intervento alla direzione nazionale del Prc, 10 febbraio 2011
Considero molto positiva la proposta programmatica avanzata dal segretario: va nella direzione giusta, segnala una vocazione finalmente maggioritaria del gruppo dirigente, ci può fare tornare in pista e contiene proposte complessivamente molto condivisibili.
Aggiungo tre cose, che possono completare anche in chiave generazionale la nostra proposta:
1. dobbiamo rilanciare con forza il tema dell’abrogazione della legge 30 (una proposta chiara e ad altro impatto simbolico) e della legge Gelmini, come propone una parte significativa del movimento;
2. dobbiamo recuperare la proposta della scala mobile;
3. dobbiamo dare risposta alla precarietà, alla disoccupazione e alla sofferenza salariale, soprattutto dei giovani, con un’idea dirompente: un piano straordinario per il lavoro e il lavoro minimo garantito. In subordine, l’idea di un salario sociale strettamente connesso alla produzione, non come sussidio di disoccupazione ma come integrazione salariale e come reddito diretto per chi deve entrare nel mondo della produzione o ne è temporaneamente espulso. L’importante è rigettare qualunque ipotesi, per noi culturalmente irricevibile, di reddito di esistenza o di cittadinanza.
Secondo punto, e ultimo.
Io non so la percezione che abbiamo, ciascuno di noi e collettivamente, dello stato del partito e della Federazione della Sinistra.
Io vedo una situazione drammatica, ancor di più a livello “psicologico”: vedo tra le compagne e i compagni frustrazione, disorientamento, scoramento, disillusione, senso permanente di sconfitta. Su questo terreno colloco l’appello di cui lungamente abbiamo discusso (come causa e conseguenza di questi sentimenti) e soprattutto giudico le reazioni che questo appello ha scatenato.
Ma cosa deve fare un gruppo dirigente serio e credibile? Esultare (come si è fatto) perché un gruppo di compagni se ne è andato, un pezzo del piombo nelle ali, oppure riflettere, capire dove abbiamo sbagliato anche noi (non soltanto loro, con la convinzione autistica che quelli che se ne vanno hanno sempre torto) e soprattutto – immediatamente – indicare una direzione?
Penso che sia più corretta questa seconda impostazione e per questo sono molto preoccupato dalla leggerezza con cui si proclama la nostra autosufficienza.
Non c’è più la Rifondazione del 1991 né quella del 1996 né quella del 2001 e neppure quella del 2006.
Tre obiezioni, allora, e concludo.
La prima: per un elemento di credibilità politica collettiva, proviamo a tenere fede a quello che pensiamo e diciamo per più di sei mesi. Ho letto critiche all’unità dei comunisti da parte di compagni che a Chianciano scrissero una mozione che chiedeva appunto di superare il Prc per fare l’unità dei comunisti. E ho letto ricostruzioni dei vent’anni di Rifondazione in cui si è criticata radicalmente la svolta governista di Bertinotti (che avrebbe “interrotto” la rifondazione) da parte di compagni che al tempo sostennero, anche con un certo entusiasmo, quella svolta.
La seconda: i sondaggi ci danno all’1.7% e a breve ci saranno le elezioni amministrative. Se rompessimo la Federazione della Sinistra e andassimo da soli quanto prenderemmo? Ve lo dico io: a malapena l’1%. Sarebbe la morte del nostro progetto politico.
Infine: siete davvero convinti che serva a questo partito delineare un dibattito congressuale manicheo in cui da una parte c’è il mantra della rifondazione (l’innovazione, l’autonomia, la critica dell’identità, in una parola l’autosufficienza) e dall’altra tutti gli altri, con l’anello al naso, che sarebbero quelli della restaurazione, dell’ortodossia, dello stalinismo e del veterocomunismo? Serve tutto questo o ci indebolisce ulteriormente?
Un po’ di rispetto per i compagni e un po’ di buon senso. Penso che la vera rifondazione si possa compiere, a distanza di vent’anni, soltanto dentro un percorso inclusivo e unitario (dei due partiti comunisti dentro la Fds e della sinistra con la Fds e fuori dalla Fds). E penso che questa sia l’unica salvezza e l’unica vittoria.
Ottimo post! Complimentoni
Ti chiedo veramente di valutare o se non l’hai già fatto di aderire all’appello per la costruzione del partito comunmista visti anche gli ottimi rapporti con la FCGI
Ritengo l’intervento in direzione Nazionale del compagno Oggioni, quello più di buon senso e connesso con la realtà rispetto a tutti gli altri.
Ottimo simone, bell’intervento. Va ritematizzata la rifondazione comunista (non come chi strumentalmente parla esclusivamente di rifondazione di rifondazione comunista) ma come, con quale progetto i comunisti in Italia possono tornare a contare. Per contare servono quindi le parole d’ordine giuste, una linea politica efficacie e che crea identificazione. Ma per fare questo occorre che ci siano le gambe per farla camminare, che sicuramente sono una sinistra larga e forte e un partito comunista organizzato che sia la spina dorsale di questa sinistra. O oggi capiamo la sfida che abbiamo davanti e ci attrezziamo per poterla vincere oppure se si rimane così la nostra storia non dura a lungo.
Uno scatto d’orgoglio per Rifondazione Comunista
pubblicata da Giovani Comunisti Sinistra Comunista il giorno domenica 13 febbraio 2011 alle ore 20.56
Il dibattito suscitato dall’appello pubblicato sul Manifesto per “ricostruire il Partito Comunista” è quanto mai utile per trarre un bilancio sul nostro movimento in Italia, a novant’anni anni dalla fondazione del Partito Comunista d’Italia, a venti dalla fondazione del Partito della Rifondazione Comunista e nel pieno di una profonda crisi globale del capitalismo.
