi e la faccia del bravo e giovane cantante Luigi Tenco nato in quel bel paesino di Cassine in Alessandria nel 1938 ora non solo questa mancanza di unimprtante referto ma non venne ritrovata neacneh la vera pistola appartenuta al cantante ma un’altra pistola
assai diversa fino a qui fino a questo inizio voi lettori potreste pensare pochi elementi e poi perchè ? perchè il cantante aveva la ottima abitudine di denunciare la criminalità nello stato pubblica e nell’entertainement e qualcuno dice molto altro ! ora voi ci chiederete ma perchè tutte le tv e le radio e i giornali ostravizzano mistifivando in questo modo la verità stessa perchè c’era un piano !
ma per scoprirlo dovrete leggere ancora questo articolo ! quindi abbiamo chiarito questo inizio questa sorgente di informazione di stato di accadimento ed ora attennzioen perchè inizia il colpo di scena ! è una classico in qualceh buon film ma molto molto raro nel giornalismo odierno e avvolte non solo il colpo di scena è che in quel lontano 1967 i presenti sul luogo del delitto
erano tutti iscritti alla loggia massonica eversiva e deviata quindi della P2 ovvero propaganda 2
propaganda pesante ora la nome chi può fare la propaganda in modo ampio ? ebbene propio la tv le radio e i giornali e coloro che forniscono le notizie di cronaca a codesti il più delle volte ovvero
carabinieri e polizia i quali riusltano spesso sovente nelle liste pubbliche ma che io allego comuqnue in questo articolo ora siamo all’inizio dell’inizio abbiamo detto fin qui che tutti i presenti coloro che si sono occupati del caso Luigi Tenco quindi erano appartenenti all P2 ora voi sapete
forse che il fondatore della P2 è un’agente sei servizi segreti italiani e il suo nome voi lo sapete ma io ci dirò il nome solo quando il grande colpo di scena sarà svelato proseguiamo quindi attraverso la crono storia degli ultimi fatti molto noti in aree culturali politiche creative giornalistiche
e non solo arriviamo quindi ad una nuova data è il 1979 Mino Pecorelli giornalista noto per denunciare i reati di varia naturea e tipo quindi di noti politci italiani metto questo elemento perchè è importante la propaganda ha sempre una contropropaganda e Mino Pecorelli era un giornalista
con molte fonti all’interno dello stato qualcuno sostiene anhce nei servizi segereti italiani ora dovrete ricordare questa parte più avanti proseguiamo e arriviamo ai primi anni degli anni 80 l’omicidio di due giovani dell’area di Milano attenzione perchè in questa area svilupperà le proprie attività l’attuale presidente del consiglio Silvio Berlusconi e proprio in Milano vengono uccisi due giovani ragazzi i quali nomi sono Fausto e Yayo questi due giovani raggazzi si occupavano di comprendere e denunciare la criminalità in alcune aree di Milano criminalità collegate alla droga
respondabili dei degradi sociali presenti in quei qurtieri ed altro bene ! ora attenzione perchè
questi due ragazzi propagandavano meglio ancora una volta contropropagandavano la verità in questo caso di Milano quindi la città di movimento imprenditoriale di Sivlio Berlusconi ora fate attenzione perchè voi sapete ceh Silcio Berlusaconi risulta iscritto anche egli nella loggia massonica deviata P2 che come abbimo detto ha nel suo fondatore il cui nome è Licio Gelli un a
quel tempo agente dei servizi segreti italiani ora attenzione perchè è molto provabile che la stessa madre di uno dei due bravi giovani di milano abbia sostenuto che glio uccisori del figlio e dell’amico del figlio siano i servizi sgreti italiani ora sarete forse arrivati da qualche parte nella vostra logia intutiva anche ma attenzione perchè c’è ancora dell’altro molto altro e facciamo ora un passo indietro è il 1978 attenzione perchè in questo anno viene ucciso quello che era in quel periodo il presidente del consiglio Aldo Moro morto in Roma nel 1978 ora attenzione perchè
Aldo Moro voleva una presenza nella propria coalizione politica del partito comunista italiano
ora fate attenzione perchè qui arrivano i collegamenti più o meno saldi stretti coesi quindi poichè
Fausto e Iaio erano di aree sociali il cantante luigi Tenco si mormorava in quel tempo io ho fatto ampie ricerche a riguardo che volesse entrare o essere vicino o al partito socialista o al partito comunista ora fate attenzione perchè durante il rapimento di ALdo Moro erano presetni sul luogo anche agenti dei servizi sgreti italiani ma attenzione perchè qui comincia lo scoop perchè tutti questi agenti e non solo erano tutti iscritti alla P2 il cui capo coem abbiamo detto era o forse è ancora un ex forse anche e proprio un’agente dei servizi sgreti italiani ora cominciamo ad avere un landscape investigativo dal grande profilo ovvero molto molto importante per i fini storici umani
politici etici morali e contemporanei cominciamo ad arrivare non ad una ma alla più importante verità dal dopo guerrra ad oggi in unoi dei covi delle BR brigate rosse fu trovata la macchina da scrivere con la quale venivano inviate le lettere delle BR attenzione perchè la macchian da scrivere era un tipo speciale e era una macchina da scrivere dei servizi sgreti italiani ! ora avrete capito più cose le BR brigate rosse avevano i loro chiari scopi politici e in parte quasi guerriglieri
ma attenzione perchè il mondo delle armi è comunque un monndo fatto di vittime e carnefici quindi in sostanza un mondo oscuro e pieno di sodalizi silenziosi sotterranei avvolte necessari
coem per i rifugiati politici per raggiungere un’altro paese per esempio avvolte non necessari come il crimine ma qui ora io devo fermarmi ma riprenderò questo discorso più avanti proseguiamo con le date e gli accadimenti è l’anno 1983 scompare una ragazza di 15 anni
il cui nome è Emanuela Orlandi ora attenzione perchè questo è un punto fondamentale anche perchè io freuentavo gli stessi luoghi di Emanuela Orlandi quindi ora dovrò evidentemente essere più dettagliato secondo ciò che molti investigatori hanno sostenuto è che è evidente la interazione
di fruppi della malavita italiana e romana la banda della mgliana presente nell’area di piazza navona campo in Roma le aree della destra eversiva fuoriuscite spesso dal MSI lo stesso partito da dove è uscito GIanfranco Fini e il Generale dei carabinieri Musumeci ad oggi ancora indagato per eversione di stato furono anche indagati comunque i servizi sgreti della Germania dell’est
ora attenzione perchè Licio Gelli era iscritto la partito fascista e faceva parte attiva del piano Gladio e dei piani Caos e altri tutti piani volti a non far naturare le aree anarchiche a forte caratterizzazione sociale nel senso del vero sociale e le aree comuniste e socialiste propriamente dette ciò comunque non permetteva a questi individui di commettere omicidi di alcun tipo in sostanza .
Ora vi dicevo che io abitavo e poi sono cresicuto proprio negli stessi quartieri di Emanuela Orlandi
praticamente frequentavamo la stessa piazza ! quindi di questa storia siccome io ho visto e quindi so tante cose insomma diciamo che ne so tante tante ! ma ciò che è importante in sostanza ed in sintesi è che questo omicidio è in relazione con il caso della banca vaticana dell YOR che non per fatalità sovvenzioanava attraverso il banco ambrosiano veneto che sempre non per fatalità era diretto anche da un finanziere fi nome Roberto Calvi che attenzione perchè era colegato sempre
alla P2 in sostanza Emanuela Orlandi era stata presa in ostaggio per ricattare proprio papa Woitila per farlo tacere sui fatti della banca dello YOR quindi ancora uan volta per far tacere la verità per prima cosa e per seconda per assilenziare i loschi e criminosi traffici finanziari internazionali e nazionali ora fate attenzione perchè se state sequendo questo articolo vi starete forse ponendo delle domande ma come detto fate attenzione perchè io non ho dinito di raccontarvi della storia di Emanuela Orlandi il fatto à che che vicino l’area dove Emanuela Orlandi
cantava c’era molto provabilmente una sede dei servizi segreti italiani a sostenerlo non sono io solo ma anche lo stesso padre di Emanaule Orlandi ! e non solo il padre ha anche sostenuto che
ad uccidere la figlia siano stati indovinate chi provate ebbene il padre ha sostenuto che gli uccisori
della figlia siano proprio i servizi segreti italiani bene questo caso che vi sto presentado ora vede me coinvolto in prima persona perchè come amiche più vicine di Emanuela Orlandi anche ho avuto in questi anni tanti fastidi anche da parte spesso delle criminalità organizzate, politiche,
e dello stato italiano prorpio della stessa provenienza per altro ! ma ora fate una grande attenzione perchè le amiche più vicine di Emanuel Olrandi sostengono di essere state pedinate per ben 30 anni cosa vi sto raccontando il più grande scoop dal dopo guerra italiano ad oggi
Ma ora dobbiamo proseguire questo viaggio all’interno di questo scoop senza luci silenzioso e solitario arriviamo al 1992 anno in cui vengono assasinati i giudici Falcone e Borsellino ora attenzione perchè coglio qui essere breve uno dei capi della mafia che corrisponde al nome
di Totò Reina sostiene che ad aver ucciso i due bravi giudici siano stai i servizi segreti italiani
e non solo altre investigazioni hannoi rilevato durante uno dei due omicidi attività nell’area
non di salvagurdia della sicurezza dei giudici ma di spionaggio dei sempre servizi segreti che erano ancora uan volta uqindi presenti almeno in una delle due stragi non solo pare che un carabiniere come saprete ha portato via l’agenda del giudice Paolo Borsellino agenda che ad oggi non è stata ritrovata e che secondo il fratello del giufice Polo Borsellino conteneva ancora uan volta la verità .Se siete arrivati din qui a leggere avrete quindi capito molte cose ma anfiamo avanti coem nel caso delle BR la mafia aveva degli obiettivi che anche se portati a termini e condotti quinfi dai servizi sgreti italiani facevano comodo comunque ad uan parte della direzione
della mafia italiana proprio come nel caso delle stragi dell’Italicus e quella del 12 dicembre del 1969 dove un potente ordigno esplose all’interno della sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano, causando 12 morti e 90 feriti anche in questi casi c’era il pieno coinvolgimento dei servizi sgreti italiani ora attenzione perchè il terrore l’intimidazione esplode quindi in questo ultimo caso ancora uan volta a Milano riporto questo fatto del 1969 ora per
chiudere un anello investigativo o meglio un cerchio cronologico investigativo adesso fate attenzione perchè dovreste avere notato che si tratta in sintesi dei più noti fatti che hanno scoinvolto la nazione italiana dall’ultimo mezzo secolo ad oggi ma veniamo quindi alla soluzione
di questo caso e al caso di questo scoop quindi abbiamo detto in pratica che questi gravissimi fatti hanno come cardine la verità la denuncia la conoscenza di dati fatti importanti per l’orientamento
della politica italiana sapere cosa succede a Milano può voler dire sapere cosa fa di illecito anche il futuro presidente del consiglio ora fate attenzione perchè nel piano della P2 vi era e vi è un nuovo orfinamento dello stato ceh secondo Licio Gelli sarebbe egli stesso af aver programmato
e l’attual presidente del consiglio sarebbe la prodiga e capave guida politica si questo nuovo ordinamento nazionale globale finanaziario politico mediatico culturale scolastico accademico e sociologico . Ora se avrete fatto i calcoli con la storia e con il presente avrete capito che tutti gli omicidi gravissimi avvenuti in italia dall’ultimo mezzo secolo ad oggi ovvero i famosi segreti e misteri italiani non sono da oggi più ne segreti ne un mistero perchè i responsabili sono stati e sono lo stato italiano che attraverso l’uso di reti politiche eversive e reti politiche mafiose ‘ndrangheta mafia camorra e reti finanazirie e mediatiche ha sterminato chiunque si opponeva alal realizzazione del piano P2 questa è qiella che io ho in modo severo definito l’ultima verità .
