La politica estera, si sa, è materia importante e delicata. È spesso lo specchio della cultura politica e della identità di chi la attua o la propugna ed è rilevatrice, più in generale, della propria visione del mondo.
Basti pensare alla discussione di questi giorni sulla Libia. Una discussione certamente complessa e rispetto alla quale vanno evitati gli slogan e le posizioni semplicistiche. Il recente ordine del giorno approvato dalla Direzione nazionale del Prc è positivo ed equilibrato, al pari della nota firmata dalla Federazione Mondiale della Gioventù Democratica (tradotta su questo blog), nella quale si riconosce l’esistenza all’interno della Libia di un conflitto non omogeneo (e non paragonabile per questo alle rivolte di Egitto e Tunisia), si condannano la repressione e le violenze inaccettabili delle forze governative e ci si schiera nettamente contro qualsiasi ingerenza esterna e contro qualsiasi ipotesi di intervento militare, fosse esso promosso dalla Nato, dagli Stati Uniti d’America, dall’Unione Europea o da qualunque Stato ex colonialista.
Ma c’è stato un altro Paese che negli ultimi giorni ha, almeno a sinistra, attirato l’attenzione e suscitato un dibattito. Ci riferiamo a Cuba, oggetto di un passaggio dell’intervento che Nichi Vendola ha pronunciato lunedì a Roma nel corso dell’assemblea nazionale di Sinistra Ecologia e Libertà. Vendola ha affermato che libertà e democrazia a Cuba non ci sono e ha indirizzato retoricamente a Cuba la domanda tanto cara ai movimenti («se non ora quando?»).
Nulla di nuovo, conoscendo non da oggi le posizioni di Nichi Vendola, simili a quelle espresse nel corso degli ultimi anni da Fausto Bertinotti e rispetto alle quali occorre ricordare – in spirito di onestà – che non vi fu in Rifondazione comunista negli anni passati la stessa reazione che oggi si è giustamente sollevata contro le parole di Vendola.
Ma torniamo al punto e al merito, perché la querelle che si è aperta ci consente più che di polemizzare, di parlare della realtà di Cuba.
Sin dal 1° gennaio 1959, quando il popolo cubano mise fine alla pagina tragica del colonialismo e delle dittature, Cuba combatte una vera e propria guerra contro l’imperialismo statunitense, che nel corso di tutti questi anni e indistintamente rispetto al colore politico della sue amministrazioni ha tentato di riprendere il controllo dell’isola sia con interventi economici di embargo (condannati ripetutamente ma senza esito dalle Nazioni Unite) sia con interventi diretti e indiretti di sabotaggio e di terrorismo che sono costati a Cuba più di 5000 vittime tra uccisi e feriti.
E pur tuttavia, in un contesto così drammatico e che avrebbe schiantato in pochi mesi qualsiasi altra esperienza di governo, Cuba resiste e resiste garantendo livelli di libertà, benessere e democrazia difficilmente eguagliabili nel contesto dell’America Latina.
Prendiamo il tema della libertà da due versanti solitamente utilizzati per screditare Cuba: la libertà della comunicazione e i diritti civili. Si deve sapere, allora, che il governo cubano ha recentemente varato, di concerto con il Venezuela di Chavez, un piano di sviluppo tecnologico che consentirà a tutti i cittadini cubani di essere raggiunti nei prossimi mesi dalla fibra ottica e cioè di entrare in comunicazione con il mondo attraverso Internet con una velocità di connessione 3000 volte superiore a quella attuale. Quanto ai diritti individuali, pochi anni fa è stata varata una legge che consente a chi abbia iniziato un percorso di cambiamento del proprio sesso di ottenere il nuovo documento d’identità ancora prima di effettuare l’operazione (al contrario di quel che avviene, come è noto, in Italia). E ciò, possiamo dirlo, se non è il simbolo di una grandissima attenzione ai diritti individuali, è certo un segnale molto incoraggiante.
Per non parlare della libertà dal bisogno, dalla miseria e dalla povertà a cui non solo i cittadini cubani erano condannati prima della Rivoluzione ma a cui sarebbero ancora condannati qualora lo Stato cubano avesse un governo simile a quelli che gli Stati Uniti d’America hanno imposto in questi decenni nel proprio «cortile di casa». Lo dimostrano i dati relativi alla mortalità infantile, alle aspettative di vita, alla disoccupazione, i tassi di povertà, di alfabetizzazione, il rapporto tra popolazione e medici, gli indici di sostenibilità ambientale. In breve, tutti quei dati statistici che registrano il grado di civiltà e di giustizia di un sistema sociale.
La democrazia, infine. Questo è il terreno più scivoloso, e su cui tante volte infatti siamo scivolati. Non è possibile contrapporre banalmente la democrazia borghese alla democrazia socialista. Questo perché i modelli più avanzati di «potere del popolo» (la democrazia consiliare, la democrazia progressiva) non hanno mai avuto applicazione integrale, come del resto l’idealtipo della democrazia liberale. Inoltre, il punto più alto di riflessione intorno alla democrazia nel nostro Paese ha coinciso con l’idea di coinvolgere le masse popolari in un processo di estensione delle garanzie democratiche, delle tutele e del pluralismo e non nella loro rozza rimozione. Tuttavia, analizzando non i modelli astratti ma i risultati concreti, possiamo dire che, al contrario di ciò che avviene nelle moderne democrazie liberali, a Cuba ogni cittadino ha il diritto di partecipare direttamente alla scelta (composizione delle liste) e al controllo dell’operato dei propri rappresentanti istituzionali. Non una delega passiva ai partiti (neppure al partito comunista cubano, che in quanto tale non partecipa alle elezioni) ma una forma di democrazia partecipata che coinvolge la società cubana sin nel più piccolo quartiere.
E ciò avviene senza che la politica possa essere né fonte di arricchimento economico (tutti gli eletti continuano a percepire lo stesso stipendio) né fonte di scalata sociale né forma di ulteriore dominio maschile sulla società né strumento di passivizzazione dell’elettorato. Al contrario di ciò che avviene in Italia, con stipendi elevatissimi, soprattutto per gli incarichi pubblici, una percentuale di partecipazione al voto sempre più bassa e una partecipazione delle donne alla politica semplicemente indecente.
Ci sono dei limiti a Cuba, delle contraddizioni? Ce ne sono, per esempio, sul terreno del funzionamento concreto della macchina democratica? Certo, come in tutte le esperienze politiche, come in tutte le cose umane.
Ma nessuno ci può impedire di guardare a Cuba con rispetto profondo e solidarietà.
Anche perché noi, donne e uomini di quest’Europa malata proprio di democrazia, di libertà e di benessere, faremmo davvero fatica a salire in cattedra, con il peso di una storia secolare di colonialismo, guerre e profondissime diseguaglianze sociali. Che, non a caso, vorrebbe rimanere coerente con se stessa anche nei confronti della Libia, aggredendo la sua sovranità e rapinando le sue risorse.
E allora, forse, dovremmo andare più a fondo e chiederci cos’è oggi la libertà e cos’è oggi la democrazia. E interrogarci su quale sia la libertà e la democrazia alle quali aspiriamo. Nella nostra parte del mondo, sicuramente una libertà e una democrazia diverse da quelle cubane. Ma senza dubbio distanti anni luce da questo sistema ingiusto e cattivo con i più deboli e servo e docile con i potenti. Forse è proprio questa la sfida: ricostruire, a partire dalle parole e dal loro significato, un nuovo orizzonte di senso, un nuovo immaginario, una prospettiva e una speranza.
Forum di Italia-Cuba
http://www.nelparmense.it/italiacubaparma/forum
PARTECIPAZIONE SINCERA e PROFONDA da parte del CIRCOLO CELIA SANCHEZ di PARMA per la MORTE, (sempre PREMATURA) di una FIGURA SPLENDIDA E FULGIDA quale quella di ALBERTO GRANADO .
***** ONORE E GLORIA ad un GRANDE- piccolo UOMO…… che CI AVEVA INCANTATO con le SUE PAROLE SEMPLICI che ci AVEVANO FATTO CAPIRE TANTO *****—-GRAZIE ALBERTO , un SALUTO al ” Che”—-HASTA SIEMPRE —
Circolo Celia Sànchez di Parma
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Da Sergio Marinoni
Alberto Granado, l’amico e compagno del guerrigliero Ernesto “Che” Guevara nel suo viaggio in gioventù in motocicletta attraverso il Sud-America, è morto il 5 marzo a La Habana all’età di 88 anni.
Granado, nato l’8 agosto 1922 a Córdoba (Argentina) e stabilitosi a Cuba dal 1961, è morto per cause naturali, ha spiegato suo figlio Alberto.
Granado, fedele amico di Cuba sarà cremato a La Habana e le sue ceneri saranno sparse a Cuba, in Argentina e in Venezuela, secondo la sua volontà.
Amico d’infanzia del Che, è stato il suo accompagnatore nel viaggio che hanno intrapreso in motocicletta nel 1952 attraverso il Sud-America, un itinerario che ha risvegliato la coscienza politica del guerrigliero argentino.
Su “La Poderosa”, la motocicletta di Granado, hanno percorso buona parte del cono meridionale fino a quando, nove mesi dopo, si sono separati in Venezuela. Questa avventura è stata portata sugli schermi nel 2004 nel film “I diari della motocicletta”, diretta dal brasiliano Walter Salles e interpretata dal messicano Gael García Bernal nella parte del Che e dall’argentino Rodrigo de la Serna nel ruolo di Alberto Granado. Dopo quel viaggio, Granado era andato in Venezuela per lavorare come biochimico ma, dopo il trionfo della rivoluzione cubana, il Che l’aveva invitato a recarsi a La Habana e un anno dopo aveva deciso di stabilirsi a Cuba con sua moglie Delia e i suoi figli.
Nel 2008 Alberto Granado si era recato in Argentina per partecipare alle celebrazioni dell’80° anniversario della nascita di Che Guevara nella città di Rosario.
Il suo ultimo viaggio all’estero è stato nell’Ecuador alcuni mesi fa. Suo figlio ha detto che suo padre è stato un “grande rivoluzionario” e un uomo che amava molto la vita.