Questo bilancio non è mai stato seriamente svolto, seppure durante il Congresso di Chianciano era stata rilanciata l’idea che i comunisti in Italia dovessero tornare ad agire, teorizzare ed organizzarsi sulla scorata di elementi scientifici, che ripristinassero la concezione rivoluzionaria del marxismo. Tutto questo non è stato fatto ed anzi, ancora una volta, per alcuni questo processo ha significato la proposizione di un vuoto “identitarsimo”, molto moderato nelle pratiche, mentre per altri un inutile orpello da cui sbarazzarsi, in virtù del “realismo politico”.
L’Ernesto ha disvelato la propria concezione di Partito Comunista: un’organizzazione di dirigenti, con molta nostalgia e molto poca progettualità. Allo stesso modo, le risposte che da varie parti sono provenute, tra tutte quella di Claudio Grassi, evidenziano chiaramente quali sono state le ragioni di una scelta scellerata come quella dell’Ernesto.
Se ad un partito di soli quadri il compagno Grassi vuole opporre una federazione della sinistra, in cui si riunificano i due partiti comunisti, semplicemente su logiche elettorali e verticistiche, noi sentiamo l’esigenza di proporre un camino alternativo. Un cammino in cui la Rifondazione comunista trovi un nuovo slancio ideale e politico.
L’unità dei comunisti e della sinistra anticapitalista sono due necessità storiche imprescindibili. E’ chiaro a tutti, però, che la seconda dipende inesorabilmente dalla prima. Ma cosa significa “unità” per i comunisti? Prendere un contenitore con l’etichetta comunista e sommarlo ad un altro che sembra uguale?
No, decisamente no! Il problema non è organizzativo, ma teorico e politico!
Unire i comunisti per noi significa innanzitutto condividere un percorso con basi teoriche solide, che abbia una sua disciplina organizzativa ed una sua coerenza pratica, che sia riferimento politico per le masse e che sappia proporre quotidianamente una prospettiva rivoluzionaria. Questi primi elementi non li abbiamo riscontrati né nella proposta dell’Appello né nella replica di Grassi.
Unire i comunisti deve voler dire anche avere una chiara concezione del partito, delle istituzioni, dei movimenti e del sindacato. Un Partito che non “navighi a vista” di territorio in territorio, di congresso in congresso, di elezionein elezione, lacerato da burocratismo, frazionismo e disorganizzazione militante, ma che sia strumento efficace e dinamico per la lotta di classe.
Riteniamo che una cosa che ci distingue profondamente dai compagni dell’Ernesto e del Pdci sia la concezione delle istituzioni, che non sono un fne, ma un mezzo. Le istituzioni sono strumenti per contrastare all’interno dello Stato borghese le dinamiche di potere capitalistiche.
Così come riteniamo che nei movimenti non vadano ignorati, perché è giusto operarvi all’interno nel tentativo di divenirne il motore propulsore, per costruire una coscienza rivoluzionaria di classe. Infine, sul sindacato, dove il Pdci spesso sostiene posizioni poco conflittuali, posate su pratiche di accordi di potere con le burocrazie sindacali, siano un altro punto di distanza. I comunisti devono spingere i lavoratori allo sciopero generale ed alla coscienza rivoluzionaria. Il nostro obiettivo dev’essere ricostruire un sindacato che stia sempre dalla parte dei lavoratori senza tentennamenti o ambiguità, che con coerenza e realismo lotti per unire la classe lavoratrice nella battaglia dei diritti e della redistribuzione.
Quindi, per noialtri l’unità dei comunisti diviene, innanzitutto, un’esigenza teorica e pratica, piuttosto che organizzativa. Riteniamo inoltre ridicolo risolvere il problema scindendosi da un partito ed entrando in un altro, come se la questione fosse di ceto politico.
Il mondo va incontro alla barbarie. Il nostro patrimonio è un Partito che ha resistito dalla sua fondazione a ben tredici scissioni, che ha difeso parte della militanza comunista, nonostante il liquidazionismo che da vent’anni impera a sinistra; che ancora oggi, dopo le batoste elettorali, mantiene un dignitoso radicamento nei territori nei luoghi di lavoro, nelle associazioni di massa, nei sindacati e nelle istituzioni. Rifondazione resiste, ed è un dato di fatto fondamentale per qualsiasi ulteriore riflessione!
Occorre dunque uno scatto d’orgoglio, non una scissione, per ridare il nostro partito ai lavoratori, per riprendere su larga scala una pratica militante, che dal basso viene richiesta da più parti e che dall’alto troppo poche volte viene ripresa e rilanciata. Come iscritti e militanti del PRC dobbiamo costruire collettivamente una prospettiva teorica chiara, valorizzando i compagni validi e abbandonando dinamiche carrieriste. Non dobbiamo ricorrere a tatticismi, che poco influenzano il corso della Storia.
Il nostro obiettivo, con umiltà, non deve essere riunificare i sedicenti partiti comunisti, che sposano solo logiche opportunistiche, ma unire i comunisti e le masse, riproponendo con forza un orizzonte di cambiamento: il socialismo.
L’unico vero modo per unire i comunisti e la sinistra, è dare nuova linfa alla Rifondazione comunista, che non è un percorso che ha esaurito la propria spinta propulsiva, ma è un processo storico, che da marxisti dobbiamo coerentemente perseguire.
Giovani Comunisti Sinistra Comunista
Qui parliamo di voi:
http://iltafano.typepad.com/il_tafano/2011/02/il-tesoro-delle-olgettine-silvio-ti-costo-ma-quanto-ti-costo.html?cid=6a00d83451654569e20147e28897fd970b
oggi il possiamo tenere in vita il progetto della rifondazione comunista solo andando avanti con la FDS, senza spallate, puntando all’unità di PRC e PDCI in una sinistra più unita!
concordo pienamente con te simone,purtroppo sono troppi quelli che gioiscono per le disgrazie del partito.
Ho letto l’intervento di Giusto Catania alla direzione nazionale.
E’ praticamente il suo addio al Prc e il “rientro” in Sel!
Continua il fuggifuggi?!