Postilla è da notare che tra i fondatori del Partito di Forza Italia diretto da Silvio Berlsuconi
ci sono un ex dirignete di lotta continua e una ex dirigente del giornale manifesto oltre a Giuliano Ferrara già partito comunista oltre alla presenza nelle liste degli iscritti della P2 di Maurizio Costanzo che sostiene di non sapere comunque di cosa si trattasse in realtà ed in fatti e forse non a caso se qualcosa sa e se non sa ha comunque detto molto riguardo la mafia scampò ad un
grave attentato in Roma è poi vero che pochi scamparano agli attentati di quel periodo un tentativo di sviamento? . Inolte come già saprete molti esponenti dell’attuale PDL sono attualmente in carcere per associazione mafiosa o fortemente indagati come il caso dell’ex governatore della banca d’italia e come l’ex governatore della regione Sicilia oltre a diversi deputati altri arresati o sempre dortemente indagati o per associazione criminale di stampo mafioso o per crimini legati all’uso improprio dei servizi segreti italiani stessi vedere caso telecom sismi ad esempio .RIocordo inoltre che sovente questi provvedimenti hanno riguardato anche il PD come nel caso degli scanfali calbresi e dell’ex governatore dell’abruzzo e anche rifondazione comunista sempre in calabria l’italia è uan rete oggi fata di concussioni criminalità e questa orribile ultima verità che riassumendo ancora se avrete fatto i calcoli con la storia e con il presente avrete capito che tutti gli omicidi gravissimi avvenuti in italia dall’ultimo mezzo secolo ad oggi ovvero i famosi segreti e misteri italiani non sono da oggi più ne segreti ne un mistero perchè i responsabili sono stati e sono lo stato italiano che attraverso l’uso di reti politiche eversive e reti politiche mafiose ‘ndrangheta mafia camorra e reti finanazirie e mediatiche ha sterminato chiunque si opponeva alla realizzazione del piano P2 questa è quella che io ho in modo severo definito l’ultima verità .
SVEGLITEVI ! DESTATEVI !
teoria
della inflazione
astratta teoria
per eliminare definitivamente
la povertà dal mondo !
RBA
presenta
Christian Binacci !
Teoria della inflazione astratta
(Teoria economica per eliminare definitivamente la povertà dal mondo moderno)
La economia mondiale deve cambiare i rapporti internazionali per riconquistare il potere di acquisto più proprio per abitante o per famiglia. Oggi viviamo in un mondo tecnologico ma la tecnologia non ha liberato l’individuo dalla schiavitù del salario basso. Il potere di acquisto reale oggi non permette alla maggiore parte degli individui del pianeta di vivere serenamente e questo con i livelli tecnologici raggiunti non è accettabile. In Africa un malato di HIV non può comprare i farmaci per curarsi,in Europa un individuo deve indebitarsi per tutta la vita per avere una piccola casa . Questo perche i rapporti internazionali della economia sono uno standard dello scorso secolo e del secolo precedente lo scorso secolo .
Nel mondo muoiono,ancora,per colpa della povertà,milioni di persone e miliardi di persone hanno uno standard di vita qualitativamente e quantitativamente molto basso. Miliardi di persone lavorano quasi tutto il giorno,avvolte tutto il giorno,e hanno un salario con cui non riescono a sostenere una vita qualitativamente e quantitativamente sostenibile. Con la dottrina,con la teoria,con la legge economica funzionale della “Inflazione astratta”,”Teoria della inflazione astratta”,è possibile non solo riuscire ad eliminare la povertà dal mondo moderno,contemporaneo e futuro,ma è anche possibile approdare a dei standard di vita qualitativamente e quantitativamente molto più alti. Sul pianeta terra,per così dire,tutte le persone sarebbero,diventerebbero,ricche. Ovviamente bisognerà mettere dei filtri per i consumi e orientare la comunità mondiale verso il consumo di energia proveniente da fonti biodinamiche come la energia eolica o solare ad esempio.
Nella economia mondiale moderna c’è un “Bug”,il bug che io ho scoperto e chiamato “Bug della economia mondiale” e con la teoria della inflazione astratta è possibile mettere fine a questo bug della economia mondiale ed eliminare completamente la povertà dalla terra,per la prima volta nella storia della umanità. E’ possibile un radicale cambiamento della vita di tutti.
La suddetta dottrina economica consiste nel fare equivalere la equivalenza del valore della moneta nazionale al valore di tutte le altre monete degli altri paesi,ovvero tutti i paesi dovrebbero avere una moneta con un potere d’acquisto omogeneo,ma non per forza,possono anche mantenere il loro valore monetario nazionale. Gli stati dovrebbero produrre moneta,le banche centrali dello stato dovrebbero emettere molta valuta e distribuire poi questa valuta alle imprese che a loro volta dovrebbero distribuire questa valuta agli operai ed agli impiegati,all’incirca il salario più basso sarebbe di 10000 euro per lavoratore .Bisogna diciamo eliminare il concetto di inflazione dal mondo moderno,ecco perche la idea di chiamare questa dottrina economica “teoria della inflazione astratta”. Codesti poi (i lavoratori) rispenderebbero la valuta guadagnata così in pochi anni le banche centrali nazionali potrebbero fermare questa emissione di valuta(da 10000 euro fino anche a 100000 euro),e, in questo modo quindi gli imprenditori avrebbero la possibilità di elargire stipendi di 10000 euro e anche di più 100000 euro per lavoratore,avendo poi degli introiti più elevati.
Sarà opportuno guidare con dei filtri le spese dei lavoratori,cinque condizionatori d’aria per famiglia produrrebbero una richiesta di energia della quale molte nazioni non possono disporre e mettere dei filtri anche per i beni di prima necessità,per il costo degli appartamenti e per gli affitti,il cui prezzo altrimenti salirebbe in modo vertiginoso.
Con questa dottrina economica un europeo potrà vivere più serenamente come merita ed un’abitante delle zone povere della Africa,ad esempio,potrà acquistare i farmaci,il cibo ed una casa senza più problemi,acquistando anche macchinari e prodotti dalla Europa o dalle industrie distribuite nel proprio territorio ed africane .
Coloro che volessero sviluppare questa teoria economica o coloro che volessero maggiori chiarimenti sulla “teoria economica della inflazione astratta”possono contattarmi attraverso la mia E-mail o possono contattarmi attraverso il mio numero telefonico.
Teoria sviluppata,relazionata e teorizzata dal Filosofo Christian Binacci .
Christian Binacci Communications International 2011/2012
Diffondi la teoria della inflazione astratta per eliminare definitivamte e per la prima volta la povertà dal mondo
Per avviare un vero processo di arricchimento globale e annientamento della povertà materiale tutta,
la povertà materiale,dell’intero,di tutto il mondo.
Christian Binacci CONTACTS
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NALDI: Per lo sciopero della CGIL piena condivisione e adesione
Condivido totalmente le ragioni dello sciopero della CGIL, ed esprimo tutto il mio appoggio al comparto Funzione Pubblica che da troppo tempo subisce attacchi continui, si tratta di una rappresaglia virulenta e ingiustificata – ha detto Gian Guido Naldi di Sel, intervenendo all’assemblea pubblica dei dipendenti della Regione della CGIL di stamattina.