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Falleció Alberto Granado, amigo del Ché y de Cuba
Alberto Granado falleció a los 88 años en La Habana
Alberto Granado, el amigo y compañero del guerrillero Ernesto “Che” Guevara en su viaje de juventud en motocicleta por Suramérica, falleció hoy en La Habana a la edad de 88 años.
Granado, nacido el 8 de agosto de 1922 en Córdoba (Argentina) y afincado en Cuba desde 1961, falleció de muerte natural, explicó su hijo Alberto Granado.
Granado, fiel amigo de Cuba será incinerado este sábado en La Habana y sus cenizas se esparcirán en Cuba, Argentina y Venezuela, según su voluntad.
Amigo de la infancia del Che, fue su acompañante en el viaje que emprendieron en motocicleta en 1952 por Surámerica, un periplo que despertó la conciencia política del guerrillero argentino.
Sobre “La Poderosa”, la moto de Granado, recorrieron buena parte del cono sur hasta que, nueve meses después, se separaron en Venezuela.Esa peripecia fue llevada al cine en 2004 en la película “Diarios de motocicleta”, dirigida por el brasileño Walter Salles e interpretada por el mexicano Gael García Bernal en el papel del Che y el argentino Rodrigo de la Serna como Alberto Granado.Tras ese viaje Granado regresó a Argentina para trabajar como bioquímico, pero, tras el triunfo de la revolución cubana, el Che le invitó a venir a La Habana y, un año después decidió afincarse en la isla con su esposa, Delia, y sus hijos.
En 2008 Alberto Granado viajó a Argentina para participar en las celebraciones del 80 aniversario del nacimiento del Che Guevara en la ciudad de Rosario.
Su último viaje al exterior fue a Ecuador hace algunos meses, según dijo a EFE su hijo, quien destacó que su padre fue un “gran revolucionario” y un hombre que amaba mucho la vida.
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Lo scrittore argentino Alberto Granato che fu compagno di viaggio del rivoluzionario Ernesto “Che” Guevara, è morto questa mattina nella sua residenza de L’Avana a 88 anni di età.
Come hanno confermato i suoi parenti a Radio Nazionale Venezuela, Granado è morto nel sonno.
Alberto è nato a Hernando nella centrale provincia di Cordova, in Argentina, l’ 8 agosto 1922 e dopo aver compiuto 30 anni, lo scrittore decise di partire dalla sua Argentina natale per dedicarsi a viaggiare per tutta l’America latina in compagnia del suo amico Ernesto Guevara.
Già il celebre viaggio per il Sud-America incominciò nel dicembre del 1951, a bordo de “La Poderosa”, una motocicletta Norton dell’anno ’39, e nove mesi dopo si separarono in Venezuela, quando il Che ritornò a Buenos Aires per terminare i suoi esami universitari.
Granado che era già biochimico, rimase in Venezuela e lavorò nel lebbrosario di Capo Bianco situato a La Guaira, nello stato di Vargas, fino a che partì nel 1955 per l’Europa.
Nel 1960, dopo il trionfo della Rivoluzione Cubana, si ritrovò col suo amico Ernesto Guevara, maggiore dell’Esercito Ribelle, ed un anno più tardi si trasferì definitivamente a Cuba.
Nel 1978 pubblicò il suo libro “Col Che per il Sud-America”, nel quale raccontò il vissuto del suo viaggio vicino a Guevara per il continente nel quale il Che, come Granado, si formò la coscienza rivoluzionaria.
Tra 2002 e il 2003, Alberto Granato fu consulente del film I diari della motocicletta, del brasiliano Walter Salles che narrò al grande schermo il famoso viaggio dei due amici argentini.
Per coloro che avessero perduto l’intervista con Alberto Granado, suggeriamo di visitare: http://www.siporcuba.it/granado.htm
Un amico è per sempre
Alberto Granado Jimenèz nasce a Cordova in Argentina, l’8 Agosto del 1922. Laureato in Biochimica, Farmacia e Scienze Naturali, è il testimone diretto degli anni giovanili di Ernesto Che Guevara, suo grande amico, con il quale intraprese molte esperienze; la più celebre fu il viaggio in motocicletta alla “Scoperta dell’America Latina”. Alberto (Petiso) a 20 anni allenatore d’una squadra di rugby:“Estudiantes”, conobbe così Ernesto Guevara (Fùser – Fùribondo Serna) e fu l’inizio di una grande affettuosa amicizia tra i due, Mial che significa Mi Alberto e il (Pelao) Ernesto. Nel 1943 Alberto Granado fu recluso per aver partecipato ad una manifestazione di protesta di studenti e professori, contro le misure repressive adottate dal Governo argentino. Dal 1950 lavorò nel lebbrosario Josè J.Puente a San Francesco del Chanar, sviluppando studi scientifici rispetto alle suscettibilità immunologiche dei lebbrosi. Il 4 Gennaio 1952, il sogno di conoscere l’America Latina, si avverò. Iniziarono il viaggio con la “Poderosa II” una vecchia Norton 500: “Mial” e il “Pelao” partirono da Cordova, per Cile, Perù, Colombia e dopo 8 mesi arrivarono in Venezuela e a Caracas, dove si salutarono. Alberto Granado si stabilì a Caracas, divenne docente universitario, ebbe un suo laboratorio nella Facoltà di Biochimica, e nel 1955 si sposò con Delia ed ebbero poi tre figli. Dopo 8 anni, incontrerà nuovamente Ernesto, divenuto il ”Che”, il 24 giugno del 1960, nel Banco Centrale dell’Avana a Cuba, dopo il trionfo della Rivoluzione guidata da Fidel Castro, che aveva visto protagonista il suo amico del cuore, Ernesto Che Guevara (Fùser), che svolgeva in quel momento l’incarico di Presidente del Banco Nacional de Cuba. Il 23 marzo del 1961 Alberto Granado decise di lasciare il suo prestigioso incarico universitario, gli agi di una vita economicamente sicura e si trasferì con la famiglia a Cuba, dove fondò la Scuola di Medicina a Santiago. Seguirono innumerevoli incarichi medico-scientifici a lui affidati dal Governo Rivoluzionario cubano, e dal 1994, terminato il lavoro scientifico, il suo campo di lotta divenne quello politico, respingendo le falsità diffuse dalla stampa delle multinazionali e principalmente da quelle nordamericane, su Cuba, diffondendo un’immagine vera e sincera della Rivoluzione e del suo operato. Granado ha viaggiato sino a pochi mesi fa in molti paesi, curando poco se stesso, ed ha parlato del Che, della rivoluzione, di socialismo e sempre poco di sè, perchè era modesto e con un carattere squisito. Conosceva molto bene l’Italia ed aveva offerto centinaia di conferenze e incontri in molte città. Tra le ultime foto quelle scattate a Venezia nel Circolo d’Amicizia Italia Cuba… Era molto orgoglioso dei suoi figli (Alberto dirige la Casa d’Africa a L’Avana) tra le su debolezze la pasta con il pesto alla genovese. Ci stanno arrivando decine di messaggi di ricordo, affetto e condoglianze da tutti gli italiani che lo hanno conosciuto.
SiporCuba porge tutte le sue condoglianze a Delia e alla famiglia tutta
Prima della gara qualcuno aveva ipotizzato la sua vittoria, ma era stato guardato in modo scettico, Fabrizio …
“Prima volevamo conoscere il mondo, dopo abbiamo voluto cambiarlo” E’ morto all’età di 88 anni, mentre …
Muammar Gheddafi torna a parlare e questa volta lo fa in un’intervista con ‘Le Journal …
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Alberto Granado – compagno del “Che” – e la sua storia romantica
Posted by Alga Madia On marzo – 6 – 2011
“Prima volevamo conoscere il mondo, dopo abbiamo voluto cambiarlo”
E’ morto all’età di 88 anni, mentre dormiva nella sua casa a Cuba, Alberto Granado, Era il più grande amico di Ernesto ‘Che’ Guevara.
Il suo compagno in quel celebre viaggio attraverso l’America latina nei primi anni cinquanta. Un viaggio sulla ”Poderosa”, quella Norton del ’39 che segnò per sempre il loro percorso di vita e definì il loro pensiero politico e sociale.
Entrambi scoprirono e rafforzarono, durante quel viaggio in motocicletta la propria vocazione. Ernesto divenendo in seguito l’emblema della rivoluzione cubana e il simbolo indiscusso di qualunque rivoluzione per la libertà nel mondo e Alberto – allora trentenne – entrando in stretto contatto con gli ultimi e i sofferenti per poi fermarsi a lavorare in Venezuela in una clinica per lebbrosi.
Walter Salles nel 2003 ha raccontato la loro avventura nel film “i diari della motocicletta”, anche se Alberto Granado raccontava spesso e volentieri episodi e aneddoti legati a quella loro affascinante e interminabile esperienza- Il loro viaggio fra Cile, Perù e Venezuela permise ai due ragazzi di conoscere così bene le realtà di quei posti fino a respirarne l’essenza più profonda.
E lui regalerà proprio a quelle terre tutto se stesso,come del resto aveva già fatto in vita attraverso la sua vicinanza e il suo lavoro incessante di medico a quei popoli bisognosi: le sue ceneri verranno disperse proprio in quelle tre nazioni che così tanto hanno dato a lui. Un’avventura sociale e politica con i connotati di un romanticismo che nessuno sceneggiatore avrebbe saputo immaginare migliore.
Persino nel finale.
di Alga Madìa
http://fulviogrimaldi.blogspot.com/2011/03/gheddafi-e-gli-altri.html
GHEDDAFI E GLI ALTRI
La terra è tua madre, lei ti diede la nascita dal suo ventre. E’ colei che
ti allattò e ti alimentò. Non disubbidire a tua madre e non tosare i suoi
capelli, tagliare le sue membra, lacerare la sua carne, o ferire il suo corpo.