CONTRIBUTO AL DIBATTITO
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http://www.facebook.com/note.php?saved&¬e_id=10150102879689243#!/notes/stefano-franchi/prime-riflessioni-sullappello-ricostruire-il-partito-comunista/10150102879689243
Prime riflessioni sull’appello Ricostruire il Partito comunista
L’appello è stato pubblicato su Il Manifesto di domenica 6 Febbraio, il link per leggerlo è: http://www.ricostruireilpartitocomunista.blogspot.com/
Le prime reazioni all’interno di settori Rifondazione sono state un misto di isterismo, sottovalutazione e difesa d’ufficio dell’esistente. Reazioni tutto sommato comprensibili, una comunità che si è sentita ferita dall’ennesima ‘scissione’, anche perché così è stata strumentalmente volgarizzata dal gruppo dirigente nazionale di Rifondazione, seppur non di scissione si tratta, anzi. Chi legge l’appello può facilmente comprendere che si tratta dell’opposto, l’inizio di un processo riaggregativo tra comuniste e comunisti.
Passati i primi giorni credo si possano fare le prime riflessioni, pacatamente.
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1) Si propone l’ennesimo partitino comunista in nome dell’unità?
No, il contrario. Nell’appello si legge che “… Sappiamo che il PdCI non rappresenta la soluzione della questione comunista in Italia. Sono i suoi dirigenti per primi a riconoscerlo. Ma il fatto che il suo gruppo dirigente abbia assunto il progetto della ricostruzione di una nuova forza comunista unita ed unitaria, e oggi avanzi la proposta di avviare, nei prossimi mesi, una fase congressuale aperta – capace di dare vita ad un vero e proprio cantiere per la “ricostruzione del partito comunista” – determina una situazione nuova…”.
Si può concordare o meno con il punto di approdo, dipende dal giudizio di fondo che si da sull’attuale Rifondazione e sull’attuale Pdci, a partire dall’orientamento dei suoi gruppi dirigenti.
L’unica cosa che non si può dire è che si propone di dare vita all’ennesimo gruppuscolo comunista, è il contrario, si propone una prima, parziale riaggregazione tra comunisti, su base politica.
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2) Si propone l’ennesima scissione in nome dell’unità?
No, il testo dell’appello, e le prime mille adesioni, dimostrano il contrario. Tra le prime adesioni nazionali meno della metà vengono da Rifondazione di oggi. La grande parte sono di compagne e compagni persi per strada in questi anni e tanti sono i nuovi compagni, grande parte proletari, giovani e studenti. Nuove energie che si mettono o rimettono in moto.
A scorrere l’elenco delle firme si potrebbe fare questa sintesi: una parte di chi ha resistito, da comunista, dentro Rifondazione, una parte di chi, da anni, ha detto basta, una parte di giovani e/o proletari che sentono il bisogno di avere un rinnovato e unitario Partito comunista, nell’Italia di oggi.
Le stesse nuove adesioni che stanno arrivando confermano questa fotografia.
E’ poi pietosa l’obiezione fatta a l’Ernesto, quella di rinunciare alla battaglia interna a Rifondazione. L’intero gruppo dirigente nazionale, da Chianciano a oggi, ha continuamente emarginato e spinto fuori le compagne e i compagni de l’Ernesto, indipendentemente dalle loro capacità politiche. Cellulari saltati, stipendi aboliti, inagibilità sugli strumenti di comunicazione del Partito, emarginazione dai gruppi dirigenti locali indipendentemente dal lavoro politico svolto sui territori, in piena continuità con le minacce di espulsione al Senatore compagno Giannini solo perchè non voleva votare le missioni di guerra.
Solo ora ci si preoccupa di tenere ‘dentro’ le compagne e compagni de l’Ernesto?
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3) L’appello introduce divisioni dentro la Federazione della sinistra?
No, anzi, le uniche tensioni le sta introducendo Rifondazione, strumentalmente.
Inviterei tutti e tutte a mettere da parte pancismi non politici e rimanere ai fatti.
Un fatto è quello che ha evidenziato Claudio Grassi all’ultima Direzione nazionale e cioè che Socialismo 2000 ha scritto, in un documento ufficiale, che auspica la riunificazione dei comunisti in un unico Partito all’interno della Fds, posizione non dissimilea quella di Lavoro e Solidarietà.
Posizione tra l’altro comprensibile: la Federazione della sinistra non è e non può essere l’unità dei comunisti, è altra cosa ed è nata per altri scopi, non possiamo chiedere a chi non è comunista di avere nel nome la parola comunista, al massimo possiamo auspicarlo ma non pretenderlo. Altra cosa è auspicare e lavorare per unificare i comunisti dentro la Federazione della sinistra, è tra ‘altro un aspetto di semplificazione che delle due aiuterebbe la stabilità della Fds. Ad oggi infatti è la presenza di due Partiti comunisti in competizione tra loro e le mille contraddizioni interne a Rifondazione a produrre una paralisi della Federazione stessa, basta guardare quello che succede – o non succede… – nei vari territori per rendersene conto.
Del resto basta farsi una domanda, semplice: chi è che oggi minaccia rotture all’interno della Fds dopo l’uscita dell’Appello dei mille?
Il Pdci? No.
Socialismo 2000? No
Lavoro e Solidarietà? No
E’ evidente la risposta.
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4) Il dibattito interno a Rifondazione
L’intervento politicamente più rilevante l’ha fatto il compagno Claudio Grassi, seppur parzialmente cambiato nella Direzione nazionale del 12 febbraio, Riporto le righe finali del suo primo articolo: “…Dentro al percorso federativo, che dobbiamo tenere sempre aperto anche ad altre forze di sinistra, qualora queste si rendessero disponibili, vanno riunificati – come ho detto al congresso della Federazione della Sinistra – i due partiti comunisti. Non ha più alcun senso che restino divisi, visto che oltre a presentarsi assieme alle elezioni, concordano su tutte le principali iniziative…”
A queste righe hanno prontamente risposto sia la destra vendoliana (Rocchi), sia la destra opportunista (Pegolo), con argomentazioni simili. Entrambe credo siano riassumibili nel primo commento all’appello fatto da Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione: “Vi è un appello di compagne e compagni dell’Ernesto ad uscire da Rifondazione Comunista per entrare nel PdCI. Due anni ha abbiamo difeso la prospettiva di Rifondazione Comunista da chi voleva abbandonare il comunismo. Oggi ci tocca difenderla da chi vuole abbandonare la rifondazione. Dentro la crisi del capitale solo un comunismo rifondato può essere efficace”.