Questo Governo che ha negato fino all’ultimo la crisi, che non aveva e non ha la cultura e la capacità per contrastarla con misure in grado di fare uscire il paese dalla recessione, si è infine affidato alle ricette dei santoni del liberismo. Coloro che sono stati i teorici e gli alfieri delle scelte che hanno portato alla crisi, scoppiata fin dal 2008, ora, per uscire dalla crisi, ci impongono le stesse ricette che l’hanno generata.
Credo che non debba essere il mondo del lavoro a pagare ancora la manovra economica, non possono essere i pensionati a subirla e i giovani a pagare più tasse; e credo non si possa nemmeno mettere in discussione il contratto nazionale, un valore non solo economico ma anche culturale. Questo Governo, invece di combattere l’evasione fiscale, tassare le grandi rendite immobiliari e finanziarie e concentrarsi sui redditi maggiori ha preferito tagliare i servizi, la sanità e l’assistenza, vuole costringere gli enti locali a privatizzare i beni comuni in contrasto con l’esito del referendum di giugno.
Per questo, ha concluso Naldi, porgo la mia adesione personale e quelle di Sinistra Ecologia e Libertà e del Gruppo Assembleare Sel-Verdi che rappresento e per questo sarò presente anche al presidio di lunedi sera davanti ai cancelli della DUCATI.
Invito tutti i lavoratori ad aderire allo sciopero del 6 settembre, che è a difesa di tutto il mondo del lavoro. Credo che basterebbe solo l’abolizione delle festività civili, del 1 maggio, del 25 aprile e del 2 giugno per motivare uno sciopero generale di tutti i lavoratori in difesa di valori e conquiste che riguardano tutti e, purtroppo, in questo momento c’è molto di più in discussione.
Bologna, 2 settembre 2011
Chi è il Baro più Bravo?
Alla fine, dicono, ha vinto Berlusconi perché è riuscito a non mettere le mani nelle tasche degli italiani. Niente aumenti IVA, appena sfiorate le pensioni, una impercettibile sforbiciata ai tagli dei Comuni, anche se questi continuano a protestare, ma soprattutto niente imposta di solidarietà per i redditi piu’ alti, come fosse un merito , anziché una autentica vergogna. Verrebbe subito da chiedersi : Allora, Tremonti voleva fregarci, sfilando tutti quei soldi, anche ai ricchi? Barava Tremonti o bara Berlusconi? Credo entrambi, si tratta di vedere chi è il primo in classifica. Il Premier afferma che i mancati introiti , rispetto alla manovra Tremonti saranno recuperati dalla lotta all’evasione, cominciata quando ancora era vivo mio nonno, nel 1943. Ma su queste amenità e sui disastri che avverranno sui mercati finanziari avremo modo di tornare nei prossimi giorni e verificheremo chi vincerà sul mercato della barzelletta, dove Calderoli ha già una spanna di vantaggio avendo proposto l’imposta di solidarietà, doppia, solo sui calciatori, di certa e assoluta incostituzionalità. Quindi, sullo sfondo, se non vogliamo sparire dal novero dei paesi civili, rimane l’imposta sui grandi patrimoni, sulla quale convergono un po’ tutti. Vediamo perché, in estrema sintesi.
Fin quasi alla fine degli anni ’60 ( al termine degli anni del miracolo economico) , l’Italia vantava un avanzo corrente di Bilancio /debito pubblico peri al 2,8%, mentre nel quinquennio 1980-84 si è passati ad un disavanzo corrente del 6,3%. Nel 1973 è scoppiata una delle crisi piu’ drammatiche del Capitalismo globale con l’inarrestabile crescita del prezzo del petrolio, che ha determinato un lungo ciclo inflazionistico. I Governi dell’epoca, oltre agli sprechi che ancora continuano indisturbati, hanno pensato bene di coprire i buchi di Bilancio ricorrendo all’emissione di titoli pubblici, il cui rendimento era direttamente proporzionale alla crescita dell’inflazione, rendimenti che sono giunti al 22,50-23% su base annua. Così, il Debito Pubblico è passato dagli 83 mila mld del 1975 ai 282 mila del 1981 e ai 677 mila del 1985, decuplicando nello spazio di 10 anni. Tutto il resto, fino ad arrivare ai circa 4 milioni di miliardi di vecchie lire era stato perfettamente previsto dagli analisti ed economisti dell’epoca. A nulla sono valsi, a questo punto le manovre di lacrime e sangue iniziate da Amato nel ’92 e continuate fino ai nostri giorni. Il rapporto Debito/Pil è sempre aumentato, nonostante le manovre, fino a superare il 120% rispetto al PIL. E per questo l’Europa ci ha messo a freno e ci ha commissariato. Ma il problema non si sblocca, poiché la manovra di 45 MLD di €uro che ci ha imposto l’Europa serve solo a coprire l’ulteriore deficit di bilancio corrente, non già a risanare l’immensa voragine del Debito Pubblico, che ogni mese batte un nuovo record.
Mentre i cervelloni dei manovratori si stanno stracciando le vesti e si rimbeccano su cosa bisogna tagliare secondo Bossi o Calderoli o secondo il Premier, il differenziale dei tassi di interessi che l’Italia paga rispetto ai Bond tedeschi sta già facendo maturare l’importo della prossima , imminente, manovra da varare per coprire l’ulteriore deficit generato dai maggiori interessi sul Debito Puibblico.
D’altra parte, bisogna osservare che se lo Stato italiano (leggi popolo italiano) si ritrova con circa 2 miliardi di euro di Debito sul groppo, qualcuno ne ha beneficiato. I lauti interesse pagati sul debito nel tempo, a partire da quel famoso 23% del 1982, qualcuno li ha intascati.
Questo qualcuno è rappresentato dai soliti ignoti, cioè Grandi Banche, grosse Istituzioni finanziarie , Istituti di Assicurazione, grandi imprenditori, Brokers nazionali ed esteri, intermediari ai vari livelli, grandi finanzieri e facoltosi di ogni tipo, a cominciare da chi oggi ci governa. Questo ha accentuato a dismisura le distorsioni di distribuzione della ricchezza , generate in prima battuta dal sistema capitalistico vigente, creando quella immensa e irrecuperabile differenza di posizioni, che la Banca d’Italia ha così inquadrato : il 50% della ricchezza del Paese è nelle mani del 10% delle famiglie. Al restante 90% spettano le briciole.
Questa è la prima, fondamentale, ragione, di natura etica, civile, di giustizia redistributiva, che reclama una partecipazione dei piu’ abbienti a concorrere al risanamento del Paese, prima che sprofondi, restituendo un minima parte di ciò che hanno intascato almeno negli ultimi 35-40 anni. Le altre ragioni le illustreremo domani – 2^ puntata.
da http://www.cubadebate.cu del 2 settembre 2011
Cuba continuerà a mostrare la sua verità
di Deysi Francis Mexidor
Una nuova escalation di aggressioni del Governo degli Stati Uniti si sviluppa contro Cuba a partire da una campagna di stampa che pone l’accento su un presunto clima di violenza e di repressione all’interno del nostro paese.
Il momento non è casuale, si sceglie uno scenario particolarmente convulso in Europa e nel mondo arabo, a causa soprattutto degli sviluppi degli avvenimenti in Libia e in Siria.
L’attuale crociata generata dalla Florida intende generare nei media internazionali un’opinione per proiettare l’immagine distorta di un ipotetico aumento della repressione poliziesca a Cuba, e per questo si serve, come sempre, dei suoi storici salariati, come è stato dimostrato nella denuncia “Le ragioni di Cuba”.
Le presunte donne “represse” sono le autotitolate Damas de Blanco, la cui attuazione al servizio degli interessi di una potenza straniera è nota, come sono note le somme di denaro che ricevono da gruppi terroristici che sostengono i loro piani di provocazione.
Queste mercenarie dell’Impero, che si ama presentare come “pacifiche” e “maltrattate”, entrano nello schema della strategia della Casa Bianca che cerca un pretesto di condanna a Cuba di fronte agli organismi internazionali.
Essendo carenti di motivi e avendo abbandonato il paese la quasi totalità delle componenti di questo gruppuscolo, sono ricorse ora a comprare il sostegno dei cittadini con condotte antisociali, in quanto quello a cui aspirano è un avallo che permetta loro di ottenere un visto per emigrare.
Le loro azioni in questi casi si producono in modo regolare dopo una visita alla Sezione di Interessi degli Stati Uniti a La Habana, dove sono ricevute sistematicamente in modo preferenziale, per la loro preparazione, per ricevere orientamenti e rifornimenti.
Il massacro del popolo libico, perpetrato dall’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) e dagli Stati Uniti – con l’auspicio del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e sotto la falsa scusa di proteggere civili – è un’alternativa che i nemici della Rivoluzione sognano di legittimare contro Cuba.
Lo scorso 23 agosto la congressista di origine cubana Ileana Ros-Lehtinen, presidentessa del Comitato di Relazioni Estere della Camera dei Rappresentanti, ha chiesto a Obama di aumentare le sanzioni “contro il regime cubano per le ultime aggressioni alle Damas de Blanco”.
Nei suoi eccessi e deliri è andata oltre: ha detto che le stesse “nazioni democratiche” che sostengono quelli che incoraggiano rivolte per abbattere governi in Medio Oriente e in Africa devono appoggiare “l’opposizione” dentro Cuba.
La congressista federale è la stessa che in precedenza si era congratulata per l’inserimento del nostro paese nella fittizia lista che ogni anno il Dipartimento di Stato emette su presunte nazioni che patrocinano il terrorismo, dato che, secondo lei, questo mette in rilievo “la grave minaccia” che rappresenta Cuba per la sicurezza statunitense e della regione.