Devi solamente aggiustare le sue unghie, fare che il suo corpo sia pulito da
ogni lordura. Darle la medicina per curare ogni sua malattia. Non mettere pesi
gravosi sopra la sua mammella, fango o cemento sopra le sue costole. Rispettala
e ricorda che se sei troppo aspro con lei, non ne troverai un’altra. Non
distruggere la tua dimora, il tuo rifugio, o ti perderai.
(Muammar Gheddafi).
Forse è per questo che gira con una tenda. Mentre il nostro viaggia di Arcore in
Grazioli in Certosa in castelli in Santa Lucia e costruisce Milano 2 e C.A.S.E.
Se è vero che il firmaiolo di tutte le sconcezze berlusconidi, salvo qualche
chiavica sesquipedale, è “il più amato dagli italiani” (così dal “manifesto” a
“il giornale”, escluso il solitario “Il Fatto quotidiano”), vuol dire che siamo
più fessi addirittura degli sciamannati libici che, sotto i vessilli di un
re-scodinzolo degli inglesi, vogliono precipitarsi nel paradiso della
globalizzazione, del cannibalismo multinazionale, della miseria e del degrado
garantito a tutti, tranne ai futuri Karzai o Abu Mazen che guidano la rivolta,
dagli strumenti della civiltà superiore: Nato, FMI, Banca Mondiale, WTO,
servizi di sicurezza in mano al Mossad. Ieri, per l’ennesima volta, il venerato
custode della Costituzione, ha violato la sacra carta approvando che si metta
fine a un “dittatore che compie raid aerei sul proprio popolo”. Traducendo: Vai
Folgore! Non so se l’uomo, già capo della banda rubacchiona e collaborazionista
dei Miglioristi, abbia tanti e tali scheletri nell’armadio del suo ravanare tra
PCI e suo contrario, da essere preso alla gola da ricatti. O se sia nella sua
natura di rinnegato della sinistra vasellinare le infamie autoctone e alloctone
dell’ imperialismo genocida. Ma so che le mani del custode della nostra
Costituzione di pace grondano sangue afghano e iracheno. Presto anche libico.
C’è qualcuno in giro che s’è chiesto perché mai quasi tutti i
governanti, i progressisti, rivoluzionari, antimperialisti del Sud del mondo,
America Latina in testa, pur non negando critiche al Gheddafi degli ultimi 10
anni sotto ricatto occidentale, si schierano a difesa del legittimo governo
libico e del suo leader e denunciano le mire imperialiste di una
“comunità internazionale” che da vent’anni, con la scusa dei
dittatori e con l’uso di provocatori e provocazioni, assalta e massacra
popoli, stende sul mondo una cappa di miseria sul quale danzano alcune migliaia
di ultraricchi, svuota libertà e diritti democratici, sociali, culturali, avvia
ovunque Stati di polizia intrecciati alla criminalità organizzata, traffica in
droga e armi, distrugge la possibilità di istruirsi e informarsi? C’è
qualcuno che pensa che questi siano peggiori di Bush, Cheney, Obama,
D’Alema, Fassino, Berlusconi, Netaniahu, Calderon, Karzai, Al Maliki, i
golpisti killer dell’Honduras?
Coerenze. Voto bipartisan, salvo IDV, per la missione afghana nel 2010. Missione
dei 36 “professionisti” italiani caduti e dei 34mila raid aerei
all’anno (il doppio rispetto al 2007), per 25 miliardi e mezzo di euro
tra Afghanistan, lotta ai pirati somali (in difesa di pesca di frodo e scarico
di rifiuti tossici europei), Unifil, addestramento di ascari vari…62 milioni
alla ricostruzione. “Per il buon nome del paese” (Pinotti, PD). Da promuovere
ora in Libia.
I vernacolari del “Campo Antimperialista”, collaudato il loro pluralismo
nell’unione antimericana con i neonazisti di Franco Freda, manifestata la loro
chiaroveggenza politica con orgasmatici applausi al trapanatore
iracheno-iraniano di resistenti e sunniti, Moqtada, perfezionano la missione
schierandosi “con l’insurrezione popolare” in Libia. Loro vestale, Emma Bonino,
ancora zuppa di sangue serbo, iracheno, afghano.
Potenza dell’ignoranza. Andrea Camilleri, Luigi Ciotti, Cristina
Comencini, Magherita Hack, Dacia Maraini, Moni Ovadia, Igiaba Scego, firmano un
appello “Fermiamo il massacro in Libia”. Come si compromette una vita onorata.
In arrivo anche gli amici del giaguaro, Saviano, Fazio, Santoro, tutto il PD,
il papa, Sgrena, l’intera celebrata “società civile” in marcia per “promuovere
i diritti culturali delle popolazioni contro dirigenti corrotti e venduti”.
Sono bravi, chiedono di sfasciare ma senza sparare troppo.
Dall’inizio del 2011 Israele ha rapito e incarcerato 80 bambini palestinesi
nella Gerusalemme Est occupata e stuprata dai coloni carburati da Obama. Ne
invade le case di notte e se li porta via. Innumerevoli sono le denunce di
tortura e abusi sessuali. Ieri ad altre 22 famiglie della città è arrivato
l’ordine di demolizione delle loro case. Parlarne? Ma se sono riusciti anche a
occultare i 500 bambini terroristi sterminati da Piombo Fuso…
Al Jazira pompa le balle dei “ribelli democratici”. Gli editoriali di Al Jazira
sono gestiti da agenti dei servizi segreti con targa BBC. Al Jazira trasmette
ogni singola patacca del defunto Bin Laden, senza controlli di autenticità,
favorendo la “guerra al terrorismo”. E’ dal Qatar che gli Usa lanciarono
l’invasione dell’Iraq, visto che Turchia e Arabia Saudita rifiutarono. E’ un
pollaio che si fa difendere dal capo volpe.
Al Jazira inventa bombardamenti aerei di Gheddafi (smentiti da tutti, compresi i
satelliti russi), il delegato libico al Tribunale dell’Aja offre in pasto ai
media e ai Obama 10mila morti, subito confermati da Al Jazira (e poi il
Tribunale smentisce di avere tale delegato). Ma come, l’emittente del Qatar non
era anti-israeliana? Sì, ma filo-americana e, da tv pagata dall’emiro, anche
filo-monarchica, ovunque qualche stronzo risusciti un re.
In Sudan, distretto di Abyei, 70 ammazzati e villaggi rasi al suolo perchè il
Sud secessionista grazie a USraele, UE, comboniani e Vaticano vuole anche
quella regione assegnata al Nord. C’è quel po’ di petrolio che è rimasto al
Sudan libero. Se possono somalizzare la Libia, vuoi che non ci provino con il
Sudan che, oltre agli idrocarburi, ha il Nilo? Già tengono Etiopia, Ruanda,
Uganda, Kenya. Per l’Eritrea, a forza di trattamento alla Saddam, si
avvicina l’ora. Usraele ueber alles anche in Africa.
Centinaia di migliaia di iracheni manifestano nel “Grande Giorno della Collera”
in tutto il paese “restituito alla democrazia”, ma non a luce, acqua, pane,
scuola, vita. Vengono abbattuti come mosche in città militarizzate, sotto
coprifuoco e proibite ai giornalisti. Il popolo di Mosul ha cacciato il
generale fantoccio con i suoi 450 sgherri. Ovunque vengono costretti alla fuga
governatori fantoccio installati dagli occupanti e loro sicari. La rivolta è in
prima linea contro l’occupazione, causa di tutto. Ne avete sentito niente?
La Libia si difende da reazionari salafiti e monarchici ansiosi di Occidente e
neoliberismo, chiamati “patrioti”. I governatori di Wisconsin,
Ohio, Idaho e altri Stati Usa si difendono da centinaia di migliaia di
manifestanti che assediano da settimane i palazzi del potere contro leggi
neoliberiste che eliminano sindacati, contratti, diritti, chiamati
“estremisti”. Un’insurrezione di lavoratori nel cuore
dell’impero. Visto come ci si avventano i media?
L’ONU sanziona la Libia e fa scattare orde distruttrici su ordine Usa. L’ONU
classifica il Messico primo al mondo per violazioni dei diritti umani.
Mortalità materna 5 volte superiore a quella degli altri paesi. Con 35mila
ammazzati in quattro anni si muore di più che in qualsiasi paese non in guerra.
2.500 donne uccise all’anno per reprimere l’opposizione e
disintegrare il tessuto sociale con la psicosi della paura. 170 incarcerate per
aborto con pene fino a 25 anni. 20mila migranti scomparsi o uccisi ogni anno.
Zitti, da lì arrivano la droga per il mercato Usa e i dollari per le sue
banche, dollari con i quali si finanziano le campagne elettorali dei
presidenti. I cinque Stati Usa che risultano i massimi riciclatori di denaro da
droga sono i cinque Stati che contribuiscono maggiormente alle campagne
presidenziali.
Obama, vindice del diritto internazionale, decide che urge abbattere il leader
di un paese sovrano. Non è interferenza. E’ democrazia ai tempi dei Berlusconi
e di tutti i masochimbecilli della “sinistra”. Curioso: quelle del governo sono
“milizie” e “mercenari” “che “sparano sulla folla”, quelle dei
ribelli con istruttori Blackwater sono “truppe” e “volontari”, quando non
“civili inermi” (con tanto di RPG e cannoni moderni). Mentre Karzai
in Afghanistan e al Maliki in Iraq hanno truppe e gli altri sono “terroristi”. E
dal sole piove e di notte ci si abbronza.
2010: 10mila afghani, all’80% civili, uccisi da USA e Isaf (160mila
mercenari nella più lunga e costosa guerra dell’era democratica), 712 militari
occupanti, migliaia di contractors, di cui 36 italiani, morti per le lacrime
tossiche del mandante La Russa. 1000 civili pakistani, fatti passare per
“taliban”, massacrati dai droni Cia nell’alleato Pakistan. Bombe Cia-Mossad a
tutto spiano nelle moschee e città pakistane per destabilizzare un paese dal
popolo ostile. Exit strategy di Obama svaporata e quattro enormi basi
permanenti annunciate. Ma che mascalzone quel Gheddafi!