In sostanza Rifondazione per l’oggi e per il domani, in piena continuità politico-ideologica con la direzione dell’infausto Bertinotti.
Come è evidente sono due approcci completamente diversi, ricordo che il compagno Grassi è il resp. organizzazione nazionale di Rifondazione, da molti considerato il numero due.
Differenze di fondo tra pezzi consistenti del gruppo dirigente nazionale e dei gruppi dirigenti regionali e provinciali, dal Friuli alla Sicialia, visto che tali gruppi dirigenti sono stati costruiti con il manuale cencelli delle componenti, altro limite e differenza di fondo tra Rifondazione e il Pdci di oggi.
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5) E’ un trasloco da Rifondazione al Pdci?
Anche questa è una vulgata che prescinde dal testo dell’appello e dalle stesse posizioni del gruppo dirigente del Pdci. Mi limito a riportare una parte – politicamente importante – dell’Appello, chiarisce entrambe gli aspetti: “…Sappiamo che il PdCI non rappresenta la soluzione della questione comunista in Italia. Sono i suoi dirigenti per primi a riconoscerlo. Ma il fatto che il suo gruppo dirigente abbia assunto il progetto della ricostruzione di una nuova forza comunista unita ed unitaria, e oggi avanzi la proposta di avviare, nei prossimi mesi, una fase congressuale aperta – capace di dare vita ad un vero e proprio cantiere per la “ricostruzione del partito comunista” – determina una situazione nuova…”.
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6) L’iniziativa dell’Appello fa bene o male a Rifondazione Comunista?
Qual’è la novità politica introdotta dall’Appello dei mille?
Vi era già stata un’iniziativa analoga, subito dopo l’infausto disastro dell’Arcoaleno, l’appello di Comunisti Uniti. Che differenza c’è tra le due iniziative?
Una, di fondo.
Nel 2008 l’appello Comunist Uniti – sottoscritto da più di 6mila militanti e simpatizzanti di Prc, Pdci e diaspora comunista – proponeva al Prc e Pdci, nel loro complesso, di avviare un processo riaggregativo tra comunisti. Il Pdci lo fece proprio, Rifondazione non disse ne si ne no, disse ni. La maggioranza che elesse Ferrero segretario – l’Ernesto compreso, è bene ricordarlo – aveva su questo punto posizioni diverse e per molti aspetti antitetiche, tutt’ora presenti come si evince dal dibattito di questi giorni.
Il ‘ni’ è durato 3 anni, a distanza di 3 anni Rifondazione non ha ancora sciolto questo nodo politico di fondo e nei gruppi dirigenti nazionali e territoriali sono maggioritari gli orientamenti contrari. Ricordo solo come è andata la ‘battaglia’ sulle preferenze nelle ultime elezioni regionali tra i candidati di rifondazione, è un terreno dove si ‘pesa’ il proprio peso reale nei territori. So che è un esempio brutale ma è così, tra l’altro aiuta a capire il concetto che voglio esprimere.
Qual’è, dunque, la novità politica introdotta dall’Appello dei mille?
E’ esplicitata nell’appello stesso: “…il progetto originario di Rifondazione è giunto al capolinea. Dopo lo scioglimento del Pci non sono state gettate le fondamenta adeguate su cui ricostruire un nuovo partito comunista all’altezza dei tempi…”.
Non più un auspicio ma una presa d’atto.
Non più una proposta ma una scelta.
Non più un documento congressuale ma l’inizio della costruzione.
C’è una doppia ragione di questa scelta, sociale e politica.
La lotta di classe non aspetta i nostri congressi o le riunioni di componente, il padronato italiano sta spianando il movimento dei lavoratori e, con esso, i residui delle sue rappresentanze politiche, comunisti in primis.
Non è più tempo di attese ma di scelte, l’alternativa è unificare – forse… – due Partiti che non ci saranno più. Le nuove generazioni in lotta, e più in generale le avanguardie di lotta, di fronte al nulla politico prospettato dai comunisti scelgono Vendola e bene fanno, al di la del nostro giudizio sul suo profilo politico e ideologico.
Sono avanguardie sociali che hanno e sentono il bisogno di avere una sponda politica, sintomo di maturità e consapevolezza. Questa è più una presa d’atto che una considerazione.
La ragione politica risulta evidente guardando il dibattito che si è aperto in rifondazione, la questione comunista si è prepotentemente inserita al centro del prossimo congresso nazionale.
L’Appello dei mille fa bene a Rifondazione comunista, la obbliga a sciogliere il nodo politico principale che ha di fronte, tra l’altro senza rischi di frantumare la Federazione della sinistra visto che volenti o nolenti nessuno se lo può permettere, tanto meno una rifondazione azzoppata.
L’iniziativa politica dell’Appello dei mille è stata e si sta dimostrando un’intelligente iniziativa, anche se è iniziata dal pianerottolo dei militanti, altro aspetto positivo.
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7) Unità dei comunisti: unità burocratica o unità politica?
Questo punto è facile da affrontare, anche perchè l’unica proposta non praticabile è quella del compagno Grassi, unificare per decreto Pdci e Prc così come sono. Questa si che sarebbe un’unità burocratica che prescinde dalle differenze politiche e di prospettiva politica. Il campo unitario è e rimarrà la Federazione – sempre che qualcuno non abbia istinti suicidi… – e chi in rifondazione sostiene il bisogno di costruire un Partito o un soggetto politico della sinistra non può oggettivamente prescindere da Vendola e dal consenso che ha nel paese reale. E’ Vendola la calamita principale di questo progetto e all’orizzonte non vedo proprio un’alternativa. L’altra calamita, dentro una sinistra ampia, sarà la ricostruzione del Partito comunista. In mezzo rimarranno solo i ricordi della ‘Rifondazione’ che non c’è mai stata, vera ragione della sua crisi attuale.