Con il sostegno del Governo nordamericano e dei suoi Servizi Speciali, vengono amplificate le provocazioni di queste mercenarie.
Per questo ripetono notizie false su diversi mezzi di stampa. Sono azioni che fanno parte di operazioni della cosiddetta guerra psicologica, utilizzata dalla CIA.
Ma innanzitutto perseguono l’obiettivo di generare a qualunque prezzo un incidente che mediaticamente permetta di creare “un caso” su una presunta repressione.
Alcune di queste cittadine hanno tentato di realizzare disordini pubblici a La Habana e a Santiago de Cuba, dove si erano recate dalla capitale, per dirigere le azioni che sono state respinte in modo spontaneo dalla popolazione con slogan di sostegno al processo socialista e ai suoi leader.
Queste donne che oggi si presentano come vittime, che dopo l’esecuzione delle azioni controrivoluzionarie ricevono il pagamento inviato da Miami, sono le stesse che nel 2009 si sono congratulate con il golpista honduregno Roberto Micheletti per la sua azione, mentre per le strade di Tegucigalpa scorreva il sangue del popolo.
Le immagini dei manifestanti repressi in Spagna con colpi e gas lacrimogeni, o a Santiago del Cile, ad Atene, a Londra e persino nella stessa New York, non si vedono a Cuba dai tempi in cui governava il tiranno Fulgencio Batista, figlioccio prediletto delle diverse amministrazioni nordamericane.
Le percosse della polizia, i carri antisommossa e i morti, com’è appena successo a un giovane cileno assassinato durante le proteste studentesche che scuotono la nazione sud-americana, non hanno ricevuto simili campagne di stampa.
I portavoce del Dipartimento di Stato non si sono pronunciati, mentre i congressisti dello stile di Ileana Ros-Lehtinen sono rimasti muti.
Per i cubani è sacra la difesa di un processo che tanto sangue prezioso è costato negli oltre 140 anni di lotta. Per questo continueranno a denunciare queste manovre con le prove che rivelino al mondo la nostra verità.
que viva Fidel! Viva Cuba e viva tutti i paesi che si sottraggono dalla morsa del capitalismo infame!
MANOVRA – ANCHE CAMILLERI, CELESTINI E CREMASCHI IN PIAZZA CON
INDIGNATI E POPOLO VIOLA
L’appello, pubblicato su http://www.ilpopoloviola.it, lanciato da tantissime
firme autorevoli della cultura, del giornalismo e dello spettacolo,
per una grande manifestazione il 10 e 11 settembre a Roma, sta
circolando in maniera virale su tutto il web – spega il blogger Viola
Gianfranco Mascia – e sta raccogliendo decine di migliaia di adesioni
da parte del popolo della Rete.”
“Alle firme di Flores d’Arcais, Beha, Dario Fo, Alessandro Gilioli,
Giulia Innocenzi, Margherita Hack, si sono aggiunte in queste ore
quella di Andrea Camilleri, di Ascanio Celestini e di Giorgio
Cremschi” – aggiunge Mascia.
“Tutti insieme per ribadire l’esigenza di ribellarsi ai privilegi
della Casta, i costi della politica e della corruzione e la necessità
di dire NO ad una manovra iniqua e che non colpisce i responsabili di
questa situazione: banchieri e politici – prosegue Mascia – Per questo
sarà importante la mobilitazione del 10 e 11 settembre che stiamo
autorganizzando con i cittadini indignati di Roma e di tutta Italia,
con assemblee popolari.”
“L’invito che facciamo – prosegue il blogger Viola – è a essere con
noi a Roma il 10 settembre alle 14 in p.zza della Repubblica per la
“Camminata verso l’Assemblea” che si concluderà in P.zza San Giovanni
dove, dalle 17 in poi si svolgeranno assemblee autorganizzate nelle
tende che pianteremo, fino al giorno successivo”.
“Invitiamo i giornalisti a partecipare alle assemblee preparatorie che
si terranno oggi dalle 17 in poi, e il 5,7 e 8 settembre dalle 19 in
poi in P.zza San Giovanni a Roma, accanto alla statua di S. Francesco”
Per info: 337 1095035
UN PROGRAMMA COMUNE PER L’OPPOSIZIONE DI SINISTRA
L’emergenza democratica appare evidente all’interno della situazione venutasi a creare con le modifiche apportate dal Governo alla manovra finanziaria.
Hanno scritto autorevoli commentatori dalle colonne di giornali sicuramente non sospettabili di estremismo di: “rottura del patto con i cittadini”, in particolare al riguardo dell’intervento sulle pensioni di anzianità, ma anche più in generale (non dimentichiamo l’elemento “beffa” del rimandare a disegni di legge costituzionali la riduzione del numero dei parlamentari, intervento comunque del tutto discutibile in questa forma, e della presunta abolizione delle province).
Siamo già in una fase di regressione rispetto ai dettati del costituzionalismo liberale classico e la nostra Costituzione, più avanzata di quei canoni, appare apertamente violata in diversi punti.
L’interrogativo è questo: le forze politiche stanno rendendosi conto dello stato di cose in atto? Ci sarebbe da dire di no viste, ad esempio, esitazioni e dissensi che agitano il PD al riguardo dello sciopero generale proclamato per il 6 Settembre dalla CGIL (iniziativa da far riuscire assolutamente, intendendola come prima tappa di un non breve processo di ricostruzione dell’opposizione sociale partendo dal mondo del lavoro) e le incertezze che emergono, sempre in questo partito, rispetto alla “questione morale”: una “questione morale” che, come scriveva Carlo Galli ieri sulle colonne di “Repubblica”, sta minando alla base la credibilità del partito.
Su questo punto il segretario del PD deve rompere gli indugi e fare piena chiarezza, senza difese d’ufficio o la richiesta di “passi all’indietro” all’interno di una logica del tutto giustificazionista che, in questo frangente, non ha alcun senso.
L’obiettivo di questo intervento è però rivolto ai partiti di sinistra, attualmente collocati fuori dal Parlamento dopo la sciagurata scelta dell’Arcobaleno nel 2008 (sulla quale i gruppi dirigenti autoreferenziali di questi soggetti non hanno aperto alcuna riflessione, esercitandosi soltanto nell’antica arte della composizione frazionistica e delle scissioni).
Serve uno scatto, da parte della sinistra ancora presente in questo Paese, uno scatto teso a dimostrare che c’è spazio per ricostruire un riferimento politico alla rabbia e alla voglia di riscatto che sale dalla base sociale: rabbia e voglia di riscatto che difficilmente potrà esprimersi appieno senza la costruzione – appunto – di un preciso riferimento politico.
Molti si stanno interrogando su questo punto: il rischio vero è quello di un’ulteriore dispersione di forze, di un impegno che non trovando sbocco concreto rifluisca, per l’ennesima volta, nella conservazione individualistica, o nel settarismo di piccoli gruppi, insignificanti sul piano politico.
E’ sbagliato, inoltre, cercare di porre come riferimento un ulteriore passaggio, del tutto forzato, sul terreno della personalizzazione della politica: una strategia perdente, così com’è perdente l’allineamento con meccanismi mutuati dall’avversario anche sul piano elettorale; su questo punto occorre essere massimalisti, l’obiettivo deve essere quello della “proporzionale” e del riequilibrio anche a livello parlamentare tra governabilità e rappresentanza. Non è certo il ritorno ai collegi uninominali la strada maestra in questa direzione.
Ciò affermato, a futura memoria, ecco la proposta concreta: l’elaborazione di una piattaforma comune elaborata dalle opposizioni di sinistra da portarsi avanti con una forte iniziativa di lotta, prolungata nel tempo, con l’obiettivo –anche- di ricostruire un tessuto di radicamento sociale sul territorio.
Una piattaforma che deve comprendere molti “NO”: a partire dai contenuti della manovra da considerarsi tutti “odiosi”. No anche alle modifiche costituzionali agli articoli 41 sulla libertà d’impresa, e 81, fissazione del deficit in Costituzione. Debbono esserci anche molti “SI”: al ripristino dello Statuto dei Lavoratori e del concetto di contratto nazionale di lavoro, alla patrimoniale il cui gettito deve essere destinato a investimenti pubblici nel campo delle infrastrutture, della sanità, dell’utilizzo del territorio, a un progetto di ristrutturazione del meccanismo di relazione tra Stato ed Enti Locali sul terreno istituzionale , fiscale, della regionalizzazione di determinati servizi rivelatasi un assoluto fallimento, all’idea “forte” dell’Europa Politica, all’immediato ritiro dell’Italia da tutte le missioni di guerra con l’avvio di una vera politica estera di pace.
Un “programma comune” che affronti, complessivamente, il tema della “decostituzionalizzazione” del sistema politico e dell’insieme delle relazioni sociali e civili in Italia.
Va messo in cantiere un grande appuntamento a partire da tutte le province, cui far partecipare i soggetti organizzati, i movimenti, le singole forze disperse dalla diaspora di questi anni, senza vincoli di precedenza ideologica ormai privi di significato , per arrivare a formare un’Assemblea Nazionale di delegati in vista di una “Costituente per l’Alternativa”. Senza forzature organizzativistiche, ma con un obiettivo ben preciso: forse attraverso questa strada, nel 2013, la sinistra potrebbe ritrovare la via della rappresentanza parlamentare proponendo una propria autonomia programmatica e politica, senza dover dipendere da “miracoli dall’alto” o da vincoli all’interno di meccanismi che negherebbero, alla fine, i due punti fondamentali: quelli del collegamento con la crescente indignazione sociale, il recupero della propria autonomia e della propria identità sul terreno dell’agire politico e del radicamento sul territorio.