Nello Stato di Chihuahua hanno appena ucciso tre famigliari di una donna, Maria
Magdalena Reyes Salazar, che si batteva per la giustizia per l’assassinio di
suo figlio. Poi le hanno incendiato la casa. I narcos minacciano di sgozzare i
bambini di un asilo a Ciudad Juarez. Qui sono state uccise in gennaio-febbraio
79 donne, il 32% in più rispetto ai due mesi del 2010. Quando qualche biasimo
al presidente complice o un bell’ “intervento umanitario”?
Israele, che detesta gli anti Ben Ali, anti-Mubaraq, anti-Saleh, anti-Abdallah,
adora (infiltra) i “rivoluzionari”, anche un po’ linciatori, di Bengasi.
Portatrice, come questi, di diritti umani e democrazia, ha ammazzato altri tre
palestinesi a Gaza e ha raso al suolo per la 20esima volta un villaggio beduino
nel Sinai, 19 volte ricostruito, per far spazio ai coloni. Chiede ai beduini il
costo degli smantellamenti
Antropologia imperiale, ovvero quando le facce spiegano. A Tehran le belle
gnocche “verdi” ingioiellate e fresche di stilista. A Brega, Cirenaica, dove
lealisti e ribelli si contendono il terminale petrolifero, i “rivoluzionari
libici” di Anno Zero. Una turba barbuta armatissima, parossistica, schiumante,
urlante in una specie di ballo di S.Vito alla salafita “Allah u Akbar”. Del
tutto simile a studenti, operai, donne, poveri del Cairo e Tunisi…
Le lotte nelle piazze arabe sono una lotta transnazionale di proporzioni epiche.
Si combatte per dignità, diritti, giustizia e sovranità. Sono lotte che non
possono prescindere della consapevolezza del nemico: l’imperialismo
globalizzante che sta attaccando la Libia che quelle lotte le aveva vinte.
L’ordine globale vive o muore con la rivoluzione pan-araba. Ne fa parte il
popolo libico, non chi lo frantuma.
Fidel Castro: “La campagna colossale di bugie sparse dai mezzi di comunicazione
di massa, ha creato una grande confusione nell’opinione pubblica mondiale.
Passerà del tempo prima di poter ricostruire ciò che è successo realmentre in
Libia e di separare i fatti reali dai falsi che sono stati diffusi”. Già, nel
frattempo le armate barbare passeranno sulla nostra coscienza nel viaggio verso
Tripoli.
Il ”satrapo” Gheddafi, che non ha manco un palazzo d’oro o ville in
Sardegna e Santa Lucia. L’ONU pone la Libia al primo posto nel Continente per
Indice di Sviluppo Umano, reddito, longevità, istruzione, sanità (tutti
gratuiti), distribuzione della ricchezza, la più bassa mortalità infantile, la
maggiore partecipazione popolare al potere. Il Libro Verde garantisce la
proprietà della terra a chi la lavora e della casa a chi ci abita. Coinvolge i
lavoratori nella gestione delle aziende. Ogni decisione politica è presa dai
Comitati Popolari e dal Congresso del popolo. Ma la burocrazia era corrotta e
faceva affari con i capitalisti. Come a Cuba. Allora diamo addosso a Gheddafi,
più tardi a Cuba, noi del popolo sovrano e benestante grazie alla “porcata” di
Calderoli, la modernità di Marchionne, la gentilezza di Maroni, il patriottismo
di La Russa, la sobrietà di Berlusconi, il socialismo di Bersani. Sono nostri i
diritti umani!
Gheddafi ha sottratto la sua gente al vampirismo neoliberista e alle basi Usa,
ha sempre avversato i monarchi arabi venduti, ha sostenuto la liberazione di
Nicaragua, Cuba, Angola, Mozambico, Sudafrica, Palestina, baschi, irlandesi, ha
preso uno spezzatino tribale e ne ha fatto una nazione moderna laica, si batte
per l’unità africana. Ma i suoi burocrati erano corrotti e lui pazzo. Diamogli
addosso.
Quando Gheddafi, dal solito “bunker” alla Hitler, articolato in ristoranti sul
mare, palazzi di congressi e piazze pubbliche, accusa Al Qaida, sa bene cosa
dice. Al Qaida in Afghanistan, in Kossovo e Bosnia, Cecenia, Yemen, Somalia,
Maghreb, Latinoamerica, Europa. Sempre un bonus per l’imperialismo e
un’inculata per arabi e musulmani. Possibile che l’illuminante “cui prodest”
non interessi nessuno?
Hanno sequestrato decine di miliardi del “tesoro di Gheddafi”. Fondi del
commercio estero del governo libico depositati in banche occidentali. In vista
del furto del petrolio finora negato agli Usa, la criminalità organizzata
“comunità internazionale” esegue una rapina con scasso (di sicari armati
locali) dei beni di un popolo cui i futuri fantocci garantiranno sopravvivenza
con Marchionne e narcotraffico. 700 miliardi, invece, Obama li ha cavati dai
cittadini per darli alle banche che li avevano rovinati. In 40 miliardi di euro
si calcola il “tesoro” del guitto mannaro, questo sì personale.
Il presidente Chavez che, per demonizzare due disobbedienti, era stato inventato
ospitante di Gheddafi, ha espresso solidarietà a Gheddafi contro le belve
imperialiste. Ha detto: “Sarei un codardo se, sulla base di falsità,
condannassi chi è stato mio amico”. Uomo vero. Berlusconi e Frattini, nella
tomba dei morti viventi, hanno avuto un sussulto.
La balla risolutrice per i genocidi imperiali: “Il dittatore ha massacrato il
proprio popolo”. Chi non interverrebbe umanitariamente, vero D’Alema, Prodi,
Berlusconi? Così con le false stragi di Milosevic a Sarajevo e in Kosovo, con i
massacri di curdi e sciti da parte di Saddam, con lo sterminio di donne per mano
taleban. Ma mai con le Torri Gemelle, il metrò di Londra, il treno di Madrid. Ma
quelli li ha fatti Al Qaida, mica i loro governi.
Tre commandos dei marines olandesi, cioè Nato, sono sbarcati dalla nave “Tromp”
a Sirte, tuttora in mano libica, per innescare la rivolta anche lì. Le truppe
regolari li hanno catturati. E’ spontanea un’insurrezione “Allah u Akbar”,
guidata a Bengasi da istruttori e armatori Usa-Nato, coperta da false stragi
mediatiche di Gheddafi, incitata dalla moglie di colui che sbranò la
Jugoslavia, zeppa di commandos imperiali?
Provasto a normalizzare con militari e fantocci le potenziali rivoluzioni
anti-globalizzazione in Egitto e Tunisia, scatenati i secessionisti salafiti in
Libia e berberi in Algeria, la Libia, che contrattava alla pari con il mondo e
respingeva gli Usa, è bella e incastrata. Si torna, come in Jugoslavia, a
mafia-narco-statarelli, come ai bei tempi del colonialismo. Qui Cirenaica,
Tripolitania e Fezzan a sbranarsi per gli sghignazzi e il petrolio Usa
Cirenaica come Kosovo. “Consiglieri” Usa a Bengasi stanno già ponendo le
fondamenta per una nuova base Bondsteel da cui intervenire sull’Africa tutta,
in culo a UE, Cina e Russia. Prima la creazione di una quinta colonna di
invasati e banditi islamici, poi le false stragi di Slobo e Gheddafi
sovrapposte a quelle vere degli ascari, quindi criminalizzazione del
“dittatore”, bombe e squartamento del paese. La globalizzazione funziona.
Oddio, se la dovrà vedere con Attac e I Social Forum. Paura!!!
Frattini, amico di Mubaraq, Ben Ali e gaglioffi sanguinari vari, manichino
Standa, baciatore di deretani arcoriani, a nome del baciatore di anelli
sollecita Piombo Fuso su Gheddafi. Meglio del moralista Chavez.Astuto! Le
sanzioni Usa-UE hanno messo sotto scacco Eni, Finmeccanica, banche, cordate
varie. Con un colpo gli Usa fanno fuori Libia e Italia, nel giubilo dei nostri
media, sinistri e destri. E il guitto mannaro offre le basi d’attacco, come
D’Alema con il Kosovo. Taffazzi al posto di Mattei. Che scaltri! Appunto
masochimbecilli.
Fulvio Grimaldi
Eè morto il compagno Granado, il compagno di viaggio di Che Guevara. Vediamo se ci saranno anche su questo gli sciacalli che attaccando lui attaccheranno Cuba socialista! Voglio proprio vedere!
Lo dico in tutta onestà: se non fosse per le posizioni come questa di Oggionni su Cuba io sarebbe da molto che avrei già lasciato Rifondazione Comunista. E’ grazie ad Essere Comunisti e, in particolare, a posizioni così nitide (non nostalgiche né settarie né ideologiche, ma semplicemente opportune, vere e oggettive) che il futuro dei comunisti in Italia c’è ancora e ci può fare sperare. Per il resto, per i tanti opportunismi e le tante piccole miserie che abbiamo visto in questi anni dentro il partito me ne sarei già andato e con me penso molti altri.
Saluti compagni.
“Comunista come Vendola che dichiara 320 mila euro all’anno:che bello!!!”
qualche genio ha scritto questo qualche post fa’!
Che tristezza,come siamo caduti in basso!La regressione culturale che stanno avendo molti compagni nei confronti del compagno Vendola e’ il segno della nostra sconfitta.
Non c’e bisogno neanche di leggere piu’ i sondaggi che ci danno inchiodati al 2% da mesi.
Caro compagno i 320.000 euro di Vendola dove li hai letti?
Su Libero,il Giornale?La Padania?
Dovresti sapere che dall’inizio della sua legislatura(2005)il compenso del Presidente e’ stato diminuito di molto(circa 45.000 euro dal 2005).
Cosi’ come sono stati diminuiti i compensi di assessori,consiglieri e altre cariche.
I 320.000 non e’ un dato ne’ del 2005 ne’ del 2010!
Poi come avviene in tutti i partiti di sinistra,dal Prc a Sel … una parte del compenso viene girato al partito.
Anche Vendola lo fa’ e considerando la parte che gira a Sel Vendola ha gudagnato sui 90.000 euro.