Non ci sarà un ora x, la costruzione di Partiti non si fa a tavolino come qualcuno pensa, burocraticamente, ha necessariamente caratteri processuali come tutti i processi politici, va fatta vivere e crescere nella realtà.
Chi qualche anno fa pensava a uno smottamento del Pd come si vede oggi nelle varie elezioni primarie? In questi anni Vendola ha fatto politica nel campo del centro sinistra, i comunisti hanno gracchiato. I sondaggi ne sono la fotografia impietosa.
In Paesi come la Grecia, la Francia e il Portogallo l’intera sinistra di alternativa sta avanzando, sia nel versante comunista che nel versante socialdemotratico e non è che in questi paesi i rapporti tra queste due sinistre siano idilliaci. L’Italia è un’anomalia, in negativo, per i comunisti. Vendola fa il suo mestiere, come lo fanno i suoi colleghi in Grecia, Portogallo e Francia. Siamo noi comunist che abbiamo smesso di farlo, in Italia.
Al centro della Ricostruzione del Partito comunista va messa una riflessione collettiva sulla storia dei comunisti in Italia, dalle grandi avanzate del dopoguerra alla crisi attuale, va ricostruita una ‘ricognizione nazionale’ dell’Italia di oggi, va ricostruito un profilo programmatico per l’Italia di oggi, va ricostruito un nucleo di generali, una rete di capitani e gruppi di soldati adeguati allo scontro di classe oggi, nuclei che abbiano una omogeneità sulle questioni di fondo, cosa impossibile oggi.
Oggi si può mettere al centro questo bisogno, si può e si devono mettere a valore – e a lavorare… – le migliori energie intellettuali e materiali che ci sono, non sono poche, tante lo chiedono da tempo, inascoltati. L’omogeneità la si crea, non la si impone. Ma per crearla bisogna cercarla, lavorare per costruirla, investrci.
I prossimi congressi del Pdci e del Prc saranno solo due tappe, importanti ma non autosufficienti. C’è un gigantesco scontro di classe nel nostro paese, è li che va ricostruito il Partito comunista.
Scontro di classe che non a caso è la conseguenza ‘nazionale’ dello scontro di classe a livello internazionale. Mi permetto solo di citare quello che Domenico Losurdo disse agli inizi degli anni ’90 sulla Cina: è il punto più alto della lotta di classe a livello internazionale. Riletta oggi questa affermazione è stata molto più di lungimirante.
Se non ora, quando?
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Stefano Franchi – iscritto al Prc di Bologna dal 1992 al 2009
A parte che la vicenda della fuoriuscita dall’Ernesto dal partito la vedo come una strategia che dovrebbe portare non so dove. Detto questo, ieri sera mentre ero in direttivo al circolo a discutere con i miei compagni proprio di questa vicenda (là dove esistono ancora i circoli), si è giunti alla conclusione che ogni volta che c’è stata una scissione è stata solo ed esclusivamente perchè qualcuno aveva un personale interesse a mantenere un posto di potere, un incarico, una poltrona o una sedia. Una dirigenza discostata dalla realtà e dai territori anni luce, burocrati che hanno fatto della politica una professione ecc….Nel nostro caso in 20 anni in tutte queste scissioni sub atomiche, abbiamo perso solo 3 compagni che nel 98 che hanno scelto la via del PDCI. Nell’ultimo congresso la mozione Vendola è stata votata allo 0% e così via. Ciò cosa vuole dire? Che là dove il partito funziona, è radicato, ha i mezzi i compagni e si occupa di politica, problemi di correntismo e roba varia non ci sono, prechè tra noi umili militanti tutto questo sentimento carrieristico all’interno del nostro partito non lo vediamo e non lo vogliamo, perchè siamo compagni seri, onesti che mettono il partito al primo posto. Scelte a volte molto sacrificate, visto che io e molti altri miei compagni quest’estate abbiamo sostenuto una festa di Liberazione di 17 giorni per far si che il nostro circolo rimanesse aperto senza pesare sulle già poche finanze del partito, rinunciano alle vacanze estive, e per cosa???Per vedere poi chi salta di qua e di là con le più disparate motivazioni e così via. Il partito ormai è ridotto ad un lumicino ( 1,7% complessivo della FdS), però abbiamo aree, microaree correnti e correntine, e ancora ci permettiamo di procedere per questa via che è stata solo che fallimentare. Rifondazione Comunista per me è stata è sarà per sempre la sola ed unica forza comunista in Italia, e rimarrò con lei fino al giorno i cui sarò costretto a tirare giù le saracinesce della mia amata sezione. La nave affonda, c’è chi l’abbandona e chi invece è felice di inabbissarsi con lei, nella speranza che un giorno ritorni forte e vittoriosa per la giusta gloria che le spetta.
Andrea Bianchi
Circolo PRC Mario Benedetti Michelangeli Santa Marinella.
“là dove il partito funziona, è radicato, ha i mezzi i compagni e si occupa di politica, problemi di correntismo e roba varia non ci sono, prechè tra noi umili militanti tutto questo sentimento carrieristico all’interno del nostro partito non lo vediamo e non lo vogliamo, perchè siamo compagni seri, onesti che mettono il partito al primo posto”
Ecco lo spirito di un partito comunista, non raro in Rifondazione.
Ma minoritario.
A Catania Failla passa con SeL! Sapete chi è? Il capo dei ferreriani! quello che ha fatto campagna nel Prc fino a ieri dicendo che i grassiani andavano con Vendola.
E questo si aggiunge alla fuoriuscita di Granocchia di Perugia, sempre verso SeL, anche lui ferreriano da sempre!
SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’
COMUNICATO STAMPA
Venerdì 11 febbraio alle ore 11, presso il salone dell’associazione Itaca, via Grotte Bianche n. 150 si terrà una conferenza stampa sul tema:
Marcello Failla, già responsabile politiche comunali ed altri 30 iscritti lasciano Rifondazione Comunista ed aderiscono a Sinistra Ecologia Libertà: una scelta di vita per dare più forza alla sinistra, battere la destra populista e lavorare ad un progetto di società di uomini e donne liberi ed eguali.
Partecipano:
Marcello Failla
Enrico Giuffrida coordinatore cittadino SEL
Giolì Vindigni, coordinatore provinciale SEL
Processo più lento?
Ma ci rendiamo conto che la realtà non aspetta la “maturazione” dei nostri tempi?
Ci rendiamo conto che son 2-3 anni che parliamo di questo obiettivo, che diciamo che bisogna far maturare le condizioni e che nel frattempo il partito si è quasi liquefatto? Si vuole aspettare ancora (aspettare che si convincano gli ultimi irriducibili che non si convinceranno mai)?
non c’è più tempo, bisogna accelerare, ma portandoci dietro tutto il partito!
Intervento molto lucido ed intelligente.
Siamo autosufficienti?
Assolutamente no. E le lotte interne (sia all’interno del prc, sia tra prc e pdci) logorano ancor di più la situazione.
Vedere compagni “esultare” per l’uscita di altri compagni è una cosa che mi disgusta.
Costruiamo un partito unico e possibilmente con un rinnovamento della classe dirigente,con un immaginario e un modo d’agire più forte e diretto!
Ma nel frattempo diamoci da fare!
“Io vedo una situazione drammatica, ancor di più a livello “psicologico”: vedo tra le compagne e i compagni frustrazione, disorientamento, scoramento, disillusione, senso permanente di sconfitta.”
Hai perfettamente ragione.
E io invece esulto, come esulterei se ve ne andaste voi di Torino che siete un retaggio squallido di cosa vuol dire essere stalinisti ancora nel nostro partito. La vicenda delle vostre pseudoprese di posizione contro il movimento GLBTQ lo dimostra: perché non ve ne siete andati? Io avrei festeggiato! http://www.movimentostudentesco.org
Andrea A. non so chi tu sia, ma sono estremamente contento del tuo commento perchè rispecchia proprio quel clima nocivo che esiste in questo partito a cui facevo riferimento
L’esultare per l’uscita di compagni di partito dimostra l’incapacità di dialettica interna e di condivisione di un progetto con anime o posizioni leggermente diverse. Ma se non riusciamo a stare uniti in un partito del 1% dove vogliamo andare?
Un partito che lotta più al suo interno che non al mondo esterno.
E mentre oggi, proprio nella tua Catania, il vostro segretario provinciale e più di 30 militanti escono per entrare in un altro partito tu ti preoccupi di attaccare alcuni compagni del tuo partito dicendo: “invece esulto, come esulterei se ve ne andaste voi di Torino”
Ci siamo già difesi tempo fa per quell’accusa, noi gc torino che ovviamente non siamo stalinisti e, sorpresa delle sorprese, abbiamo anche un compagno omosessuale nel coordinamento provinciale.
Nei prossimi giorni pubblicherò un articolo sulla nostra impresa: Esistere per Resistere. Pensiamo a lavorare invece di attaccare quello e questo
Condivido lo spirito dell’intervento. Soprattutto l’analisi sul logoramento politico delle compagne e dei compagni in tutta Italia. Per sincerità, condivido meno il percorso unitario col PdCI: vorrei capire se il compagno Diliberto condivide la mossa di Giannini e Sorini o se, invece, pensa ancora di unire i comunisti tutti in un unico soggetto politico.
Vorrei, capire, insomma se Rifondazione Comunista deve morire per mano di qualcuno che ci è alleato nella FdS o se dovrà essere magari superata da un processo più lento, ma più giusto e sicuro come quello della costruzione di basi programmatiche univoche e unificanti per edificare poi una struttura organizzativa degna di questo nome.
Rifondazione Comunista resta un patrimonio politico e sociale per la sinistra e per i comunisti. Prima di scioglierla vorrei essere sicuro che l’abbandono della vecchia strada per quella nuova ci porti almeno ad eliminare le scorie dietrologiche del passato.
Una comunità politica come Rifondazione non può finire se non per un progetto più ampio, anche se la sua costruzione sarà di lunga lena.
caro Marco,
ti ringrazio per l’intervento e arrivo subito al punto.
L’unità con il Pdci prescinde ampiamente dalla vicenda dell’appello, che pure – come ho avuto modo di dire – non condivido e mette oggettivamente in difficoltà la Federazione e il rapporto tra i due partiti.
L’unità con il Pdci va fatta perché è inspiegabile all’esterno la sussistenza di due partiti comunisti (a dire il vero, ormai, entrambi molto piccoli) che contemporaneamente vivono e si rapportano quotidianamente tra loro all’interno della Federazione della Sinistra.
La rifondazione va salvaguardata? Certo, perché abbiamo ancora decine di migliaia di iscritti: un patrimonio enorme, che nessuno a sinistra ha. Certo, perché allude ad un’idea di comunismo adeguata ai tempi. Ma oggi può vivere soltanto se entra in relazione con altri soggetti, altre forze, altri compagni. Altrimenti la china è inarrestabile.
un abbraccio,
Simone
ho già commentato un’altra volta su questo blog: sono molto contenta di farlo di nuovo perché devo ammettere (per me che sono “ferreriana” in una federazione “ferreriana”) che ogni volta che leggo le cose di Simone mi trovo molto d’accordo. apprezzo molto il buon senso e l’equilibrio e soprattutto l’esistenza di una prospettiva in cui credere, qualcosa che ti fa brillare la passione per fare e agire! grazie!
Una Ferreriana!?! … e alora ne approfitto per chiderti un paio di cose!
1)Voi siete contro la riunificazione Prc-Pdci giusto?