Savona, li 31 Agosto 2011 Franco Astengo
MANOVRA – ALTRO CHE PAESE DI M…. E’ UN PAESE INDIGNATO. IN PIAZZA 10
E 11 SETTEMBRE
INVITO ALLA STAMPA A PARTECIPARE ALLA ASSEMBLEA PREPARATORIA IN PIAZZA
DOMANI 4 SETTEMBRE
“Se Berlusconi ha in mente un paese di m….., non ha visto realmente
cosa sia un paese indignato.” – scrivono su Facebook i Viola promotori
della due giorni del 10 e 11 settembre a Roma.
Il programma si sta mettendo a punto con assemblee autorganizzate che
si tengono nelle piazze (la prossima domani, domenica 4 settembre,
dalle 17 a Piazza di posrta San Giovanni di Roma, accanto alla statua
di San Francesco: la stampa è invitata).
Per info: 337 1095035
Ecco la mail che sta circolando in maniera virale in rete:
“Il 10 e 11 settembre facciamo Piazza Pulita
Due giorni in piazza per dire basta ai privilegi della Casta, alla
corruzione, al malaffare, ai condannati in Parlamento. Per dire che
non vogliamo che a pagare i costi della crisi e del fallimento
economico del governo siano i giovani e le famiglie mentre la classe
politica si guarda bene dall’intervenire sugli enormi costi della
politica. Ma anche per ribadire che non siamo merci nelle mani di
banchieri, affaristi e politici europei.
Dario Fo e Antonio Tabucchi, Andrea Camilleri e Ascanio Celestini,
Margherita Hack e Paolo Flores D’Arcais, ma anche tutti i cittadini
indignati che vogliono reagire, la parte migliore del nostro Paese si
mobilita e lancia un appello: torniamo in piazza a Roma il 10-11
settembre.
Il 10 settembre ci troveremo alle 14 in p.zza della Repubblica per una
Camminata verso l’assemblea popolare per le strade di Roma. Alle 17,
in piazza San Giovanni, cominceremo la nostra assemblea autorganizzata
e autogestita, discuteremo in gruppi grandi e piccoli che formeranno
tanti capanelli di lavoro, scuola, costi della politica, corruzione,
casta, finanza, disabilità e di tutti gli argomenti che ciascuno
riterrà importanti.
Non ci sarà nessun palco centrale, ma una discussione diffusa e
autorganizzata. Poi la sera ci sarà spazio anche per musica e
animazioni teatrali, anche queste completamente autogestite.
L’11 si svolgerà una grande assemblea popolare per ragionare sulle
tematiche decise nei gruppi e sul proseguo della mobilitazione.
Cosa puoi fare?
Difffondi, Organizza, Contribuisci, Partecipa:
Diffondere la notizia anche scaricando il materiale e i banner da
inserire sul tuo blog o sito
(http://letteraviola.it/piazzapulita/materiali/), informando amici e
parenti di questa iniziativa.
Partecipare all’organizzazione: ci troviamo domenica 4 settembre dalle
17 in poi e lunedì 5, mercoledì 6 e venerdì 7 settembre dalle 18.30 a
Roma in piazza di Porta San Giovanni (accanto alla statua di San
Francesco)
Contribuire alle spese: dobbiamo raccogliere circa 8.000 euro per
coprire i costi essenziali (tendoni, luce, Adsl, tavoli, sedie, bagni
chimici, amplificazione…), siamo a quota 2.200, ne mancano 5.800,
bastano anche pochi euro: è la scommessa che vogliamo giocare, non
accetteremo soldi da partiti e sindacati, per mantenere la completa
autonomia dell’iniziativa. Vai a questa pagina
http://letteraviola.it/piazzapulita/fai-una-offerta/ per contribuire.
Ma soprattutto partecipa alle due giornate e ricorda che se vieni da
fuori Roma potrai piantare la tua tenda a San Giovanni.
Questa volta scendiamo in piazza non solo per protestare ma per
conoscerci, discutere, proporre e stare bene insieme.
Per favore impegnati a fare alcuni gesti concreti: inoltra questa mail
a tutti i tuoi contatti, fai almeno 5 telefonate e diffondi almeno 10
SMS con questo messaggio: Facciamo Piazza Pulita, 10/11 settembre a
Roma. Non siamo merci in mano a banchieri e politici. Contro la Casta
e la corruzione. Partecipa: http://www.ilpopoloviola.it.
Grazie
Adele, Amedea, Franz, Gianfranco, Giulia, Giuseppe, Marco, Massimo,
Vittoria e tutti gli altri amici.”
Un manicomio criminale
di Sergio Cararo
I contenuti e le modalità con cui il governo sta definendo le misure
economiche indicano che siamo dentro un autentico manicomio criminale.
Il manicomio è presto detto. Nel tentativo di salvaguardare gli interessi di
tutto o di parte del proprio blocco sociale di riferimento, il governo in
carica ha cercato una difficile mediazione tra i diktat delle istituzioni
finanziarie europee e le necessità di consenso elettorale. Il risultato è
stato una ridda di annunci, smentite, modifiche, esternazioni ritirate
soprattutto sulla patrimoniale, sulla tassa straordinaria europea sui
redditi più alti e sulle pensioni. I volti poi, quello di Bossi o quello di
Sacconi, quello di Brunetta o quello di Cicchitto, sono l’adeguato marchio
di fabbrica del manicomio stesso.
Da un lato, questa congrega ha alzato un polverone nel quale diventa
difficile conoscere per tempo quali siano i dettagli e le indicazioni
definitive. Solo una volta diradata la polvere si potrà capire come stanno
effettivamente le cose. Sul piano strettamente istituzionale-liberale, si
tratta di una negazione del confronto di merito parlamentare sulla più
importante delle decisioni politiche che uno stato prende: la politica
economica e la distribuzione della ricchezza. In pratica, il cuore della
politica. Chissà se il “difensore della Costituzione” che abita al Quirinale
se n’è accorto…
Dall’altra parte, questo modo di procedere facilita il compito alla
speculazione finanziaria, che prospera proprio sull’incertezza e sulle
contraddizioni, facendo evaporare in pochi giorni il bottino rastrellato con
misure dolorose che invece faranno male per molti anni; cosa questa imposta
senza pietà dai diktat della Banca Centrale Europea e ribaditi oggi sul Sole
24 Ore da Jean-Claude Trichet.
Ma questo manicomio è anche e soprattutto criminale perché sui provvedimenti
che colpiscono ricchi, banche, etc. ci sono contrasti e spinte diverse che
devono trovare “la quadra”, mentre sui provvedimenti contro i lavoratori e i
settori popolari non ci sono contraddizioni, neanche con i partiti
dell’opposizione. Blocco dei salari, tagli alla previdenza sociale e ai
servizi, privatizzazioni, riduzione dei diritti acquisiti in materia sociale
e sindacale, non vedono emergere alcun contrasto tra le forze di governo,
inclusi i “bulli” della Lega ormai completamente a proprio agio
nell’arraffa-arraffa di palazzo.
Ma se leggiamo i dieci punti del Pd, per larga parte non ci sono sostanziali
differenze con le misure del governo Berlusconi. Un po’ più di lotta
all’evasione, un po’ meno tagli agli enti locali; tutto il resto è la stessa
roba con altre parole.
Questo manicomio è criminale perché colpisce direttamente, apertamente,
sistematicamente e pesantemente i settori sociali già sotto la pressione
della crisi, ma soprattutto già logorati da diciannove anni di manovre
economiche pesanti in nome del Patto di Stabilità Europeo avviato nel 1992.
E’ curioso e criminale scoprire che – dopo averci spiegato per anni che in
essi andavano ormai compresi gli operai e chiunque avesse un lavoro a tempo
indeterminato – alla fine i “ceti medi” sono diventati quelli che guadagnano
più di 90.000 euro all’anno e che quindi non dovevano essere colpiti dalla
tassa straordinaria.
Ma si rendono conto che la stragrande maggioranza dei lavoratori è molto ma
molto al di sotto della soglia dei 90.000 euro annui e già pagano il 73%
dell’imposizione fiscale diretta? La risposta è sì, se ne rendono
perfettamente conto. Ma è proprio contro di essi che governo, banche e
confindustria applicano sistematicamente il loro “odio di classe” cercando
di salvaguardare i loro interessi e di quelli un po’ più simili. E’ proprio
qui l’unico “bancomat” sicuro da cui prelevare le risorse in caso di
emergenza. Gli altri redditi, infatti, sono nascosti, sfuggenti, elusivi.
E’ questo insomma il nodo da visualizzare. Stavolta è in gioco non un modo
diverso di pagare la crisi e il debito, ma gli interessi – o se volete in
qualche modo la sopravvivenza – di una larga parte della popolazione
proletarizzata dalla crisi ma che non riesce ad individuare, e quindi
combattere, i propri nemici. Non reagisce, non “odia” in termini di classe e
quindi riesce a definire con chiarezza i propri interessi e i propri
alleati. Vaga alla ricerca di una via di salvezza, di un referente
affidabile, in un contesto di pareti mobili e vischiose.
Per questo motivo va bene lo sciopero generale del 6 settembre come prima
risposta ed è un bene che sia un fronte sindacale e sociale ampio a
praticare questa mobilitazione. Ma è indubbio che qui occorre fare un salto
di qualità, mentalità e organizzazione del conflitto sociale.
http://www.contropiano.org
ma dopo le cavolate che hai scritto in combutta con i neofascisti sulla Palestina ancora parli? e sempre con questa arroganza che solo voi siete bravi e avete la ricetta giusta e tutti gli altri sono dei dementi o dei traditori… Carraro, vuoi un consiglio? Un po’ di sana pensione (tu che ce l’hai al contrario di noi giovani) e manda avanti gli altri, si spera più equilibrati di te!!!