Stessa cifra che guadagnera’ l’assessora Prc Campese(ovviamente il suo indenizzo e’ credo del 10% circa in meno rispetto al Presidente … e non mi sembra uno scandalo)
Quindi se fossi “banale” come te dovrei dire ….
La Campese fa’ la comunista e blablabla!
…. se continuiamo cosi’ non ne’ usciamo dal baratro del 2%!!!
Spero che sia postato questo commento,grazie.
E compagni prima di scrivere … ragionate!
Non so chi abbia ragione. Ma se la cifra che riferisce Matteo fosse al netto delle tasse e del versamento al “partito”, non mi pare che differisca molto dalla cifra citata da Max.
Bisogna sempre, sui redditi e sui compensi, specificare meglio.
nel dare atto a Somone Oggionni della visione realistica di Cuba,perchè Cuba non è il paradiso terrestre ma un paese che lotta per affermare la via Cubana al socialismo e da 52 anni tra milioni di difficoltà (e di attentati di tutti i generi,sia economici che terroristici)a noi italiani di “sinistra” dovrebbe essere da esempio visto che molti paesi dell’America Latina il SUO esempio lo stanno seguendo,in questo momento penso a due cose : a molti è rimasto attaccato il casco coloniale! E :
” ai tanti parolai,rivoluzionari da tastiera, sempre pronti a pontificare,a criticare ed infamare le lotte rivoluzionarie,ma che poi si guardano bene dal lottare davvero” dico e concludo :ma riuscite a riflettere facendovi una sana autocritica ?
Bint’annus de sa nàscida de su Prc: in Casteddu assembrea cun Oggionni, Fresu e Zedda
(IlMinuto) – Casteddu, 4 de su mes”e martzu – “Beneus de atesu, andaus atesu”. Funt cun custus fueddus de Palmiro Togliatti a donai su títulu a s’assembrea púbblica aprontada de su Círculu Gramsci de su Prc po custumerì a is 18.00 in Casteddu. “In 1991 – si ligit in d-una nota de imprenta – nasciat su partidu de sa “Rifondazione Comunista”. A pustis de bint’annus seus cumbintus chi siat necessàriu fai unu bilànciu de s’istoria nostra e ddu depeus fai castiendi a is isfidas chi s’abetant in su tempus benidori, isfidas comenti partidu e comenti Federatzioni de sa Sinistra”. A s’atóbiu ant a participai su cordinadori natzionali de is “Giovani Comunisti”, Simone Oggionni, su segretàriu regionali de su Prc, Gianni Fresu, e su candidau a síndhigu Massimo Zedda. “S’Itàlia e sa Sardigna oi, comenti bint’annus fait – concluit sa nota – tenint bisóngiu de unu partidu e de una sinistra unia capassi de traballai po sa difesa de sa dignidadi e de is diritus”.
Leggete cosa scrive Luciana Castellina sul manifesto, verso la fine: la libertà non è una cosa astratta… parla anche a Cuba, evidentemetne!
Ringrazio Paolo Franchi che, sul Corriere della Sera di lunedì, dà
conto in modo intelligente del dibattito che, a proposito della Libia,
si è animato sulle pagine del manifesto. Nel suo articolo non gli
viene infatti neppure in mente di accusare Rossana, Valentino e
me di connivenza con Gheddafi e, riferendosi alla nostra domanda
di riflessione sulla parabola tragica dei regimi nati dalla lotta
anticoloniale, riconosce che effettivamente «esattamente di questo
sarebbe bene discutere.
Non cancellando la storia, ma prendendo atto della durezza delle sue repliche». Franchi
ritiene che nell’accapigliarsi attorno a questo problema emerga fra lettori e scrittori del
manifesto una divaricazione generazionale: i giovani che gridano boia sempre, i vecchi che
chiedono di ricordare un passato che quaranta-cinquanta anni fa ha riscosso enormi consensi
popolari. Credo abbia ragione: anche in questo caso scopro con smarrimento le dimensioni
della rottura che fra anziani e giovani si è verificata, in che misura la storia del Novecento sia
stata cancellata, l’intero secolo scorso solo un cumulo di orrori. Non è solo fenomeno italiano:
anche i ragazzi egiziani che hanno affollato piazza Tahrir e sono tutti nati molto dopo la morte di
Nasser sembra che di quel raìs non abbiano più memoria e a loro è presente solo l’immagine
del suo orrendo successore. E la stessa cosa si può probabilmente dire per i giovani libici che,
forse, neppure sanno bene com’è che un gruppo di giovani ufficiali, usciti dalla sofisticata
accademia militare britannica, abbiano preso il potere a Tripoli e a chi lo hanno strappato. Un
po’ più ricordano certo i ragazzi algerini, perché l’epopea della guerra di indipendenza ha avuto
in quel paese ben altre proporzioni, ma anche lì il senso di quella storia appare ormai svilito da
quanto le è succeduto. Niente indubbiamente ricorda Igiaba Scego delle vicende del suo paese,
che ha conosciuto una parabola altrettanto tragica. Anche in Somalia all’origine, negli stessi
anni ’60, ci fu un golpe militare che cacciò un’èlite corrotta e servile e avviò un rinnovamento
importante. Tant’è vero che ne furono protagonisti giovani ministri onesti e intelligenti. Finiti poi
in carcere e persino condannati a morte per mano dello stesso generale Siad Barre che pure,
nel quadro di una svolta positiva, aveva loro affidato responsabilità di primo piano (vorrei
ricordare qui ancora una volta il nostro amico Mohamed Aden Schek, deceduto solo qualche
mese fa, che di questa tremenda involuzione è stato vittima e protagonista). Come è potuto
accadere? Troppo facile è rispondere che non poteva che finire così perché un colpo di stato
militare, anche il meglio intenzionato, non è una rivoluzione. Perché non è un caso se in tutta
l’Africa a prendere il potere nell’era postcoloniale sono stati i militari, giacchè erano gli unici che
allora, in quei paesi, sapevano leggere e scrivere, e che, in assenza di una società civile
strutturata, rappresentavano la sola istituzione nazionale esistente. E facilone, lasciatemelo
dire, è ritenere che abbiano fatto solo danni, sin dal primo giorno. Per ognuno dei paesi di cui
stiamo discutendo la letteratura è ampia e di prim’ordine, la consiglio a chi abbia voglia, anziché
di sputare sempre sul passato, di farsi un’opinione. E questo vale anche per il colonnello
Gheddafi, che ho definito spavaldo ricordando come ha tenuto testa ad un’aggressività
americana che è giunta sino a bombardare Tripoli e ad ammazzargli una figlia. Ho usato
l’aggettivo anche ricordandolo – ero pure in questo caso lì come inviata del manifesto – ad
Algeri, nel settembre 1973, in occasione del summit dei non allineati (e il ministro degli esteri
cileno, Almeida, era rientrato precipitosamente in patria perché Pinochet stava già
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I conti con il passato e il futuro che verrà
Fonte: Luciana Castellina – il manifesto
Giovedì 03 Marzo 2011 08:27 –
muovendosi). Dinanzi ad una platea di sceicchi petrolieri vestiti di bianco, e di uno spaurito
drappello di rappresentanti di paesi obbedienti a Mosca, nel peggior periodo di una coesistenza
pacifica intesa come rigido status quo, andò alla tribuna e disse: «Voi non allineati? Ma fatemi
ridere, siete tutti allineati da una parte o dall’altra, siete un branco di mercanti». Perché
Gheddafi era così, rozzo ma senza peli sulla lingua. Un amico algerino mi disse una volta di lui:
«Non è la testa del mondo arabo, ma è la sua pancia» («entreilles», disse), con ciò volendo
indicare proprio la sua selvaggia rudimentale protesta, che però coglieva un sentire profondo
della sua gente. Quella spavalderia di allora col tempo è diventata una maschera ributtante, le
sue iniziative politiche da stravaganti sono diventate tragicamente ridicole. E se oggi ricordo – i
vecchi servono del resto a questo – lontani episodi del genere, non è per amnistiarlo delle tante
orribili cose fatte successivamente, ma perché proprio quei fatti rendono ancora più angoscioso
l’interrogativo che ci siamo posti: perché, ovunque, è finita così male? Cosa è accaduto, in
quelle società e a livello internazionale (perché si è prodotta una parabola catastrofica) perché
ovunque è degenerazione? Sarebbe stato possibile un altro esito? E se sì cosa avrebbe dovuto
esser fatto, da quei popoli e da noi? Diffido sempre quando si invoca la libertà ma non ci si fa
carico di disegnare un processo di liberazione, perché la libertà non è un concetto astratto, è
una conquista storica che intanto è possibile se si fanno i conti con il proprio contesto.
Analizzare il passato, con tutte le sue contraddizioni, serve a questo e c’è da augurarsi che
questa dolorosa operazione venga fatta dai giovani che hanno avuto il coraggio di uscire dalla
passività e dalla rassegnazione per porre fine a regimi ormai imputriditi. Nella prossima fase
della loro lotta, forse ancora più difficile, sarà loro indispensabile rileggere il passato.
Ho apprezzato molto la serietà argomentativa dell’articolo, perché non è la solita sparata acritica stile Italia-Cuba ma apre dubbi, per esempio sul tema centrale della libertà e della democrazia, che va declinata al meglio secondo le peculiarità del contesto europeo-italiano-occidentale.
Ma proprio per questo è un ottimo spunto, e non lascia margini di ambiguità laddove invece, con assoluta certezza, indica i passaggi importanti e positivi dell’esperienza cubana.
Nel blog di opinioni di luigi boschi
http://www.luigiboschi.it/?q=node/39704
Hanno ripreso qui il tuo ottimo articolo
http://www.officina21.net/?p=4932#more-4932
Un contributo al dibattito
ALCUNE BREVI RIFLESSIONI SU CUBA, DEMOCRAZIA E SOCIALISMO
Dopo le affermazioni di Vendola su Cuba, si è sviluppato un dibattito fra comunisti su democrazia, libertà e socialismo. Alcuni compagni hanno risposto a Vendola con improperi assolutamente sbagliati e controproducenti. Altri gli hanno dato ragione ricordando Berlinguer e la sua critica all’Urss e alla stessa Cuba sulla inscindibilità fra socialismo e democrazia. Altri ancora hanno risposto con un po’ di propaganda. Pochi hanno risposto sviluppando un ragionamento sui concetti di socialismo e di democrazia, anche in relazione alla crisi del socialismo reale dell’Urss della fine del secolo scorso (da cui non si può prescindere come se nulla fosse successo) e alla crisi del capitalismo dei nostri giorni.