Ora se gia’ alle amministrative dove si presenteranno liste divise Prc e Pdci,quest’ultimo dovesse prendere piu’ voti in nome di un nuovo Pc cambierebbe la posizione di Ferrero?
2)Quale e’ la posizione(chiedo perche’ oggettivamente sono preziosi alleati nel progetto di Ferrero)dell’area ex-mozione 2?Non per ripetermi ma credo sia sostanzialmente divisa in 2,giusto?Rocchi e Rinaldi pro-Ferrero e altri(senza neanche fare nomi)che e’ probabile che vadao via?
3)Ferrero sembra non smuoversi da una posizione di solo accordo tecnico o fronte democratico … domanda,rivolta a te e se puoi anche riportare l’orientamento della tua Federazione meglio,nel caso non venisse accettata la proposta pronti ad andare da soli?
allora premesso che sono una ferreriana non molto addentro alle dinamiche e alle discussioni del gruppo dirigente e soprattutto sono una militante di base che prova a seguire il dibattito e a ragionare con la propria testa…. che devo dirti??
Ferrero è evidente che non vuole la riunificazione, anche se al congresso della federazione aveva detto che la voleva fare. però io penso che Ferrero sia un tipo molto pragmatico e non vorrà andare contro una cosa che ormai vuole la maggioranza dei compagni.
quanto alla mozione 2 ho l’impressione che sia inesistente nel senso che sui territori i compagni della 2 non si relazionano con il centro (come può fare l’area Ferrero o, ancora di più, l’area Essere Comunisti) e penso che se il congresso dovesse finire con una rottura succederebbe il big bang tra gli ex bertinottiani in cui ognuno pensa a sé (chi va in SEL chi nel Pd)
Credo che la ex ma molto ex-mozione 2 sia nettamente divisa in 2.
Qualcuno andra’ via prima del congresso.Penso a chi davvero nella Rifondazione di Ferrero o nella unione Prc-Pdci non ha mai creduto e onestamente non ho mai capito perche’ erano rimasti,tipo Caprili,Bonadonna e Zuccherini.
Vedremo,certo se si va alla conta … il giorno dopo il congresso ci sara’ da piangere!speriamo bene
Penso che la vera rifondazione si possa compiere, a distanza di vent’anni, soltanto dentro un percorso inclusivo e unitario (dei due partiti comunisti dentro la Fds e della sinistra con la Fds e fuori dalla Fds). E penso che questa sia l’unica salvezza e l’unica vittoria.
questo è quello che scrive oggionni tu trovi qualcosa di diverso rispetto al modo in cui fu presentato l’arcobaleno? forse sarebbe il caso caro samuele di andarsi a rileggere le cose, può essere che mi sbagli ma non manca molto alla verifica e credimi spero davvero tanto di sbagliare è dal 1984 che non vinco più un elezione che è il termometro del consenso alla nostra prposta politica, se gli elettori non ci vot5anom non è perchè non hanno capito al contrario lo hanno capito benissimo
certo che è diverso, è tutta un’altra cosa: qui si propone di fare il partito unico dei comunisti e poi avvicinarsi a SEL per ricostruire l’unità della sinistra ma a partire dalla tua identità di comunista…
ma poi scusa se la colpa fosse dell’annacquamento mi spieghi perché sinistra e libertà prende nei sondaggi il 10% e noi siamo sotto il 2?
siamo ancora ai sondaggi? ci abbiamo perso almeno due elezioni almeno per creederci, chidere a oggionni per verificare. eppoi il dato di riferimento se proprio si vuol parlare di sondaggi è che ormai gli elettori non rispondono più ai sondaggi o mi sbaglio ancora e beato te che hai capito che la proposta del prc di unificare i due partiti aggiungere i cespugli e unirsi con sel (ammesso che ferrero, pegolo, rocchi e via cantando la pensino così – se vai a leggere il blog di pegolo, tanto per esemplificare, non mi pare sia così) non è la riproposizione riveduta e corretta – ci mancherebbe altro – dell’arcobaleno. Continuate pure a dormire ….
a proposito cosa vuol dire che il mio commento è in attesa di moderazione?
vuol dire che formalmente il commento passa da un filtro anti-spam prima di essere pubblicato
certo che Pegolo non vuole! ma infatti io sto parlando della posizione di Oggionni… a proposito di conformismi o invece, come dico io, di posizioni diverse!
quanto ai sondaggi sono completamente daccordo con te che non bisogna ascoltarli troppo, però se dicono che la federazione è al 2 e Sel al 10 qualcosa in linea tendenziale vorrà pur dire… cioè al massimo sarà Fed al 4% e Sel all’7-8%… tu che dici?
ma quanti complime3nti! io invece penso che ci sia nell’intervento del giovane oggionni molto conformomismo ed è un vero peccato i giovani non lo dovrebbero essere per definizione e questa svolta verso i destini meravigliosi della FdS mi lasciano quantomeno perplesso, mi sembra un film già visto quello in cui protagonista De Cesaris si lanciava la grande invenzione dell’arcobaleno, suvvia un po di autocritica non guasterebbe … o è troppo comunista? eppoi siamo seri di quale grande capacità di direzione politica di Ferrero parliamo … i fatti sono lì eclatanti a dimostrarlo dalla vittoria pasticciata e inguardabile del congresso di chianciano fino a quella specie di congresso nazionale della FdS che è stato un vero capolavoro di centralismo verticismo e tatticismo della peggiore specie, senza parlare di quella specie di statuto che è assolutamente ingestibile … ma se siete ottimisti voi AD MAJORA
per PIPPO: Hai un bel coraggio a dire che l’intervento di oggionni è conformista! è uno dei pochi che si sta opponendo con intelligenza e senza sguaitare al disastro della direzione Ferrero e anche in questo intervento si è messo contro la linea dell’autosufficienza!
e che centra poi l’Arcobaleno! quello che vuole fare Oggionni (credo) è proprio il contrario…
Samuele
Caro Simone,
seppur con un punto di vista diverso – tattico – apprezzo molto questo tuo intervento e non credo di essere l’unico, te lo dico anche come firmatario dell’appello Ricostruire il Partito comunista. Che ognuno lavori bene dove è, l’obiettivo mi sembra comune.