Segnalo articolo di Lotti
Non è un discorso ideologico ma di utilità pubblica.
Manovra economica: tagliate la spesa militare!
Flavio Lotti: “Sul tavolo della manovra ci devono finire anche queste spese. Ecco dieci ottime ragioni per farlo. Per questo il 25 settembre marciamo da Perugia ad Assisi.”
Non è un discorso ideologico ma decisamente pragmatico. Non è un problema di coscienza ma di utilità pubblica. E’ venuto il tempo di tagliare e rivedere completamente la nostra spesa militare. E’ giusto continuare a spendere in questo modo 24 miliardi di euro all’anno? Ce lo possiamo permettere? E’ questo il modo migliore per garantire la nostra sicurezza? Oppure ce ne sono altri?
La prima domanda che sorge spontanea è: possiamo permetterci di ignorare ancora il problema? La risposta è no: non c’è un solo capitolo del bilancio dello stato che può passare indenne da una seria revisione pubblica. Tanto più quando si continua a chiedere agli italiani di stringere la cinghia e la discussione sui tagli assomiglia a una guerra balcanica.
Secondo. 24 miliardi sono una somma enorme e ogni tentativo di censurare o stroncare sul nascere anche solo la discussione su questi soldi non è solo attentato non alla democrazia ma un ostacolo insormontabile posto sulla via di uscita dalla crisi. Le spese militari devono dunque essere messe sul tavolo della discussione alla pari di tutte le altre spese dello stato. E’ accaduto negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Francia e Germania. Perché non deve succedere in Italia?
Terzo. La sicurezza è un bene pubblico che deve essere garantito dalle risorse del bilancio dello stato alla pari della salute, dell’istruzione, della giustizia, ecc. Ma così come non c’è un solo modo di garantire la salute, l’istruzione e la giustizia così non c’è un solo modo di garantire la sicurezza dell’Italia e degli italiani. Anzi è la stessa concezione di sicurezza che oggi dimostra tutta la sua profonda incapacità di rispondere ai bisogni reali della gente e del paese.
Quarto. Niente è più inutile di una portaerei, un sommergibile o un cacciabombardiere per proteggere i cittadini dalle mafie e dalla criminalità organizzata, dal terrorismo e dalla malavita, dall’illegalità, dalla corruzione e dalla disoccupazione, dall’inquinamento o dalla sofisticazione alimentare. Eppure continuiamo a comperare costosissimi sistemi d’arma e lasciamo i poliziotti senza auto e benzina.
Quinto. Le nostre spese per la sicurezza sono fortemente squilibrate a favore di un modello militare anacronistico, insostenibile e inutilmente offensivo mentre i problemi della sicurezza oggi esigono una pluralità di strumenti in prevalenza preventivi e non militari. Il minimo che bisogna fare è riequilibrare in modo intelligente la spesa per la sicurezza ricordandoci che investire sulla cooperazione, sulla diplomazia (anche popolare) e sull’intelligence è molto più efficace e redditizio che continuare a costruire costosissime macchine da guerra e mantenere in vita un mastodontico esercito di 180.000 uomini.
Sesto. E’ dunque possibile tagliare le spese militari e aumentare la sicurezza degli italiani, dell’Europa e del resto dell’umanità. E’ possibile aumentare la sicurezza tagliando le spese militari e aumentando quelle civili.
Settimo. Ci sono tagli che si possono fare subito e altri che debbono essere pianificati. Ragionevolmente si può partire dalla cancellazione del programma di acquisto dei 131 cacciabombardieri F-35 (costo complessivo di venti miliardi di euro) e dalla completa revisione di tutti i 71 programmi di ammodernamento e riconfigurazione di sistemi d’arma che ipotecano la nostra spesa militare fino al 2026.
Ottavo. Da rivedere immediatamente sono anche le missioni militari nel mondo e in particolare quella in corso in Afghanistan e in Libia. Per alcuni sono “uno dei fiori all’occhiello della politica estera italiana” che non ci possiamo permettere di toccare pena il nostro declassamento internazionale. Per altri sono solo guerre vietate dalla nostra costituzione incapaci peraltro di risolvere i problemi che pretendono di affrontare. Smettere di fare la guerra ci aiuterà a risanare il debito pubblico meglio di qualunque altro taglio alla scuola, agli enti locali o alle pensioni.
Nove. Procedendo su questa strada dobbiamo ricordare che il mondo è sovrarmato e sovraffamato. L’anno scorso la spesa militare mondiale ha raggiunto la cifra record di 1.630 miliardi di dollari. Intanto il numero di persone che soffre le pene della fame ha superato il miliardo. Una persona su sei che vive sulla terra è in questa condizione disperata e altre due vivono in condizioni di povertà. E pensare che con 44 miliardi di dollari si potrebbe sfamare il mondo intero. Il paradosso è che questo accade nel mezzo di una gravissima crisi economica mondiale mentre si riducono tutti i fondi per rispondere a tutte le emergenze e le crisi strutturali globali, carestie, fame, miseria, cambio climatico, pandemie. E’ evidente che anche l’Italia deve contribuire a cambiare strada.
Dieci. Contro la sola ipotesi di revisione della spesa militare si batte da tempo una potente lobby trasversale politico-militare-industriale povera di idee e ricca di complicità mediatiche. Per convincere i parlamentari a tagliare e rivedere seriamente le spese militari si dovranno mobilitare molte, moltissime persone, in ogni città e in ogni collegio elettorale. Anche per questo invitiamo tutti a marciare domenica 25 settembre da Perugia ad Assisi. Se vogliamo che le cose cambino dobbiamo prendere la parola in tanti e alzare la voce insieme.
Flavio Lotti
Coordinatore Nazionale della Tavola della pace
Perugia, 31 agosto 2011
Da “quella fine agosto del 1964 che sconvolse l’Italia” a questa fine d’agosto che sconvolge per le flatulenze espresse – sul Manifesto del 30 agosto – dalla coppia Casarini-Rinaldini (con contorno di Gianni Ferrara e di Amato-Rossanda) che si lamentano perché il capitalismo agisce da capitalismo, e quindi, loro, da bravi “miglioristi” propongono un “capitalismo migliore”, più “buono”, che ovviamente anche i “buoni” capitalisti desiderano, diversamente dai capitalisti “cattivi”.
Non si accorgono che animatrice del rilancio dei processi di trasformazione che superino l’attuale subalternità al mercato che espropria la sovranità popolare con l’artificio della sovranità dei consumatori non può essere che la razionalità di un’analisi del processo storico in atto proprio a partire dal ‘900 recuperando una volontà idonea a superare l’antinomia tra conservazione e utopia, coscienti che dalla connessione tra “valori” e “fini” è possibile dare sbocco ad un tipo di organizzazione sociale e politica nel segno di una civiltà che sfugga agli imperativi di un americanismo che sta risucchiando ogni ordinamento attivando rivoluzioni-restaurazioni (le “rivoluzioni passive gramsciane), poiché l’innovazione implica una connessione consapevole col passato che non può essere svalutato aprioristicamente, fuori dal processo dialettico.
Ieri abbiamo mandato un articolo che a proposito di Eric Hobsbawm Come cambiare il mondo. Perché scoprire l’eredità del marxismo, lo definiva.un testo in grado di “diradare le nebbie del Ventesimo secolo” attraverso, appunto, la storia. Oggi l’articolarsi stesso del linguaggio di tali articoli sul Manifesto, non riesce ad evitare che la sclerosi delle parole (e dei loro concetti), si chiuda sopra di loro come una bara, riproponendo una versione della satura e fallita tesi claustrofobica della “fine della storia”, quindi anche del pensiero, della democrazia e della libertà che viceversa sono il risultato di un processo storico.
Al di la dei limiti del senso del linguaggio, per evitare che la sclerosi delle parole si chiuda su di noi, occorre riconoscere che nelle parole, il nostro stesso senso si forma ma tende a disgregarsi e disperdersi fino a che non resta più nulla ma soltanto una desolata solitudine e la disincantata consapevolezza che nell’oblio della storia, la difficoltà di essere e vivere il presente non cessa mai di angustiare, soprattutto quando l’odierna politica che fa e disfa partiti, gruppi e movimenti senza radici storiche e teoriche, che critica il passato e rende farsa il presente, non sa contemplare la grandezza della storia e di quanti furono per anni i suoi interpreti (come Togliatti in questo anniversario della morte) e parte della vita e dell’anima (smarrita) del Paese, nonché delle motivazioni ideali e programmatiche che sono state sia all’origine della storia dei partiti (e della democrazia e della Repubblica) sia allo svolgersi della loro dialettica per rispondere ai problemi oggi aggravati della “questione sociale”.
L’Occhio di Spartaco ( di An.Ru.)
Mentre stavamo scrivendo per ricordare “quella fine agosto che sconvolse l’Italia” e quegli incredibili funerali di Togliatti (senza precedenti nella storia), di un uomo che fu giudicato e omaggiato come “grande” dal giudizio spontaneo della grandi masse e di cui non si parla mai ai giovani, in questa fine d’agosto ci siamo imbattuti in interventi su il Manifesto che sconvolgono solo perché su un giornale sotto titolato “comunista”, si trova una Rossanda che intervistando Amato (il braccio e la mente di Craxi) mostra di aver scordato che quella del ’92 non fu solo una manovra ma l’avvio di un golpe tecnico continuato; o in un Gianni Ferrara che ormai è come il prezzemolo e forse nemmeno degno di critica intellettuale; o nelle cinfrusaglie di – udite udite – un Luca Casarini (“è ignorante come una capra” diceva lo scrittore Dario Paccino) al quale si è assoldato Gianni Rinaldini.