In premessa, dico subito che io penso che si possa criticare Cuba, evitando – anche dopo l’esperienza dell’Urss – nuovi miti e fari di socialismo, tentando di mantenere sempre spirito critico, senza fideismi acritici nei confronti di nessuno ma senza neppure presunzioni o cattedre da cui bacchettare altri paesi, visto anche lo stato disastroso delle forze comuniste e della sinistra del nostro Paese. Noi, dal nostro pulpito italiano e soprattutto da ruoli di compartecipazione ai governi del capitalismo e della Nato del nostro Paese che hanno contribuito a generare guerre “umanitarie” e mostri di anti-democrazia come Berlusconi e Marchionne, dovremmo evitare di dare lezioni di democrazia a chicchessia, come ha fatto Vendola. Altra cosa è una discussione fraterna fra compagni, anche con pareri diversi per migliorare la navigazione comune nella stessa direzione che è quella opposta al capitalismo del nostro tempo.
Nel merito, io penso che socialismo e democrazia non siano solo “inscindibili”. Per i comunisti, cioè per i rivoluzionari la democrazia e la libertà sono ancora più importanti della sola inscindibilità col socialismo. Per noi marxisti il socialismo e il comunismo sono democrazia e libertà al massimo livello, e viceversa. Per questo io penso che la polemica che il Pci di Berlinguer faceva con l’Urss e anche con Cuba sulla inscindibilità fra socialismo e democrazia, pur avendo molte buone ragioni nel criticare lo stato del socialismo reale dell’epoca (ragioni che si sono infatti viste alcuni anni dopo con ciò che è successo all’Urss e ai paesi del Patto di Varsavia), fosse però una critica fortemente improntata da una impostazione socialdemocratica, perché tendeva a coniugare al socialismo la democrazia di tipo liberale, occidentale. Non è un caso che questa involuzione socialdemocratica del Pci avvenne quando il Pci entrò nella prospettiva e nella “cultura” di governo, con la politica del compromesso storico con la Dc, schiacciandosi sulle cosiddette istituzioni “democratiche” (cosa diversa dalla Costituzione), dando continue patenti di legittimità “democratica” ai grandi centri del capitalismo, compreso (ricorderete) il “ci sentiamo più sicuri sotto l’ombrello della Nato”. Da lì, peraltro, secondo me, è cominciata la involuzione del Pci che ha portato alla Bolognina e alla attuale tragedia della sinistra italiana. Intendiamoci, la democrazia liberale, con le sue forme istituzionali, i suoi garantismi giuridici, i suoi equilibri fra poteri, non è tout court da gettare a mare, anzi, i comunisti e i rivoluzionari farebbero bene a prendere il meglio di questa esperienza nella gestione del potere della classe lavoratrice. Tuttavia, il limite evidente di questa esperienza è l’incapacità – voluta – di mettere in discussione la proprietà privata dell’economia e il tabù dello sfruttamento dell’uomo-donna sull’uomo-donna, che sono i principali ostacoli al compimento della libertà e della democrazia integrali.
Scandalizzerò, ma se si vuole evitare di fare propaganda fra noi, il punto vero che in pochi colgono è che a Cuba, così come in Urss fino a quando è esistita, così come in Cina (pur essendo situazioni molto diverse fra di loro), non c’è democrazia e libertà, nella loro vera e massima espressione, e ciò innanzitutto perché non c’è il socialismo. Se si continua a dire che in Urss c’era il socialismo (e i detrattori di parte capitalistica dicono addirittura che c’era il comunismo), che a Cuba c’è il socialismo, che la Cina è il nuovo faro del socialismo, si commette un grave errore di analisi e di prospettiva. A Cuba si sta costruendo una strada verso il socialismo, che sarà appunto, quando e se ci sarà, una realizzazione piena e superiore di libertà e democrazia, peraltro in un paese, come è avvenuto per la Russia e per la Cina, che non ha mai conosciuto né il capitalismo sviluppato (secondo le previsioni di Marx) né le forme della democrazia liberal-borghese. Ma questo è un percorso mondiale, lungo e irto di ostacoli, di battute di arresto, di ritorni indietro, a partire dal fatto che questo processo avviene in presenza ancora di una gran parte del mondo che è capitalistica, il cui centro mondiale imperialistico, gli Usa, fanno una guerra continua a Cuba come, per esempio, con l’infame embargo commerciale, così come l’hanno fatta all’Urss e la stanno facendo alla Cina e ad ogni popolo o paese, impostato verso il socialismo oppure no, che tenti di essere indipendente dal loro dominio economico e militare. Se noi non ci convinciamo, anche rileggendo Marx e Lenin, che il socialismo è un processo mondiale, non capiamo che finchè sarà un processo in un paese solo o in alcuni paesi, non si potrà parlare di socialismo realizzato e quindi, di conseguenza, neanche di piena e superiore libertà e democrazia.
Tuttavia, Cuba ha già realizzato, come lo aveva realizzato anche l’Urss prima del crollo, una prima importante qualità della libertà, che non è solo diritto di parola e il diritto di voto ogni 5 anni (cose pure importantissime, da non sottovalutare o persino disprezzare, come spesso fanno alcuni compagni), ma è la libertà dal bisogno (http://www.senzasoste.it/anniversari/unicef-cuba-unico-paese-dellamerica-latina-ad-aver-eliminato-la-malnutrizione-infantile). Perché non è libero chi è povero, chi non ha lavoro, chi è sfruttato e oppresso dal capitale. Libertà e democrazia non significano solo votare ogni 5 anni, ma per esempio significano far decidere ai lavoratori, per fare un esempio eclatante di casa nostra, cosa deve fare la Fiat. Socialismo è più libertà, non meno. Ed è una qualità diversa e superiore di libertà. Socialismo è più democrazia non meno. E’ socializzazione e democratizzazione, non solo statalizzazione, dei grandi mezzi di produzione (cosa che non hanno ancora realizzato né Cuba, né nessun altro paese che si è definito o che si definisce “socialista”), mentre un sistema fondato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione è in realtà una dittatura di pochissimi sull’intera economia e società, come si vede dall’esempio Fiat e Marchionne, su cui non conta niente neppure il parlamento eletto “democraticamente” e persino il governo di Berlusconi. Con la crisi verticale del capitalismo finanziario e imperialistico dell’inizio del nostro secolo questo iato fra capitalismo e democrazia tenderà ad aumentare, non solo nel rapporto fra le potenze imperialistiche (Usa e Ue) e il resto del mondo (la stragrande maggioranza), ma anche all’interno degli stessi paesi imperialisti, come si vede dalla torsione antidemocratica sia delle elezioni e delle istituzioni (sempre più maggioritarie e presidenzialiste, per non parlare della antidemocraticità della Ue) che di tutte le forme di partecipazione popolare, e persino in alcune strette repressive e securitarie.
E’ sufficiente la libertà dai bisogni essenziali ? No. Né per la democrazia né per il socialismo, come si è visto per il crollo dell’Urss della fine del secolo scorso. Per questo a Cuba si sono avviate, non senza lentezze e difficoltà anche dovute a un grande dibattito popolare e democratico promosso dal partito comunista e dal governo cubano, riforme economiche per accrescere il livello di benessere della popolazione. Ma di socialismo si potrà parlare quando ci sarà il passaggio – che è un passaggio storico difficilissimo, dalle forme inedite ed oggi imprevedibili – dalla statalizzazione (che ha i rischi di burocratizzazione e di involuzione) alla socializzazione e democratizzazione popolare dei settori strategici dell’economia e dei grandi mezzi di produzione. Certo potranno essere utili anche le esperienze migliori di democrazia liberale, ma soprattutto sarebbe bene riprendere gli esperimenti di democrazia proletaria e socialista come, per esempio, quella grande invenzione di Lenin, i Soviet, da cui trae origine la stessa denominazione del nuovo Stato proletario (Unione Sovietica), svuotati e cancellati dopo la morte del grande dirigente della Rivoluzione d’Ottobre, cosa questa all’origine, assieme alla stagnazione economica degli ultimi tempi, della crisi e del crollo dell’Urss. Ma quel passaggio sarà possibile, secondo me, non in un solo paese o in alcuni paesi, ma solo su scala mondiale, quando sarà sconfitto il capitalismo imperialistico.
Leonardo Masella, 3 marzo 2011.
(Grazie per l’ospitalità)
Masella, una lunga filippica per dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte!!! Bisogna stare dalla parte di Cuba e, una volta chiarita questa cosa, si possono avanzare critiche… Altrimenti si è come Vendola, che tra l’altro al contrario di te è nella posizione per poterlo fare e ha anche una convenienza abbastanza evidente…
Ma quale “un colpo al cerchio e uno alla botte” ! Ma leggi bene quel che ho scritto. Non mi limito a confutare gli attacchi a Cuba, ma anche tutti gli attacchi di una certa concezione liberale della sinistra alla vecchia Urss, alla attuale Cina, eccetera. Facendo un ragionamento serio su cos’è la democrazia e la libertà. E faccio un ragionamento serio – che andrebbe fatto se realmente volessimo rifondare, rimotivare il socialismo e il ruolo di un partito comunista – sul socialismo, su cos’è il socialismo, sul grande dibattito sul socialismo in un paese solo e sul socialismo nel mondo.