Stefano
caro Simone,
condivido completamente il tuo intervento e mi sorprende come sia possibile che non sia la linea condivisa di tutto il partito.
Benissimo anche sulle campagne bisogna rintrodurre la scala mobile perché da quando ce l’hanno levata è tutto peggio e tutto è partito da lì (ti ricordi Berlinguer e Craxi?).
un saluto e con sempre maggiore stima,
Arnaldo
Splendido intervento Simone, e detto da uno che non sempre si ritrova in quello che dici.
Complimenti e avanti così.
Voglio essere schietto perche’ i blog servono a questo secondo me,a dire quello che in luoghi “sacri” come possono essere le stanze di partito non si puo’ dire.
1)Rifondazione non e’ autosufficiente anzi peggio,la sua spinta propulsiva(che pure ha avuto nel 91,96 e biennio 01/04) non c’e’ piu’.Anzi inizia ad esserci una spinta involutiva e forse non da poco.
2)Avere 2 partiti comunisti e’ senza giri di parole per la situazione attuale semplicemente da mentecatti.
3)Non la vuole Ferrero?Peche’ lo sappiamo che non la vuole,bene,si conti!
Se ha maggioranza e non si potra’ sciogliere il Prc vorra’ dire che chi dentro il Prc crede in una riunificazione lo fara’,sbattendo la porta a Ferrero!
E dai!Se Vendola avesse avuto il nostro esasperante tatticismo col caz… che oggi era con SEL al 8%!
Questa ossessione di tenere in piedi ancora Rifondazione mi sembra accanimento teraupetico.
Poi,altro aspetto che nessuno dibatte,guardate che se Ferrero dovesse avere ancora la maggioranza,sarebbe solo grazie agli ex-Vendoliani(tra l’altro per quel che so’ l’area e’ divisa in 2,da una parte Rocchi e Rinaldi ancora pro-Ferrero mentre Zuccherini-Bonadonna-Caprili che senza tanti giri di parole gia’ hanno armi e bagagli verso Sel)
Quindi le ragioni che manterebbero in vita ancora il Prc e bloccano un unico Pc,sono tutti rinchiuse in eterogenee motivazioni … dai Ferreriani ai Pegoliani ai Rocchiani … ma per favore!
Grazie per le eventuali risposte
Karletto, è proprio così: la spinta propulsiva di rifondazione è da anni che non c’è più.
penso proprio che si andrà ad un congresso di conta con ferrero barbarossa forenza e rocchi e rinaldi contro Grassi Oggionni Essere Comunisti e tutti quei compagni che, sui territori, hanno ancora un po’ di sale in zucca.
bisognerà capire però che cosa succederà quando il congresso sarà finito e avrà vinto una linea piuttosto che un altra. Ve lo vedete Ferrero che fa la minoranza in un partito comunista con Grassi e Diliberto alleato poi con Sinistra e Libertà?
Ma dove vogliono andare?
…. e accade se Ferrero e company sono maggioranza?
Grassi con Essere Comunisti scinde dal Prc e uniti col Pdci?
Voglio essere schietto perche’ i blog servono a questo secondo me,a dire quello che in luoghi “sacri” come possono essere le stanze di partito non si puo’ dire.
1)Rifondazione non e’ autosufficiente anzi peggio,la sua spinta propulsiva(che pure ha avuto nel 91,96 e biennio 01/04) non c’e’ piu’.Anzi inizia ad esserci una spinta involutiva e forse non da poco.
2)Avere 2 partiti comunisti e’ senza giri di parole per la situazione attuale semplicemente da mentecatti.
3)Non la vuole Ferrero?Peche’ lo sappiamo che non la vuole,bene,si conti!
Se ha maggioranza e non si potra’ sciogliere il Prc vorra’ dire che chi dentro il Prc crede in una riunificazione lo fara’,sbattendo la porta a Ferrero!
E dai!Se Vendola avesse avuto il nostro esasperante tatticismo col caz… che oggi era con SEL al 8%!
Questa ossessione di tenere in piedi ancora Rifondazione mi sembra accanimento teraupetico.
Poi,altro aspetto che nessuno dibatte,guardate che se Ferrero dovesse avere ancora la maggioranza,sarebbe solo grazie agli ex-Vendoliani(tra l’altro per quel che so’ l’area e’ divisa in 2,da una parte Rocchi e Rinaldi ancora pro-Ferrero mentre Zuccherini-Bonadonna-Caprili che senza tanti giri di parole gia’ hanno armi e bagagli verso Sel)
Quindi le ragioni che manterebbero in vita ancora il Prc e bloccano un unico Pc,sono tutti rinchiuse in eterogenee motivazioni … dai Ferreriani ai Pegoliani ai Rocchiani … ma per favore!
Ciao Simone,
mi piace davvero questo tuo intervento. Sto seguendo il dibattito sul manifesto per il nuovo partito comunista e penso che il tuo sia l’intervento più intelligente che ho letto finora.
Mi preoccupa la quantità di insulti che volano da una parte e dall’altra e la bassezza del dibattito. Proprio lo stato in cui siamo dovrebbe a fare riflessioni più pacate e a non considerarci sempre traditori,venduti,imbecilli o altro.
condivido appieno. Unica osservazione oltre i tre punti indicati va recuperata quella inerente le spese militari e la pace a partire dalle testate nucleari e armi di distruzione di massa presenti sul nostro territorio che devono essere eliminate. Ciao
caro Gian Carlo,
il punto sulle spese militari è già compreso nella piattaforma programmatica discussa ieri in Direzione. Per questo non l’ho riproposto. Addirittura sarà parte di una campagna nazionale che partirà nelle prossime settimane. Grazie per l’attenzione,
Simone