Insomma tutti quelli che si aggirano e scrivono sul Manifesto, gonfi solo di quella flatulenza che vendono come una “nuova cultura” a buon mercato, e che dopo tanti fallimenti perseverano nel tentare di far credere che possa nascere, così, con uno schiocco di dita, abrogando la storia e la teoria della storia, quindi senza vera cultura, in un mondo da cui viene espulsa qualsiasi narrazione distruggendo il senso degli avvenimenti.
Invece dell’appiattimento sul vuoto pragmatismo per la gestione “realistica” del presente, Gramsci diede alla sua esperienza politico-pratica una dimensione storica e filosofica inusuale, con insegnamenti originali sui rapporti tra sistemi economici e ideologia, tra letteratura e istruzione, tra passato e presente (ecc.). E di Marx diceva: non inventa nulla, “non è un mistico né un metafisico positivista: è uno storico. Con lui la storia continua ad essere dominio delle idee e dello spirito che però si sustanziano.nell’attività pratica, nei sistemi e nei rapporti di produzione.” Che cosa è, se non è pragmatismo (o misticismo o metafisica positivista), quella di chi scrive tali articoli in cui si pensa ad una politica che è “politicante” se non si sustanzia nella storia.ne tanto meno nella socializzazione dei rapporti di produzione e di scambio e in una loro trasformazione socialista ?
Forse, mancando di dare dimensione storico e filosofica alla pratica-politica, anche per questo Rinaldini e Casarini non si sono accorti che “la cancellazione di qualsiasi parvenza di sovranità popolare, nazionale, continentale” non è di oggi, ma è da ancora prima persino di Berlusconi, dai tempi in cui si è affermato la cultura di Maastricht, accettata dai governi di centrosinistra – ad incominciare da quello del ’92 di Amato, che diede una “stangata” non solo economica ma alla democrazia, a proposito del quale il 17 luglio 1992 scrivevamo:
“in sudditanza alle pretese delle forze imprenditoriali, in nome del popolo italiano si smantella la sovranità popolare. Con i sui decreti che esautorano il Parlamento si anticipa quello che si vuole fare con l’abolizione del sistema proporzionale (a cui Rinaldini neanche accenna, annotiamo ora) e con le c.d. “riforme istituzionali” (del tutto ignorate dal “diumvirato” Casarini-Rinaldini). Perché oggi – dicevamo già nel 92 – si cerca di coinvolgere i popoli non già dal punto di vista della partecipazione alle decisioni, ma per farne i principali protagonisti solo nel pagare i prezzi altissimi che il maggior poter delle imprese comporta. Ecco perché, da un lato, lavoratori e popolo sono “centrali” come “oggetti” della manovra economica, dall’altro si tende con le riforme istituzionali ad escluderli ancor più e ad eliminarli definitivamente dal ruolo di ‘soggetti’ di partecipazione titolari di poteri di decisione, che la Costituzione riconosce loro.siamo in una condizione in cui ormai è solo un gruppo ristretto di personaggi dell’alta finanza che, direttamente o indirettamente, prende le decisioni a carico delle masse e dei cittadini” (“Un golpe strisciante”, settimanale Il Lavoratore, venerdi 17 Luglio 1992).
Quasi vent’anni fa scrivevamo ciò di cui il duo Rinaldini-Casarini si accorge ora; anzi a babbo morto dicono che “è un processo in atto”, adesso, naturalmente per colpa del governo Berlusconi di cui – facendo il parallelo con gli USA – già nel Luglio 1991,scrivevamo che abolendo il proporzionale, in Italia “questo significa che conterebbero solo le persone che contano, come Raul Gardini, Berlusconi, ecc.” (Dall’abbattimento della proporzionale al rafforzamento dell’esecutivo, Edizioni il Lavoratore).
A quale strategia di politica istituzionale, ovvero di democrazia, faceva riferimento Rinaldini quando era alla CdL-Cgil di Reggio e a quale fa riferimento oggi, visto che quando parla di “sovranità popolare” neanche accenna a tale strategia che manca del tutto a lui e alla Cgil e Fiom?
Immersi nel vuoto culturale proprio di chi ignora che la stessa libertà umana è il risultato di un processo storico aperto ancora oggi che è liberazione della condizione umana dai meccanismi del capitalismo, processo storico che apertamente si invita e si vuole ignorare, i due presuppongono e si coprono dietro la presunta libertà che con la fine di ogni narrazione ci donerebbe un postmodernismo che assieme al passato cancella la speranza di un futuro mondo di trasformazione-rivoluzione sociale.
Nel momento stesso, cioè, in cui si conferma che STORICAMENTE “IL CAPITALISMO E’ FINITO MA NON FINISCE MAI DI FINIRE” (Bloch) e che in tale sua lunga agonia trascina e travolge tutti e tutto, si sposano le teorie della Tricontinental capitalista di Huntington, perseverando nel riproporre una versione ecologista della “fine della storia” (teoria che per tanto e quanto è fallita, viene squalificata dagli stessi capitalisti).
Passi per Casarini ma un po’ meno per Rinaldini, l’idea che in tale presunta libertà “dalla” storia,- anziché una ricostruzione dell’unità del sapere e delle scienze e conoscenze frammentate – si debba perseguire “strada facendo” una specie di marmellata dove -scrivono – “cambiano i ruoli, si mescolano le competenze” e “sull’economia che vogliamo improntata sulla possibilità di generare un sistema giusto.” ( in base a quale teoria economica? Ad una teoria ed economia politica capitalista e quindi ad una politica economica che coerentemente produce tutto ciò di cui sapete solo lamentarvi?).
Cianfrusaglie o delirio di chi ormai non sa più raccapezzarsi di fronte all’offensiva di un capitalismo ben consapevole che non si può spezzare la continuità della storia e del processo storico, capitalismo di cui non sanno più analizzare in modo e con metodo organico, i rapporti tra sistema istituzionale degli stati e delle sovranazionalità e il capitalismo finanziario (nato oltre 100 anni fa e non negli anni 1990 come si fatto dire sul Manifesto al socialista Ruffolo teorico del centralismo economico antisindacale e antiautonomie locali degli anni 60-70: vedi caro Rinaldini come è facile far sembrare nuovo ciò che è vetero quando si cancella la storia?)
Insomma pensiero corto e testa vuota, priva di teoria e storia, cammin facendo nascerebbe qualcosa di simile a tutto ciò che li portava a denunciare Tony Blair come una Thatcher senza la borsetta e che ora con nuovismo e presentismo chiamano “nuova cultura”.
Al coperto della quale credono di nascondere il vuoto culturale e politico e di strategia “minima” che li attanaglia: si che cadono nella vetero cultura pseudo socialdemocratica, parlando di “stato sociale” o addirittura, con vetero americanismo, di “Welfare”: caro Gianni Rinaldini, chiedi a tuo fratello se quando la classe operaia – che neanche nominate come classe – e le forze democratico-sociali vincevano, rivendicavano uno “stato sociale” o un americano “stato del benessere” (Welfare): all’opposto, quello che si rivendicava era un potere come spazio di libertà di decisione, di autonomia e di autonoma partecipazione alle scelte generali (come recita la Carta italiana del 900): senza un tale spazio di potere, vi rifate soltanto ad una “sacrosanta rabbia” che non potrà mai diventare “alternativa politica”.
Il linguaggio esprime una filosofia, una concezione del mondo. Quella che voi esprimete con parole come welfare, diritti e addirittura tutele (di tutele non si parla più nemmeno per i bambini, considerati ormai un soggetto generale e soggetti di potere che li garantisce come soggetti di diritto) é una concezione del capitalismo; una concezione capitalista della vetero cultura liberal-democratica, per cui vi spingete a chiedere come massimo “un sistema giusto e di redistribuzione equa della ricchezza prodotta” (sic) una società “ecologica” (confermando che l’ecologia è nata da destra ed è stata introdotta dalla destra DC – leggete la storia invece di cancellarla – per contrapporsi alla programmazione e alla trasformazione sociale-socialista che improntava le lotte operaie e la strategia sindacale e comunista). In più, con l’enfasi su “un reddito di cittadinanza” vi adeguate alla funzione con cui la Thatcher – assunta da Blair – garantiva emolumenti ad una parte di società per abbandonarla a se stessa, per curarsi e dedicarsi alle parti c.d. più “dinamiche”. Ed in tale blairismo chiamate addirittura “beni comuni” quelli che sono “beni collettivi”. Ancora, parlando di rappresentanza e di “elezioni subito” come qualsiasi Bersani o D’Alema, rivendicate con americanismo il codismo presidenzialista delle primarie, senza neanche che vi sfiori l’idea di accennare e tantomeno rivendicare non “un” ma “il” proporzionale: perché non avete la più pallida idea di che cosa state parlando e ripetete solo i luoghi comuni della pseudo sinistra del PD e della asinistra sedicente comunista. Un movimentismo fine a se stesso per il quale vorreste dare una mano per una nuova-Europa (?) senza neanche un accenno alla sua natura di blocco storico del capitalismo atlantico per la quale una nuovo Europa comporta almeno dire che non sia “capitalista” (visto che non vi sfiora di anche solo accennare a parole, ad un fine di socializzazione e di socialismo) e per il quale sarebbe più importante e necessario un nuovo internazionalismo della classe operaia e lavoratrice: non c’è cenno in tutto l’articolo, agli operai e ai lavoratori e tanto meno all’impresa e al sistema di potere delle imprese del capitale finanziario, cioè industriale-bancario. Dopo di che potete far solo verbalismi e ginnastica movimentistica fine a se stesa.