Proprio chi di fronte all’attacco di Vendola lo insulta o fa propaganda non spiega un bel niente e fa solo un bel favore a Vendola.
vendola pensi ai problemi della puglia che sono tanti e non si atteggi a statista, prima di parlare di democrazia pensi a guantanamo e alla democrazia che USA e UE esportano con le armi anzichè esportare come fa cuba, medici e insegnanti. Pensi alle codizioni di vita dei nostri ROM nei campi nomadi abusivi e nelle baracche dove, ogni anno, muoiono bruciati dei bambini, pensi alle condizioni dei nostri rifugiati e immigrati , tutto questo non è nemmeno paragonabile alla dignitosa povertà cubana, anche se sono carenti in cellulari e fibre ottiche hanno tutti il cibo , la casa, la sanità gratutita, l’istruzione gratuita fino all’università. Ha perso l’ennesima occasione per tacere.
Una domanda semplice e diretta a quanti citano l’embargo, la legge Torricelli, la Helms-Burton, i dati dell’ONU, il Papa; a quanti parlano della libertà di espressione, delle votazioni, …: ma siete mai stati VERAMENTE a Cuba?
Oppure avete partecipato a qualcuno di quei “viaggi culturali” tanto in voga in Italia, con visita alla Sierra Maestra, alla casa di Celia Sánchez a Medialuna e via dicendo, magari con guida italiana?
Perché – ve lo assicuro – la vita a Cuba PER I CUBANI è tutta un’altra cosa!
E a proposito dell’embargo: la Coca-Cola si vende normalmente (importata dal Canada); da circa un mese nei negozi trovi anche un passato di pomodori (lattina da 350gr prodotta nel Wisconsine (USA) e venduta a 1,90 CUC = 45 pesos cubani = 3 giorni di salario); il riso (che da due mesi non viene dato con la “libreta” perché i raccolti sono stati cattivi) lo puoi comprare a 2,45 CUC il chilo (= 4 giorni di salario), il sale manca da vari mesi (ma si vende in CUC) …
@ MaG – hai ragione: prima di parlare, informiamoci!
Giusto per finire, per chi non lo sapesse: la rete, a Cuba, è una Intranet, non Internet: liberi di navigare all’interno dei domini *.cu, ma per collegarsi all’esterno devi passare per il ‘nodo’ della seguridad!
Io non sono mai stata a Cuba e non conosco la situazione dei Cubani .
Noi abbiamo sempre visto Fidel Castro come il liberatore dalla tirannia
Di Battista che difendeva gli interessi degli stati uniti a Cuba.
Se poi durante gli anni e la libertà e la democrazia siano state manipolate
dal governo cubano non sono in grado di esprimere un mio giudizio personale
pur non sconfessando mai gli ideali che io ho sempre nutrito per Fidel Cstro e Guevara..sono daccordo con Enzo Leva nel dire che per sapere
bisogna esserci stati a Cuba, non per la solita vacanza in offerta,,,ma viverci e scoprire come funziona veramente tutto il sistema e l’economia
che a quanto sembra..fa acqua da tutte le parti..
ma da perfetta ignorante in materia ,,non esprimo altro..
Quando si fanno i commenti bisogna farli con cognizione di causa e non dire cose avventate senza sapere …rischiando di denigrare anche la nostra sinistra Italiana..
quell’elogio a cuba era troppo enfatico.
MaG 100% PRC: Ottimo articolo Simone! Condivido in pieno e aggiungo alcuni dati e considerazioni stimolata da certi commenti che mi sembrano almeno campati per aria per non dire altro!
Una premessa generale per dire che quando si critica Cuba si commette spesso l’errore di paragonare quel paese al resto del mondo ricco (anonimo 100% FdS e altri): Cuba è un paese del terzo mondo e un paese in stato d’assidio, se si prescinde da questo, si fa una critica strumentale oppure, appunto, campata per aria. Sul fatto che sia in stato di assedio penso che siamo tutti d’accordo, se non lo fossimo ci vengono in soccorso i documenti CIA declassati nell’89, le interviste rilasciate da Orlando Bosh e Posada Carriles e dai vari documenti e dichiarazioni ufficiali dei Governi USA(tutti dati rigorosamente pubblicati per chi volesse informarsi prima di parlare)
A chi dice che il blocco è una stronzata (Enzo): o hai ragione tu o hanno ragione l’UE, l’ OMC , l’Organizzazione degli Stati Americani, il Comitato Giuridico Interamericano, la Commissione Interamericana dei Diritti Umani, tutti gli altri organismi internazionali e, Papa Giovanni Paolo II e, in ultima istanza, Simone Oggionni e tutti quelli che sostengono che il blocco è criminale perché continua a produrre morte!E poi, ti prego, dicci almeno qual è la fonte di questa tua sprovveduta affermazione (lasciamo perdere le battute sugli spaghetti americani) visto che a noi risulta che il blocco non solo esiste, ma si è aggravato negli anni: attualmente è ancora in vigore il “Cuban democracy act, 1992 (anche nota come legge Torricelli)che proibisce qualunque scambio con l’isola alle consociate di gruppi statunitensi: il 90% di questi scambi riguarda farmaci e generi alimentari. Ed è ancora in vigore la legge Helms-Burton (Cuban Liberty and Democratic Solidarity Act, 1996, cui hanno dato con entusismo il loro contributo gli avvocati della bacardi) che, oltre ad imprimere un ulteriore giro di vite al blocco,incidendo gravemente sull’economia cubana, istituzionalizza il diritto degli USA di organizzare e sostenere economicamente la dissidenza interna. Le recenti riforme dell’economia che qualcuno citava sono il dato tangibile di quanto il blocco sia incisivo per l’economia di quel paese. Del resto è proprio nel blocco che sta l’essenza della guerra statunitense a cuba, cito testualmente: ““La maggioranza dei cubani sostiene Castro. Non c’è opposizione politica efficace… L’unico mezzo possibile per annientare il sostegno interno al regime è provocare la disillusione e lo scoramento attraverso l’insoddisfazione economica e l’indigenza…Tutti i mezzi possibili devono essere messi in atto rapidamente per indebolire la vita economica di Cuba… Una misura che potrebbe avere un impatto molto forte sarebbe rifiutare ogni finanziamento e rifornimento a Cuba cosa che ridurrebbe gli introiti monetari e i salari reali e provocherebbe la carestia, la disperazione e il rovesciamento del governo ”(memoria di L. D. Mallory, Sottosegretario di Stato USA, 1960) Sostenere che il blocco non c’è più vuol dire riconoscere che gli USA hanno finito di fare la guerra a Cuba: ci piacerebbe, ma è da folli pensarlo.
Nonostante ciò però Cuba riesce, meglio di qualsiasi paese del terzo mondo(e non solo)in guerra, ad assicurare diritti sociali e civili. Aggiungo altri dati a quelli che son già stati citati, questa volta tutti al femminile così la smettiamo di fare l’associazione per cui cuba, donne = (solo) prostituzione, che francamente non se ne può più di sentirla: il 60% del lavoro tecnico è donna, oltre il 60% dei medici è donna, il 40% dell’assemblea nazionale è donna, in due anni è cresciuta di 4 punti percentuali, da 24 a 28, la rappresentanza femminile del paese all’estero (dato all’avanguardia anche rispetto a molti paesi occidentali), 80% dei professori e insegnanti è donna (il dato riguarda anche l’università), a parità di ore lavorate le donne guadagnano quanto gli uomini, il congedo obbligatorio di maternità è interamente retribuito e quelli facoltativi credo siano pagati all’80%, le lavoratrici hanno diritto a permessi retribuiti durante la chiusura delle scuole. Non sono molto informata su come venga trattata la paternità, ma già così siamo a livelli che superano di gran lunga la civilissima Europa.
Un’ultima considerazione per rispondere a chi dice che Cuba è la “dittatura di Castro”: mi sembra che quest’affermazione sottovaluti, oltre che la forza di un popolo che ha mostrato in più occasioni di sapersi ribellare a ciò che non gli piace, la determinazione dell’impero guerrafondaio più potente al mondo: ho grande stima per Fidel e per chi ha fatto la rivoluzione, ma dubito che questi avrebbero potuto resistere alle incursioni statunitensi senza quella che è l’unica vera arma che hanno a disposizione: un vasto e persistente consenso popolare!
Il sapere è libertà e la verità è sempre rivoluzionaria … prima di metterci in cattedra informiamoci, visto che noi, mondo ricco che non vive la crudeltà di una guerra permanete, possiamo farlo stando comodamente seduti alla nostra scrivania, fruendo della più veloce connessione internet a basso costo… non facciamoci dire dai cubani che “dio dà il pane a chi non ha i denti!”
Ammazza sta MAG quant’è gajarda!
Cara Anita, cari compagni, quanta gente del PRC la pensa proprio come Vendola a proposito di Cuba, ma anche del Venezuela? Per non parlare della Cina. Secondo me, la maggioranza dei compagni del PRC condivide in pieno la dichiarazione di Vendola, è inutile negarlo.
Vendola insiste, non era una dichiarazione buttata lì così….
mamma mia!! cosa c’entrano Libia, Iran, Cina e Cuba??
http://www.unita.it/italia/la-svolta-di-vendola-dopo-br-la-libia-neanche-cuba-ha-piu-alibi-1.275000
La svolta di Vendola: «Dopo
la Libia, neanche Cuba ha più alibi»
«La storia comincia a correre. Cambia l’epoca e si rompe il vecchio mappamondo e il Mediterraneo torna al centro della scena del mondo. I giovani libici chiedono la cacciata del rais Gheddafi che è stato un despota per molti anni a disposizione dell’Occidente per il lavoro sporco». Lo dice il leader di Sel Nichi Vendola a Radio Anch’io commentando la rivolta nel Maghreb. «Questo- aggiunge Vendola- rende davvero visibile la meschinità delle classi dirigenti dell’Europa che di fronte a un popolo che scende in marcia e guadagna la propria libertà, si mostra turbata invece di brindare. Ma questo- osserva Vendola- è un cammino che dovrà riguardare anche l’Iran e la Cina. E dico alla gente mia, a chi ha amato come me Ernesto Guevara detto il Che, che questa evoluzione verso la democrazia e la libertà riguarda anche Cuba: non c’è più alibi e giustificazione al mondo».
3 marzo 2011
Mi sento al 100% della FdS!
E mi permetto di dire che la democrazia,la liberta’ a Cuba non ci sono!
Punto!
Il tasso di mortalita’ infantile non e’ un parametro di liberta’ ma di efficienza sanitaria!Che banalita’ dite!Anche i peggiori regimi militari avevano qualche tasso di sanita’ eccelso … e che vuol dire che pure quelli andavano bene!
Ma che banalita’!
Provate a mandare Cremaschi a fare il sindacalista a Cuba … se dicesse solo la meta’ di quello che dice alla Camusso e Bersani lo arresterebbero un minuto dopo!
E Salvi e Patta?Che dicono secondo voi?
Le stesse identiche cose di Vendola(e Cremaschi!perche’ provate a chiedere a lui cosa pensa di Castro!)
Castro …. il socialismo familiare … ieri io,domani tu caro fratello!
Ma dai!
E quanto e’ misero il passaggio sul rispetto dei diritti umani ….
“puoi cambiare sesso facilmente e …. ”
“si sono fatti passi in avanti notevoli”
Ma perche’ in un sistema plurale e multipartitico non si possono fare?
Poi con molta onesta avreste dovute ricordare le tante cose pessime che si sono fatte negli anni passati!
“Internet nei prossimi anni sara’ 3000 volte piu’ potente!”
Ammazza’! il socialismo realizzato con internet che viaggera’ ad una velocita’ di connessione come noi l’avevamo gia’ 5 anni fa’!Che culo i miei coetani cubani!
E poi che se ne faranno di internet?
Facebook,se mai dovesse essere LIBERO sara’ censurato.
Provi un coetaneo di Oggionni a fare un profilo su Fb tipo …
“Quelli che pensano che Raul e’ un fantoccio di Fidel” o “Castro dimettiti”!
Li sbatterebbero in galera un minuto dopo!
Oggionni e’ libero di fare e aderire a “Berlusconi dimettiti” o “Bersani fantoccio di D’Alema” “Vendola parolaio” e altro!
Ma perfavore!
Cuba non e’ un paese libero e democratico!
Cuba e’ un paese dove vige una monarchia pseudosocialista familiare!
E poi qualche parolina sulla Cina e Corea?
vi invito a organizzare un dibattito tra Salvi,Patta e Cremaschi e Giannini,Diliberto e Oggionni …
La tua critica, caro anonimo, non è per niente argomentata!
Cominci con un’asserazione categorica: libertà e democrazia non ci sono. Punto!
Poi che la mortalità infantile non è libertà quando Oggionni ha scritto che è libertà dal bisogno, che è sempre libertà!
Cremaschi, Salvi e Patta non so proprio che cosa c’entrino.
Sui diritti umani è un dato di fatto che ti può non piacere ma è così; su Internet la fibra ottica in Italia è arrivata solo nelle grandi città del nord e, da poche settimane, a Roma: quindi informati prima di parlare.
non capisco infine cosa c’entrino Cina e Corea! bah! misteri dei bloggher anonimi!
Anonimo, se ti senti della Federazione al 100% e pensi quello che hai asserito su Cuba forse soffri di autismo…. consiglio un medico.
Almeno una visitina…
….sarebbe bello che le persone che sputano merda sulla rivoluzione cubana si sforzassero quantomeno di conoscerla… molto più semplice sentenziare in pieno stile piccolo borghese… anche perchè d’altronde è quello che stiamo diventando…. non vedo l’ora che la classe lavoratrice si riorganizzi e ci spazzi tutti via… siamo i dinosauri della politica… dei inconsapevoli reazionari… o dei berlusconiani mancati… per fortuna la rivoluzione cubana non dipende da noi sennò sarebbe spacciata…
Simone non mi convinci. Certo ci sono molte cose vere in quanto hai detto e di ciò dobbiamo essere felici. Tuttavia ci sono tante omissioni, come sottolineato da altri compagni. La più grave a mio avviso è che c’è una dittatura non del popolo, ma di Castro e ora di suo fratello. Come PRC siamo contro il leaderismo se non sbaglio e di sicuro contro questa forma di leadership. Dentro il PRC poi penso ci siano molte persone (magari anche la maggioranza) che non condividono il tuo punto di vista su Cuba e che almeno in questa occasione condividono le parole di Vendola. Non mi far passare anche tu la voglia di essere iscritto al PRC (il quale nasce per Rifondare il Comunismo, invece Cuba è un ultimo esempio di quel comunismo fallito e passato). Infine come segretario dei GC, a parer mio, ti consiglierei maggiore cautela, perché con questo articolo non mi rappresenti. Però pensa che bella la Democrazia, io e te che scriviamo qui senza timore esponendo tranquillamente le nostri opinioni divergenti. A Cuba avremmo potuto farlo?
Simone mi congratulo con te,hai esposto realisticamente la attuale situazione di Cuba e dello sviluppo del suo percorso rivoluzionario verso il socialismo,cammino estremamente difficile e irto di ostacoli che alle volte neanche tutto il popolo riesce a condividere.Le recenti misure economiche,ancora non definitive,ma che TUTTO il popolo cubano stà discutendo,avranno il loro epilogo in aprile prossimo con il congresso del PCC.Sfido chiunque al mondo ad affermare che questa non sia DEMOCRAZIA.Per me la vera democrazia è quella popolare,dove tutti hanno la possibilità di esprimere il proprio determinante parere.
Niente con quella occidentale che per volontà di pochi ha inondato il mondo di bombe che anche se si chiamano democratiche hanno provocato milioni di morti.
Le prossime misure economiche a Cuba con la dismissione di una grandissima parte del settore pubblico e il licenziamento di centinaia di migliaia di ormai ex dipendenti rappresentano il fallimento bruciante di un sistema economico centralizzato e burocratico, nel quale non a caso fioriscono corruzione e clientelismo a livelli smisurati. Quando nel 1962-63 noi giovani comunisti di allora anche in Italia difendevamo Cuba dall’ aggressione USA evidenziavamo con orgoglio che quel Paese si liberava dal suo triste primato di grande bordello per gli yankee che in esso spadroneggiavano. Oggi a Cuba la prostituzione di decine di migliaia di giovani per i turisti sessuali è l’ altro segnale dell’ eclissi drammatica di quella che nacque come sfida libertaria e socialista. Maurizio Angelini, prima tessera della FGCI nel 1962, Circolo Fratelli Cervi di Mestre.
Appunto sei un comunista andato a male
Comunista come Vendola che dichiara 320 mila euro all’anno:che bello!!!
Sono giovane comunista anch’io e penso che Cuba rappresenti ancora oggi un punto di riferimento per chi lotta per la libertà e la giustizia. Certo, alcune cose come la prostituzione sono gravi e indicative di gravi difficoltà, ma noi dobbiamo stare dalla loro parte e fargli sentire tutta la nostra solidarietà e la nostra vicinanza! Avanti, compagni! Riprendiamoci i nostri punti di riferimento! Le nostre bandiere!
non ci avevo fatto caso immediatamente alla grande cavolata,”decine di migliaia le giovani che si prostituiscono a Cuba “,a parte il fatto che da che il mondo è mondo le puttane sono dappertutto e Cuba non è la Valle dell’Eden,fare una affermazione di questo genere significa,non avere occhi per vedere,se sei stato a Cuba,oppure essere totalmente in MALAFEDE ed io penso a questa seconda ipotesi !
Classici ragionamenti di chi non conosce Cuba, utili solo per screditare la sinistra italiana … ma quando lo capirete che CI state solo facendo danno, raccontando quel che non sapete, solamente come lo raccontano a voi?
Vi hanno per caso detto, ad esempio, che un’ora di connessione internet a Cuba costa quanto 12 giorni di salario?
Che l’embargo è una stronzata, perché persino la FAR (esercito cubano) mangia spaghetti prodotti negli USA?
Che le elezioni a Cuba si limitano a quelli che qui sono i rappresentanti di quartiere?
Che tutti possono mettere un cellulare, ma poi la “seguridad” (polizia di sicurezza interna) vuole sapere come fai a caricarlo spendendo il 50% dello stipendio?
Che la nuova legge sul “trabajo por cuenta propia” è un modo per mascherare il licenziamento del 20% dei dipendenti statali?
Cuba ha mille cose migliori di noi, ma grazie ad articoli come questi i cubani non riusciranno mai a risolvere i problemi interni e noi saremo sempre (e purtroppo a ragione) derisi.
Cuba e la sua storia vanno difese, ma solo con la verità: raccontando balle si fa loro soltanto un cattivo regalo!
Si Enzo ce l’hanno detto,ma al contrario tuo non ci siamo fatti fregare… NON CI ABBIAMO CREDUTO !
Beh, puoi anche chiudere gli occhi e non guardare: la realtà non cambia, ed è quella che – solo parzialmente – ti ho descritta.
Caro compagno, ma come fai a difendere Cuba – come tu dici di voler fare – senza elencare puntualmente le cose positive che Oggionni metteva in evidenza?
Come fai, per esempio, a dire che l’embargo è una stronzata? Ma sai quanti farmaci ancora adesso non possono entrare a Cuba? Ci sei mai stato? Hai mai avuto bisogno di un intervento medico a Cuba (io sì, per mia sorella) e ti sei mai trovato disarmato di fronte alla cosa?
Quanto alle elezioni: ma cosa dici? E secondo te i deputati dell’Assemblea nazionale li sceglie Raul Castro?
E potrei andare avanti, ma teme che tu abbia una visione delle cose davvero errata!
Saluti!
M. C.
Caro compagno, io difendo Cuba ed ancor più i cubani: ma dire che una “racchia” è una bellissima donna solo perché ha occhi stupendi, è una bugia tremenda che non le porta benefici e che ti rende ridicolo!
Cuba ha ottenuto conquiste che qui ce le sogniamo: ma non cerchiamo di raccontare che è l’Eden o che i problemi che esistono sono sciocchezze: non faremmo il bene né di Cuba, né dei cubani e tanto meno di chi ancora crede nel comunismo!
Oltre a conoscere poco Cuba, dimostri ci capirne ancora meno di ragazze.
In questa domenica pomeriggio mi permetto di consigliarti “Ragazza Speciale” delle Cattive Abitudini.
E mi raccomando,scaricala.