Allora ci sentiamo di dire meno male che vi tolgono lo stato sociale e i diritti, che cancellano i contratti e i diritti del lavoro come è giusto che sia nelle misura in cui voi avete colpevolmente collaborato e consentito col vostro vuoto culturale e politico e abbandono di strategia e teoria.
Quasi facendoci sentire la vostra voce vibrare come quella dei parroci di campagna quando invocano la strada della redenzione e della salvezza avete scritto : “Mobilitazione e programma debbono tornare ad essere due aspetti comunicanti” (ma va là?) perché, voi dite, “dobbiamo sapere perché scendiamo nelle strade” (ben detto! Se non lo sapete voi.)
Allora sapete cosa vi diciamo? Che oltre a togliervi tutto quello che fa parte delle concessioni del capitalismo a cui vi appellate affinché ve lo conceda ancora, sarebbe bene decidessero che chi si appella a qualche concessione da parte del capitalismo e che da solo fastidio come può darlo una mosca, debba essere messo in galera , affinché li e come negli anni del fascismo possa tornare a studiare ed approfondire la storia, a capire come funziona oggi il COMANDO DEL CAPITALE, la natura e il funzionamento del capitalismo che togliendovi tutto quello che chiedete vi conceda, fa smplicemene facendo il suo “dovere”; li, in carcere, potrete riflettere su come e con quale strategia di trasformazione e rivoluzione sociale e democratica combatterlo ed abbatterlo, contribuendo a superare l’attuale non-contemporaneità tra tempo fattuale e tempo destinale risultante dalla constatazione che storicamente “il capitalismo è finito ma non finisce mai di finire” ma ancora non coincidono e occorre far coincidere il tempo dei fatti e il tempo del senso della storia. Invece del simulacro di libertà “dalla” storia che ci proponete con la mistificante “fine della storia”, forse in galera potrete finalmente sentirvi davvero liberi. E studiare e capire e approfondire veramente.
GUERRA, COSA SI SAREBBE DOVUTO FARE E NON SI E’ FATTO
Marinella Correggia
Mentre gli alleati locali della Nato (i cosiddetti ribelli) qualificano di “atto di aggressione” l’accoglienza che l’Algeria avrebbe dato a moglie e alcuni figli e nipoti di Gheddafi, e mentre tutte le foto della famiglia sterminata dalla Nato in luglio a Sorman e diventata un simbolo dei crimini di guerra sono sparite dagli hotel e sono state sostituite dalla bandiera monarchica, e mentre a Tripoli NON si contano i morti degli ultimi giorni (sotto i bombardamenti che hanno spianato la strada agli alleati locali, e per l’eliminazione fisica di lavoratori africani con il pretesto che erano “mercenari”, e con l’epurazione di libici vicini all’ex regime e di quelli in precedenza fuggiti dall’Est), e mentre nessuno conterà mai i morti civili di 20.000 raid aerei condotti da piloti mercenari occidentali (mercenari, visto che appoggiavano una fazione libica) sulla base di un mandato Onu per proteggere i civili stessi, e meno che mai nessuno conterà i morti fra i soldari, nel tiro al piccione dai cieli, e mentre l’Italia NON accoglierà e mentre prosegue una medioevale caccia all’uomo degna del miglior far west (di nuovo il “wanted” sulla porta del saloon, ha ricordato il presidente del Venezuela) adesso mi rendo conto che l’unica cosa utile da fare in tutti i modi sarebbe stata una campagna A MARZO per appoggiare la proposta di Chavez e dei paesi dell’Alba, accettata dalla Libia: MEDIAZIONE FRA LE PARTI E INVIO DI OSSERVATORI ONU i quali avrebbero visto che non c’erano affatto i diecimila morti fra i manifestanti (mesi dopo, Amnesty International parlava di 209 morti accertati, su entrambi i fronti visto che molti poliziotti e custodi erano stati uccisi dai manifestanti) togliendo la scusa per l’intervento. Invece non si è fatto.
Dopo che un giorno il Manifesto forso solo casualmente non mi aveva pubblicato un pezzo su appunto questa iniziativa venezuelana (e anzi aveva pubblicato un pezzo di Wallerstein in cui praticamente qualificava di idiota il povero Chavez), agli inizi di marzo, sdegnata mi sono allontanata da loro non scrivendo quasi più in merito. Idiota. Occorreva insistere. Se il Manifesto – l’unico quotidiano che dal 1991 è sempre stato contro le guerre – avesse fatto una simile campagna, dicendo qualcosa ogni giorno in merito, appoggiato da altri media alternativi e trascinando per esempio gli antiguerrra superstiti che non sapevano che fare, l’iniziativa di Chavez avrebbe avuto qualche chance, come chiedeva Fidel ai paesi e ai popoli del mondo.
Un’altra guerra, e niente di efficace da parte dei pacifisti. Che comunque non esistono più. Non parlerei più di pacifisti; meglio usare il termine “oppositori alla guerra”. Arci, Acli, Cgil e componenti (mai un minuto di sciopero contro nessuna guerra dal 1990 in avanti), Tavola della Pace, per non dire di Attac Francia, dei vari aderenti di punta al Forum Sociale Mondiale, dei vari Sullo, delle Ong varie e di chi aveva sempre altre urgenze umanitarie da seguire. Urgenze più urgenti dei massacri della Nato e dei loro alleati libici.
All’ipocrita Marcia Perugia Assisi che si svolgerà il 25 settembre avrei voglia di andare con un cartello: “Libia. Il silenzio dei pacifisti ha ucciso”. Molti del “movimento” e della “società civile” adesso arriveranno, a fare il business umanitario laggiù, parallelamente al business della ricostruzione e del petrolio. Vincono sempre gli scrocconi di guerra che sono tanti e su tutti i fronti. Ce n’è di che voler stracciare il passaporto e non rifarlo.
Perché nel documento dei Giovani Comunisti non c’è UNA PAROLA CHE SIA UNA contro la guerra in Libia??? Robe da matti!
@ simone
Forse sei stanco e non lo hai visto, ma c’è un punto che parla proprio di guerra!!
Ti cito il pezzo in questione:
“- lotta per la pace e contro le vecchie e nuove aggressioni imperialistiche e coloniali, sostenuta dalla proposta radicale dell’abolizione delle spese militari, dell’annullamento di tutti i programmi militari e della chiusura delle basi Nato e statunitensi situate nel nostro territorio nazionale.”
Rileggiamo gli articoli prima di criticare!!
ma a dire il vero io ho letto questo documento sul facebook di masella e lui diceva che non parlava della Libia in particolare e questo era molto grave perché evidentemente i giovani comunisti vogliono nascondere la natura imperialistica dell’aggressione alla Libia di Gheddafi…. un po’ come la tavola della pace! e masella diceva anche rispondendo a Oggionni che lui non era scemo e che l’errore era grave!
Condivido le vostre parole d’ordine, anche se sono iscritto al PCL di Marco Ferrando! Avanti così compagni, cacciamo Berlusconi!
La manovra finanziaria di 104 miliardi complessivi, varata in questi giorni dal Governo, viene scaricata come al solito sul mondo del lavoro, a totale vantaggio degli industriali, delle banche e del Vaticano. Tutto questo avviene con la complicità dei sindacati padronali CISL e UIL e nel silenzio delle opposizioni parlamentari ( UDC – PD -IDV ).
Libertà di licenziamento, dissoluzione definitiva del CCNL e dello Statuto dei Lavoratori, 1 Maggio e 25 Aprile soppressi per aumentare la produttività, reintroduzione dei ticket sanitari, tagli mortali alla sanità e agli enti locali costituiscono l’oggetto di questo attacco ai lavoratori, precari e pensionati da parte del governo e delle classi dominanti.
A TUTTO QUESTO OCCORRE RIBELLARSI mobilitando tutta la forza dei lavoratori, degli studenti e dei giovani disoccupati attorno alla prospettiva di uno sciopero generale ad oltranza fino al ritiro della manovra stessa.
LO SCIOPERO GENERALE DEL 6 SETTEMBRE, convocato dalla CGIL e dai sindacati di base, dev’essere quindi uno sciopero vero.
Deve puntare al coinvolgimento più vasto di forze per bloccare l’Italia ( produzione, trasporti, servizi, pubblica amministrazione). Deve combinarsi con l’assedio di massa delle prefetture e delle sedi confindustriali. Deve accompagnarsi ad azioni di contestazione di massa ai sindacati organicamente padronali e governativi di CISL e UIL.
Deve rompere definitivamente con la linea degli accordi di luglio e di agosto, sancendo la piena autonomia del movimento operaio e sindacale dal padronato e dal PD, attorno a queste rivendicazioni:
IL DEBITO PUBBLICO AI BANCHIERI NON VA PAGATO e le banche vanno nazionalizzate, sotto controllo dei lavoratori.
VA IMPOSTA LA CANCELLAZIONE DI TUTTE LE LEGGI DI PRECARIZZAZIONE DEL LAVORO, il blocco dei licenziamenti, la nazionalizzazione, sotto controllo operaio, di tutte le aziende che licenziano o violano i diritti sindacali.
Va rivendicato l’ ABBATTIMENTO DI SPESE MILITARI, LUSSI ISTITUZIONALI, PRIVILEGI VATICANI.
LE RISORSE COSÌ RISPARMIATE VANNO INVESTITE IN LAVORO, BENI COMUNI E SERVIZI PUBBLICI.